Coinvolgere maggiormente i cittadini è uno dei leit-motiv dell'amministrazione 5 Stelle a Roma. Ma il termine 'democrazia diretta' evoca qualcosa ai romani?
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Realizzatore cinematografico italiano, cresciuto in Africa, ora chiama "casa" la Svizzera. Carlo ha studiato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia italiano e ha lavorato come montatore di documentari e regista/produttore a Berlino e a Vienna. Lavora con strumenti multimediali per creare avvincenti narrative.
Ticinese trapiantato ormai da secoli nella Svizzera francese, mi interesso di temi di società, politici, storici e di cifre, con un occhio di riguardo alla presenza italiana in Svizzera e viceversa. Iniziali: mar
“Democrazia diretta? No, non mi dice nulla”. Questa forma di democrazia non sembra essere conosciuta da molti romani.
“In Italia – afferma uno dei nostri interlocutori – non c’è mai stata la possibilità di rendere partecipi i cittadini alla vita del paese”.
In novembre, i cittadini di Roma dovranno pronunciarsi su un referendum, promosso dai Radicali, sulla messa a gara del trasporto pubblico locale, ora affidato ad Atac. Un coinvolgimento della popolazione che però non fa l’unanimità. “Anni fa ho votato a un referendum. Ha vinto, ma poi i politici non hanno tenuto in considerazione il risultato e quindi adesso non voto più – ci dice una donna che tiene una bancarella a Campo dei Fiori. Intanto fanno sempre come vogliono loro”.
La scollatura tra buona parte dei cittadini e le autorità è evidente, confermata anche dal continuo calo del tasso di partecipazione alle votazioni. A Roma l’amministrazione 5 Stelle punta molto sul maggior coinvolgimento dei cittadini. Come fare per cercare di colmare questo fossato tra buoni propositi e realtà?
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