Il miracolo Picasso di Basilea
Che cosa succede quando si incontrano il più grande artista del 20esimo secolo, due dei suoi dipinti e un movimento popolare variopinto di giovani hippies e di ricchi membri dell’aristocrazia della chimica? Il miracolo della democrazia diretta di Basilea. 50 anni fa, gli elettori di Basilea dissero sì all'acquisto di due opere di Picasso. Una vicenda che assomiglia a un romanzo.
Questo contributo fa parte di #DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta.
La storia comincia in modo piuttosto drammatico, con un incidente aereo sotto una fitta pioggia. Nell’ aprile 1967, un velivolo della compagnia Globe Air si schianta sull’isola di Cipro in fase di atterraggio. Perdono la vita 117 passeggeri e 9 membri dell’equipaggio. La compagnia si ritrova in bancarotta.
La maggior parte dei debiti devono essere rimborsati dal principale azionista della società, l’artista basilese Peter G. Staechelin, la cui famiglia è nota per la sua grande collezione di tesori d’arte, che comprende diversi dipinti di Van Gogh, Monet, Cézanne, Picasso e Manet.
Le opere più importanti sono esposte al Kunstmuseum di Basilea. Di fronte alle difficoltà finanziarie Staechelin si vede costretto a trasformare in denaro liquido questo ingente patrimonio artistico.
Di grande valore storico artistico”
Staechelin vende come prima cosa un dipinto di Van Gogh per 3,2 milioni di franchi. L’artista prevede poi di mettere in vendita “Les deux frères” (I due fratelli) e “Arlequin assis” (Arlecchino seduto) di Pablo Picasso.
Pablo Picasso
Nato il 25 ottobre 1881 a Malaga, in Spagna, Picasso è stato pittore, grafico e scultore. La sua opera completa comprende circa 50’000 dipinti, disegni, grafiche, collage, sculture e ceramiche.
Tra le sue opere più famose vi sono “Les Demoiselles d’ Avignon” (1907). Il dipinto è diventato un’icona della modernità classica.
Il motivo forse più famoso di Picasso è la colomba, ritratta ad esempio su un disegno per il Congresso mondiale della pace di Parigi del 1949. Picasso è morto l’8 aprile 1973 a Mougins, in Francia.
“Queste opere hanno un grande valore storico artistico”, afferma Eva Reifert, curatrice della sezione di arte moderna del XIX secolo presso il Kunstmuseum di Basilea. “Les deux frères”, dipinto nel 1905, e “Arlequin assis”, che data del 1923, delimitano simbolicamente la fase cubista di Picasso. Il Museo d’arte basilese non intende quindi fare a meno di questi due capolavori del grande maestro.
Prima che i due dipinti vengano messi all’asta, la commissione del Kunstmuseum aziona il freno d’emergenza e riunisce a un tavolo di discussione rappresentanti della Fondazione Staechelin e del governo del Cantone di Basilea-Città.
La Fondazione propone le due tele alla città al prezzo di 8,4 milioni di franchi. Il governo vuole pagare 6 milioni attraverso le casse cantonali, mentre 2,4 milioni dovrebbero venir presi a carico da donatori privati. Il parlamento cantonale approva il prestito, con soli quattro voti contrari.
Armonia disturbata
Per raccogliere i 2,4 milioni di franchi mancanti, si decide di organizzare una festa con una colletta.
Contro la partecipazione del Cantone si scaglia però Alfred Lauper, proprietario di un garage, cha perso molti soldi come piccolo azionista in seguito al fallimento di Globe Air. A suo avviso, non vi è alcun bisogno di investimenti pubblici nella grande arte. Lauper lancia un referendum contro la decisione del parlamento cantonale e raccoglie in breve tempo le firme necessarie.
La popolazione è divisa. L’oggi 81enne foto-giornalista Kurt Wyss, che lavora a quei tempi per la National-Zeitung, si ricorda della spaccatura emersa tra giovani e anziani in seno al giornale. “Noi giovani redattori eravamo assolutamente convinti che la città dovesse comprare i dipinti. I più anziani della redazione dicevano: siete pazzi, con questo denaro si possono costruire due case di riposo”.
“All you need is Pablo”
Dai lettori giungono numerose lettere in redazione. Vi è un certo equilibrio tra avversari e sostenitori dell’acquisto. Nella città si possono leggere gli slogan “I like Pablo” o “All you need is Pablo” – in riferimento alla canzone dei Beatles “All you need is Love”, diventata una delle colonne sonore del movimento hippie di quei tempi.
