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In Svizzera non nascerà un secondo parco nazionale

Il "Parc Adula" resta un sogno. Benché il progetto di un secondo parco nazionale svizzero abbia ottenuto l'approvazione dell'elettorato della maggioranza dei comuni coinvolti - 9 per il sì contro 8 per il no - non ha raggiunto il minimo di 13 comuni per dare il via alla realizzazione. Keystone

Il progetto di un secondo parco nazionale in Svizzera - a cavallo tra i Grigioni e il Ticino - non ha superato la prova della democrazia diretta: i votanti di otto comuni su 17 hanno infatti detto no al "Parc Adula". Per dare il via alla realizzazione occorreva l'approvazione di almeno 13 comuni.

Il progetto era già apparso zoppicante venerdì sera, quando l’elettorato di Vals riunito in assemblea comunale lo aveva respinto seccamente, con 276 voti contro 63. Un “no” molto pesante, poiché Vals si trova al centro della zona cosiddetta di rigida protezione del parco. Senza Vals questa sarebbe comunque stata frammentata.

swissinfo.ch

I sì e i no

Il “Parc Adula” ha ottenuto i favori dei votanti in otto comuni grigionesi – Mesocco, Buseno, Calanca, Rossa, Soazza, Hinterrhein, Splügen e Trun – e in uno ticinese – Acquarossa –. È invece stato bocciato in sei comuni grigionesi – Vals, Sumvitg, Nufenen, Medel/Lucomagno, Lumnezia (Vrin) e Disentis/Mustér – e in due ticinesi – Blenio e Serravalle –.

Infatti il “Parc Adula” non sarebbe stato una riserva naturale come il Parco nazionale svizzero in Engadina. Sarebbe invece stato diviso in due zone. Solo quella centrale sarebbe stata protetta come parco naturale. La parte periferica avrebbe avuto lo statuto di “area di conservazione delle risorse” e per la popolazione non sarebbe cambiato praticamente nulla rispetto ad oggi.

Ma le rassicurazioni dei promotoriCollegamento esterno che in nella zona periferica non vi sarebbero state restrizioni non hanno convinto la maggioranza dell’elettorato di Vals, Diesentis, Lumnezia, Medel, Nufenen, Sumvigt, Blenio e Serravalle. Ha invece prevalso il timore che l’adesione al Parco avrebbe fornito alle associazioni ambientaliste uno strumento per opporsi alla costruzione di funicolari, cave o centrali idroelettriche. Contro il progetto si erano espressi per esempio cacciatori e alpinisti.

Una Svizzera in miniatura

Il progetto rappresentava il sistema svizzero in scala ridotta: 17 comuni, 16’000 abitanti, due cantoni e tre regioni linguistiche (italiano, romancio e tedesco) avevano unito le forze per fondare un parco nazionale.

Non si trattava di un progetto calato dall’alto, bensì di un lungo percorso partecipativo che emanava dai comuni interessati. Solo per preparare l’atto costitutivo sono stati impiegati 15 anni. Era poi seguita una consultazione che aveva coinvolto quasi un centinaio di cittadini e associazioni e aveva ricevuto più di 730 richieste. La popolazione era stata bene informata, attraverso documentazione e incontri pubblici.

I comuni sarebbero stati membri dell’associazione per la gestione del parco, diversamente dal primo – e tuttora unico – Parco nazionale svizzero, per il quale è responsabile la Confederazione.

In sintesi, si trattava di progetto di prossimità, frutto di un complesso processo di democrazia partecipata. Ciò non è bastato a fargli superare l’esame finale.

Altri sviluppi

Oltre ai cittadini dei 17 comuni grigionesi e ticinesi che si sono espressi sul Parc Adula, in concomitanza con la votazione federale sull’iniziativa popolare “Per l’abbandono del nucleare“, gli elettori di dieci cantoni erano chiamati alle urne per votare su svariati temi di carattere regionale.

Tra questi, gli zurighesi hanno bocciato sonoramente – con l’80,9% di no – un’iniziativa che domandava di iscrivere nella Costituzione cantonale la definizione di matrimonio come “comunità di vita fra un uomo e una donna”. L’obiettivo dell’Unione democratica federale (un partito conservatore) che l’aveva promossa era di vietare i matrimoni di omosessuali, in un cantone che già nel 2002 aveva introdotto le unioni registrate per le coppie dello stesso sesso. Un passo poi compiuto a livello nazionale tre anni dopo. L’esecutivo cantonale aveva definito la proposta “inutile” e inapplicabile, perché anche in caso di approvazione a prevalere sarebbe stato il diritto federale, che regola il matrimonio a livello di Costituzione e nel Codice civile. Una iniziativa simile a livello federale era stata respinta lo scorso febbraio.

Dal canto suo, l’elettorato di Obvaldo ha chiaramente approvato – con il 71% di sì – l’abolizione completa dell’imposta sulle successioni e le donazioni, proposta da governo e parlamento e combattuta dalla sinistra. È il secondo cantone della Svizzera, dopo il vicino Svitto, a compiere questo passo.

Sempre sul fronte fiscale, i lucernesi hanno invece rifiutato decisamente – con il 71% dei voti – di sottoporre a referendum gli aumenti del coefficiente d’imposta cantonale decisi dal parlamento durante i dibattiti sul preventivo. La richiesta era stata avanzata dall’Unione democratica di centro (destra conservatrice) che aveva depositato un’iniziativa popolare in tal senso.

Fonte: ats


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