La revisione della Costituzione che divide un cantone
Bisogna procedere a una revisione della Costituzione del canton Vallese, redatta oltre un secolo fa? Subito dopo la riuscita di un’iniziativa popolare che va questo senso, il dibattito si è acceso. Uno scontro che vede i conservatori opporsi a coloro che vogliono una costituzione del XXI secolo che prevede la parità dei sessi, i diritti alla salute, all’informazione e alla protezione dei dati, così come il voto degli stranieri.
Ci volevano 6’000 firme e ne hanno raccolte 7’895. Lo scorso 27 luglio, il comitato “Costituente ValleseCollegamento esterno” ha depositato alla Cancelleria cantonale di Sion i tre cartoni contenenti le firme. Un «piccolo tesoro» per Jean Zermatten, copresidente del comitato.
Di cosa si parla: un’iniziativa popolare sottoscritta da quasi 8’000 cittadini del Vallese chiede la revisione totale della Costituzione cantonale, redatta più di un secolo fa. Non tutti sono però d’accordo.
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Un tesoro che non è stato facile riunire, come confida l’ex giudice dei minori, ex presidente del comitato dei diritti dell’infanzia dell’ONU e figlio dello scrittore Maurice Zermatten. «Quando si parla di Costituzione, alla maggior parte della gente non dice molto. Bisogna dunque spiegare. Quando si vota su una legge scolare o fiscale tutti sanno di cosa si tratta e ognuno ha un’opinione. Il tema in questione è invece relativamente astratto e soltanto in pochi si sono già fatti un’idea».
Lanciata il 3 agosto 2015, la raccolta di firme si è fatta in strada e su Internet, con la possibilità di scaricare gli appositi fogli. Alla fine sono state utilizzate oltre 2’500 schede e in ciascuna c’era posto per 11 firme. Ma la maggior parte delle persone ne hanno apposte soltanto 2, 3 o 4.
Contenuto arcaico
L’attuale Costituzione vallesanaCollegamento esterno risale al 1907. Pensata alla fine del XIX secolo per il XX, è stata promulgata in un cantone di 70’000 abitanti (oggi la popolazione è quintuplicata) che all’epoca era essenzialmente agricolo e montanaro. Il testo contiene degli elementi arcaici come gli articoli sulle imposte da pagare per poter votare ed essere eletti, sull’assicurazione del bestiame, sulle infermerie regionali o sul giudice naturale (colui che applica il diritto divino).
Per i sostenitori della revisione, la Costituzione non corrisponde più alla società del XXI secolo. Il testo, ad esempio, non fa alcun riferimento alle donne o ai bambini. Non dice nulla sulla parità dei sessi, sull’accesso alle cure sanitarie o all’informazione, sulla libertà di opinione, sull’integrazione degli stranieri o sulla protezione dei dati.
Gli antichi e i moderni
Dando un’occhiata alla lista delle Costituzioni cantonaliCollegamento esterno, si nota che sui 26 cantoni della Svizzera il Vallese, Appenzello Interno e Zugo hanno mantenuto un testo vecchio di oltre cent’anni.
Undici cantoni hanno proceduto a una revisione completa delle loro costituzioni nella seconda metà del XX secolo, da Nidvaldo nel 1965 al Ticino nel 1997. Il Giura, cantone nato nel 1979 dalla separazione di una parte del territorio di Berna, possiede evidentemente una costituzione relativamente giovane.
Altri undici cantoni si sono invece dotati di una nuova Costituzione nel corso del XXI secolo, da Neuchâtel nel 2000 a Ginevra nel 2012.
Lacune che non disturbano più di quel tanto l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), contraria al progetto sin dall’inizio. Secondo il partito, la possibilità di introdurre o modificare degli articoli costituzionali tramite le iniziative popolari è più che sufficiente. Dalla sua entrata in vigore, il testo è stato modificato una quindicina di volte.
«Certo, possiamo discutere di questo o quel punto», ammette Cyrille Fauchère, copresidente della sezione dell’UDC del Vallese romando. «Ma dietro ai loro argomenti, i sostenitori della revisione celano due intenzioni: sopprimere tutti i riferimenti alla divinità [come la Costituzione federale, quella vallesana inizia con «In nome di Dio onnipotente»] e introdurre il diritto di voto degli stranieri. E su questo punto, ci opponiamo formalmente».
Doppio interrogativo
Non siamo ancora a questo punto. Ora che l’iniziativa è stata depositata, deve dapprima passare dal Gran Consiglio (parlamento cantonale), che formulerà delle raccomandazioni di voto. In seguito porrà al popolo un doppio interrogativo: volete una nuova Costituzione? Se sì, deve essere redatta dal Gran Consiglio o da un’assemblea costituente eletta (che raggrupperebbe i partiti politici e le associazioni della società civile)?
Mentre il comitato “Costituente Vallese” manifesta chiaramente la sua preferenza, l’UDC non ha alcuna voglia di spingere il cantone verso «uno scherzo da 20 milioni», per usare le parole di Cyrille Fauchère, in riferimento al costo della nuova Costituzione di Ginevra, ultimo cantone svizzero ad aver svolto l’esercizio della costituente. A disturbare in particolare l’UDC è il fatto che gli eletti di una tale assemblea non debbano rispondere del loro bilancio di fronte ai loro elettori.
Il copresidente del partito conservatore aggiunge di aver avuto «un problema serio con Jean Zermatten e i suoi seguaci. Queste persone sono dei puri prodotti del sistema, degli alti funzionari in pensione o prossimi alla pensione». Cyrille Fauchère trova «un po’ esagerato che siano queste persone a dirci che, in fin dei conti, nel cantone non funziona nulla e che bisogna cambiare tutto».
Una frecciata che fa sorridere il principale interessato, in un cantone dove il dibattito politico è tradizionalmente piuttosto acceso. «Per chi si oppone conviene trovare questo tipo di argomenti», replica Jean Zermatten. «Quello che abbiamo tentato di fare è una coalizione di persone che hanno voglia di riflettere e che sono un po’ al di sopra dei partiti. È vero, sono un ex giudice e abbiamo un ex capo servizio e alcuni deputati. Ma penso che a unirci è la nostra volontà di uscire da queste spaccature politiche».
Jean Zermatten cita l’esempio del canton Friburgo, che ha lanciato la sua revisione alla fine degli anni Novanta e che «era in una situazione relativamente simile a quella del Vallese, con grosse tensioni politiche». Alla fine, constata l’ex magistrato, «vediamo che l’esercizio è riuscito. Le spaccature sono state superate, si è pensato al futuro del cantone e si è rinstaurato un clima favorevole»
Decisione al popolo
In Vallese c’è ancora tutto da fare. Le prossime tappe sono il dibattito parlamentare e la partita tra la revisione attraverso una costituente e una revisione da parte del Gran Consiglio. La sinistra, i Verdi e il Partito liberale radicale (centro-destra) sono per la prima soluzione, l’UDC per la seconda, a meno che non ci sia modo di fare altrimenti.
Rimane da vedere cosa dirà il Partito popolare democratico (centro), un tempo maggioritario, che occupa ancora 49 dei 130 seggi del parlamento. Finora si è mostrato diviso sulla questione, sebbene propenda per il Gran Consiglio.
In ogni modo sarà il popolo ad avere l’ultima parola. La votazione popolare dovrebbe svolgersi non prima dell’anno prossimo.
Traduzione dal francese di Luigi Jorio
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