Trenta squadre si sono sfidate a Ginevra nel "Rally democratico" il 23 settembre. La gara si è snodata per le vie del centro, passando per luoghi simbolici delle istituzioni politiche e della storia della città e del cantone. Una competizione giocosa che ha concluso la Settimana della democrazia 2017 con una nota di entusiasmo partecipativo.
Jean Revillard/rezo (fotografie) e Sonia Fenazzi (testo)
“Democrazia tra emozione e ragione”: era questo il filo conduttore della Settimana della democraziaCollegamento esterno, organizzata per il terzo anno dal Cantone di Ginevra in collaborazione con numerosi partner. Un tema che si è imposto praticamente in modo naturale, di fronte alla progressione del populismo, ha spiegato la cancelliera dello Stato Anja Wyden Guelpa nella cerimonia finale.
“Emozione e ragione” hanno anche caratterizzato il “Rally democratico”, il penultimo dei 60 eventi della settimana ginevrina. I concorrenti hanno potuto dare libero sfogo ad emozioni gioiose, ma hanno anche dovuto usare il senno per trovare le soluzioni che permettevano loro di avanzare verso il traguardo e accumulare punti.
Non c’era alcun rombo di motori: a dispetto del suo nome, al “Rally democratico” i 130 concorrenti dovevano percorrere a piedi il tragitto. E per la vittoria non contava la velocità, bensì le conoscenze di civica e di storia ginevrine e svizzere. Inoltre un po’ di abilità in alcuni giochi, adatti anche per bambini.
Donne, uomini, famiglie con ragazzi, giovani adulti, svizzeri, stranieri: pur avendo motivazioni un po’ diverse – chi voleva verificare le proprie conoscenze e chi voleva acquisirne delle nuove –, tutti i partecipanti che abbiamo interpellato si sono detti pienamente soddisfatti dell’esperienza e molti hanno auspicato che siano organizzate più spesso manifestazioni analoghe.
Imparare divertendosi
Questa gara “è un buon mezzo per far conoscere le istituzioni, la storia: è piacevole scoprirle stando con amici, in gruppo, non sentendosi soli”, osserva Katia, una 21enne di origine portoghese, naturalizzata di recente, che l’indomani voterà per la prima volta a livello federale. Il fatto di avere la cittadinanza svizzera, la motiva ad interessarsi al sistema politico. E il rally è stato un’ottima opportunità per approfondire il tema.
“Piacevole” è un aggettivo che ci è stato ripetuto in continuazione dai nostri interlocutori. Così come “utile”. Per esempio Morgane, che faceva squadra con il compagno e con il figlio sedicenne, rileva l’utilità di iniziative come questa per far riflettere. “Noi siamo abituati ad avere la democrazia e spesso dimentichiamo che non è scontata. Dobbiamo prendere coscienza che i diritti democratici non sono acquisiti, ma bisogna preservarli. Per questo ho voluto che mio figlio venisse”.
Quest’ultimo è tuttavia dell’opinione che non sia la miglior formula per attirare i suoi coetanei. “Se non sono obbligati, i ragazzi non partecipano”, afferma. Perciò ritiene che sia meglio introdurre l’educazione civica come disciplina scolastica obbligatoria sin dalle medie.
Diverso è il giudizio di Aron, 15 anni, che ha partecipato al rally insieme al padre, membro dell’esecutivo cantonale, nella squadra di cui fanno parte anche un suo collega di governo, tre deputati e la cancelliera. Il ragazzo ci assicura di avere appreso molto e pensa che si dovrebbero organizzare più spesso manifestazioni come questa.
Perfino i magistrati hanno imparato qualcosa: il deputato Jean-Marc Guinchard ci confida che lui e i suoi compagni di squadra non ricordavano la data dell’abbassamento a 18 anni dell’età del diritto di voto a livello federale.
Una piccola dimenticanza che non ha impedito al parlamentare di apprezzare le “domande intelligenti” e il bel ambiente della competizione. Un sentimento diffuso riscontrato anche al momento del congedo: tante persone ci hanno espresso la speranza di partecipare nuovamente l’anno prossimo.
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