Se si vuole la democrazia diretta, se ne devono accettare i risultati
La Germania è l'unico paese dell'Unione europea in cui non c'è mai stato un plebiscito a livello nazionale. Il più grande partito del paese ritiene che gli elettori non siano ancora pronti. Tuttavia, il barone Christian von Stetten – membro di spicco della CDU e unico cittadino svizzero nel parlamento tedesco – è favorevole alla democrazia diretta su alcuni temi. Intervista.
Christian von Stetten abita in un castello nel sud della Germania. Il termine “Freiherr” inserito nel suo cognome riflette la sua origine nobiliare. Eletto alla Camera bassa del parlamento tedesco sulla lista dell’Unione democratica cristiana (CDU), è inoltre l’unico membro del parlamento tedesco ad avere anche la nazionalità svizzera, che viene dalla madre.
Pur dichiarandosi un difensore della democrazia diretta, non crede che possa essere applicata in Germania. Ciò nonostante riconosce le debolezze della democrazia rappresentativa.
swissinfo.ch: Quale cittadino binazionale, svizzero e tedesco, come vive la democrazia diretta?
Christian von Stetten: Naturalmente conosco il sistema svizzero. Ho votato anche per diversi anni in Svizzera su iniziative e referendum. Ma non penso che questo sistema possa essere trapiantato in Germania.
In primo luogo, siamo molto più grandi della Svizzera. Poi, abbiamo già dei referendum a livello di Länder, come nel Baden-Württemberg, che ha un territorio equivalente alla Svizzera.
Ma questa tradizione non esiste a livello federale. Ritengo che i cittadini svizzeri utilizzino questo diritto di voto con molta più responsabilità e coscienza dei cittadini tedeschi. Ma rimango un sostenitore della democrazia diretta, soprattutto a livello comunale.
swissinfo.ch: Ma la CDU e il suo pendente bavarese della CSU non sono contrarie alla democrazia diretta?
C. v. S.: No, la difendiamo a livello dei Länder e dei comuni. Nei Länder che governiamo, i sindaci sono eletti direttamente dal popolo. Ciò non è il caso in molte altre Regioni.
Il punto è che noi intravvediamo dei problemi per alcune questioni concrete, ben specifiche, a causa della mancanza di esperienza. Ad esempio, se in Germania fosse proposta la pena di morte dopo l’omicidio di un bambino, questa misura otterrebbe rapidamente una maggioranza. Questo spiega i nostri dubbi sulla possibilità di trapiantare il sistema svizzero in Germania.
swissinfo.ch: Uno degli argomenti della CDU è che il popolo non può rispondere semplicemente con un sì o con un no a domande complesse quali il salvataggio dell’euro o la Costituzione europea. Non pensa che la democrazia diretta possa essere la soluzione per temi considerati fondamentali?
C. v. S.: Personalmente ho sempre votato contro ogni nuovo impegno finanziario della Germania in favore della Grecia e so che la maggioranza della popolazione è della mia opinione.
Ciò nonostante, ritengo che un tema così complesso possa essere trattato solo dal parlamento. Viviamo in una democrazia rappresentativa in cui i parlamentari si occupano di questa tematica da mesi. Penso che sarebbe difficile per dei semplici cittadini pronunciarsi su una questione così complessa. Penso però che esistano temi sui quali la popolazione potrebbe esprimersi.
Biografia
Christian Freiherr von Stetten è nato il 24 luglio 1970 a Stoccarda.
Ha studiato economia aziendale all’università di Mannheim. Ha aperto la sua prima azienda nel 1994 e ora ne possiede tre nei settori della costruzione, della vendita di biglietti d’entrata e l’organizzazione di eventi.
Entrato in politica nel 1986 nell’organizzazione giovanile della CDU, è stato eletto alla Camera bassa del parlamento federale nel 2002, un seggio che da allora ha sempre mantenuto.
È membro della presidenza del Gruppo parlamentare CDU/CSU.
swissinfo.ch: Alcuni specialisti giudicano che la perdita di interesse dei cittadini per la politica sia provocata dalla loro sensazione di non poter partecipare alle decisioni.
C. v. S.: Questo argomento è sbagliato. La maggior parte delle iniziative sottoposte al voto popolare in Germania falliscono non a causa di un rifiuto popolare, ma perché il quorum non è stato raggiunto. Ci sono plebisciti a cui partecipa solo il 10 o il 20% del corpo elettorale. La partecipazione alle elezioni, per esempio alle legislative, è molto più elevata.
swissinfo.ch: La democrazia diretta in Germania incontra molti ostacoli. Cosa impedisce di adottare un sistema simile a quello svizzero?
C. v. S.: La Svizzera ha un’esperienza fantastica e gestisce la sua democrazia diretta in maniera molto responsabile. Essa funziona molto bene in un paese come la Svizzera, con una struttura federale organizzata in piccole unità, i cantoni, dove dev’essere informata solo una certa quantità di persone. In Germania, che conta 80 milioni di abitanti, è molto più difficile. D’altronde, è anche una questione di costi. Basti pensare allo sforzo che la Svizzera deve compiere per inviare tutte le informazioni ai cittadini.
Personalmente, ho una grande simpatia per questo sistema, perché è un modo per avvicinarsi all’elettore. Ma la Svizzera non ha né un governo né un sistema di opposizione.
swissinfo.ch: Alcune iniziative popolari in anni recenti – come quelle che chiedevano il divieto di costruire nuovi minareti (2009), l’espulsione di stranieri autori di reati (2010) e un freno all’immigrazione (2014) – hanno dimostrato quanto possa essere difficile applicare delle decisioni uscite dalle urne. Come giudica questa evoluzione in Svizzera?
C. v. S.: Osservo questi risultati e li accetto. Ma sono proprio coloro che difendono l’introduzione della democrazia diretta in Germania che criticano queste decisioni popolari. Anche in Germania esiste il rischio di un plebiscito che chieda il divieto di costruire minareti e anche di bloccare l’immigrazione. Ho simpatia per i plebisciti, ma se ne devono accettare i risultati. Non si può esigere la democrazia diretta in Germania per farsi pubblicità e non accettare i risultati che non ci piacciono nei paesi in cui è esercitata.
(Traduzione: Sonia Fenazzi)
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