Pressioni nei cantoni per rafforzare l’educazione civica in Svizzera
In Svizzera c'è una forte democrazia diretta. Ma l'educazione civica nella maggior parte della Confederazione non è una disciplina scolastica specifica. Ora nei Cantoni – ai quali, nel sistema federale elvetico, compete la scuola – vi sono pressioni affinché lo diventi. In Ticino questo diventerà presto realtà, per volontà popolare.
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Studi in scienze politiche e storia all'Università di Berna. Esperienze presso Reuters, Der Bund, Berner Zeitung e Radio Förderband. Interessato alla pratica della moderna democrazia diretta svizzera in tutte le sue sfaccettature. Sempre al centro: il cittadino.
Questo contributo fa parte di #DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta.
Cosa succede con i giovani svizzeri? Sono allergici alla politica? O addirittura insensibili alla democrazia? La pietosa partecipazione della fascia di età compresa tra i 18 e i 25 anni è un ritornello ormai ricorrente nei dibattiti politici. Ma cosa si può fare per invertire la rotta?
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Far sentire la propria voce in una democrazia
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La risposta dipende dalla prospettiva. La regola di base: non intervenire a livello federale. Perché lì, tutte le offensive per rafforzare l’educazione civica si arenano regolarmente. Ci si appella solitamente al principio della sovranità dei cantoni nel campo dell’istruzione pubblica, che di conseguenza impedisce di imporre l’introduzione di una disciplina scolastica a livello federale.
Sarebbe poi sbagliato affibbiare tutte le colpe dell’assenteismo giovanile esclusivamente ai diretti interessati. Xenia e Santiago, due liceali del canton Vallese, sono pieni di buone intenzioni riguardo all’esercizio dei diritti politici appena avranno compiuto i 18 anni, ossia saranno maggiorenni. “Andrò certamente a votare”, assicura Xenia.
Entrambi hanno però l’impressione di avere conoscenze troppo scarse della politica, hanno sottolineato ai microfoni della radio pubblica svizzera SRF. “Trovo che nelle scuole si dovrebbe dare molto più spazio alla politica”, suggerisce Santiago.
Dal nuovo anno scolastico hanno due ore settimanali di educazione civica. Ma questa fa parte delle lezioni di storia. Esattamente come avviene in gran parte dei cantoni della Svizzera. In questi casi sono dunque gli insegnanti che decidono come assolvere il compito.
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La via della democrazia diretta per cambiare
Ma ora la pressione viene dal basso. Nel cantone di Basilea-Città, quest’estate i Giovani liberali radicali hanno depositato un’iniziativa popolareCollegamento esterno “per il rafforzamento dell’educazione civica”. Il testo chiede che essa sia insegnata come disciplina a sé stante.
È esattamente quanto è stato deciso di fare in Ticino: in una votazioneCollegamento esterno popolare alla fine di settembre, la maggioranza dell’elettorato del cantone italofono al sud delle Alpi si è infatti espressa in tal senso.
Vale poi la pena menzionare Ginevra, benché l’educazione civica anche nel piccolo cantone francofono non sia una disciplina a sé stante, ma faccia parte della storia. Tuttavia, la Cancelleria dello Stato offre agli insegnanti ginevrini quattro o cinque progettiCollegamento esterno all’anno dedicati alla vita politico-democratica quotidiana.
La sua caratteristica è il costante orientamento verso l’esercizio della democrazia nella prassi. Ad esempio, attraverso giochi di ruolo nell’aula del parlamento cantonale di Ginevra, gli allievi possono sperimentare come sono promulgate nuove leggi, strette alleanze o esaminare l’operato del governo e dell’amministrazione. La Cancelleria cantonale ginevrina promuove inoltre fuori dalla scuola altre attività volte a sensibilizzare i giovani su significato e importanza della loro partecipazione alle decisioni politiche del paese.
Per il momento è difficile misurare l’impatto di queste iniziative, poiché si tratta di un lavoro a lungo termine. Finora il tasso di partecipazione dei giovani a votazioni ed elezioni è ancora basso anche a Ginevra, come emerge da uno studioCollegamento esterno del 2015.
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