Il dibattito culturale sul Reno si estende anche in altre parti della Svizzera tedesca: il cantone di San Gallo offre un contributo, il vicino cantone di Basilea campagna versa 80’000 franchi, di sua spontanea iniziativa, e il comune basilese di Binningen 2000 franchi.
Per finire, insieme alle donazioni dell’industria farmaceutica e della ricca élite locale, vengono raccolti 2,5 milioni di franchi, ossia 100’000 in più del necessario.
Viaggio al sud della Francia
Ma la battaglia non è ancora vinta. L’alleanza variopinta attende con impazienza il voto popolare. I timori son infondati: il 17 dicembre 1967, gli elettori di Basilea approvano a larga maggioranza l’acquisto delle tele di Picasso. Per le strade della città, giovani, artisti e molti altri cittadini festeggiano questa decisione.
Tra di loro anche i giovani giornalisti della National-Zeitung. Kurt Wyss ricorda: “Nell’euforia per la vittoria, suggeriamo di incontrare Pablo Picasso per un’intervista nel sud della Francia”. Il direttore culturale respinge la proposta. Da una decina d’anni, Picasso non ha accettato alcuna richiesta di intervista.
Tuttavia, Kurt Wyss e il collega giornalista Bernhard Scherz volano lo stesso giorno verso il sud della Francia, dove vive da diversi anni l’artista di origine spagnola. Portano con loro una documentazione che ritraccia questa vicenda basilese e una fiammeggiante lettera di raccomandazione.
La stessa sera, Wyss e Scherz bussano alla porta di Picasso, consegnando la lettera di raccomandazione e una parte della documentazione a un domestico. Il giorno dopo, i due giovani si avviano a piedi verso la casa dell’artista, quando si avvicinava un’enorme limousine. Il vetro si abbassa e si sporge Jacqueline Picasso, moglie del grande maestro. “Siete voi due i signori giunti da Basilea? Venite verso le 17.00. Una grande sorpresa vi attende”.
Due tele invece di una
I due colleghi, piuttosto nervosi, arrivano nello studio di Picasso. Invece dell’artista, vi incontrano dapprima Franz Meyer, direttore del Kunstmuseum di Basilea. Meyer annuncia loro con orgoglio che Picasso gli ha promesso un nuovo dipinto, come regalo per Basilea. L’artista gli ha concesso di sceglierne uno.
Altri sviluppi
Visita al grande maestro dell’arte moderna
“Meyer era un furbastro”, dice Kurt Wyss. “Ha esitato a lungo tra due dipinti, affermando che, in qualche modo, appartenevano l’un l’altro. Jacqueline Picasso si è detta d’accordo”. Alla fine, Pablo Picasso regala entrambe le tele al museo basilese. E non solo. L’artista decide di dare al Kunstmuseum anche una foto del 1906, del suo “periodo rosa”. E uno schizzo delle “Demoiselles d’Avignon” – una vera e propria icona nella storia dell’arte moderna.
Questi generosi regali mostrano quanto profondamente commossa sia stata la reazione di Picasso, allora 86enne, alla decisione adottata dal popolo basilese. “Era in ottima forma”, ricorda Kurt Wyss. L’artista invita gli ospiti nel suo salone, dove offre loro del whisky.
“Regalo questi dipinti ai giovani di Basilea”
E a un certo punto, tornando sull’argomento dei dipinti, Picasso dice: “Non regalo questi dipinti ai funzionari statali”, alludendo a Franz Meyer, “li regalo ai giovani di Basilea”. E con queste parole, stringe i giovani giornalisti Kurt Wyss e Bernhard Scherz tra le sue lunghe braccia. “È stato un momento molto commovente”, rammenta Kurt Wyss, aggiungendo, “da allora non mi sono più lavato”.
Il miracolo Picasso di Basilea non è stata solo una vittoria per l’arte. Ha rappresentato anche un successo per la democrazia diretta, come dimostrano i resoconti pubblicati sui principali media internazionali, tra i quali il New York Times e Der Spiegel.
“Come per molti della mia generazione, questo evento è stato anche per me una pietra miliare. Ha dimostrato come un referendum sia parte integrante della democrazia”, sottolinea Leonhard Burckhardt, membro del parlamento cantonale di Basilea e professore di storia all’Università di Basilea, che aveva allora 14 anni.
Il Kunstmuseum celebrerà, dal gennaio 2018, il 50° anniversario della vittoria di questo variopinto movimento popolare con una mostra che illustra il “miracolo di Basilea”.
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