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Ma cos’hanno rifiutato gli svizzeri? Clamorose bocciature alle urne

Non di rado l'esito delle votazioni popolari in Svizzera desta stupore all'estero: molte volte l'elettorato elvetico ha respinto iniziative che a prima vista sembravano andare a vantaggio dei cittadini. 123rf

I sondaggi preannunciano un no degli svizzeri all'iniziativa popolare AVSplus, che propone di aumentare le pensioni di vecchiaia del 10%, nella votazione federale del 25 settembre. Un rifiuto che allunga la serie degli oggetti respinti dalla maggioranza dei votanti elvetici che, a prima vista, sembrerebbero misure a loro vantaggio.

Gli elettori svizzeri hanno avuto l’ultima parola su questioni nazionali più di 600 volte dal 1848 quando questo loro diritto è stato ancorato nella Costituzione federale. Un diritto di voto che in media sul piano nazionale è esercitato tre-quattro volte all’anno su vari temi, sia a livello di iniziative popolari che di referendum.

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Come la democrazia diretta si è sviluppata nel corso dei decenni

Questo contenuto è stato pubblicato al Campioni del mondo delle urne, i cittadini svizzeri possono partecipare direttamente al processo decisionale politico esprimendosi in media quattro volte all’anno su temi diversi. I grafici che seguono presentano i tre principali strumenti della democrazia diretta svizzera e la loro evoluzione nel corso degli anni.  L’iniziativa popolare, introdotta nella Costituzione nel 1891, permette ai cittadini…

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Sul fronte delle iniziative popolari, finora solo circa il 10% di quelle arrivate alle urne – ossia che sono state firmate da almeno centomila cittadini con diritto di voto nel giro di 18 mesi – è stato accettato dalla maggioranza dei votanti e dei cantoni. In generale, le iniziative popolari promosse dalla sinistra non riscuotono successo presso la maggioranza dell’elettorato elvetico. Ma anche proposte presentate da partiti di destra e di centro sono sovente naufragate nelle urne.

Qui di seguito una dozzina di esempi tra numerosi casi in cui la maggioranza dei votanti ha snobbato un’idea che si sarebbe potuto presumere che avrebbe incontrato poca resistenza. In realtà, naturalmente, ci sono argomenti che alla fine portano molti elettori a pensare al rovescio della medaglia: “Tutto questo è molto bello, ma chi pagherà?”

3 giugno 1894: “Diritto al lavoro”, no 80,2%

24 maggio 1925: “Assicurazione invalidità, vecchiaia e superstiti”, no 58% (anche altre versioni di questa proposta sono state state bocciate)

15 aprile 1951: “Garanzia del potere d’acquisto e del pieno impiego”,Collegamento esterno no 87,6%

5 dicembre 1976: “Introduzione della settimana lavorativa di 40 ore”, no 78%

26 febbraio 1978: “Diminuzione dell’età conferente il diritto alle prestazioni AVS” [abbassamento età pensionabile, Ndr.], no 79,4%

10 marzo 1985: “Prolungamento delle vacanze pagate”, no 65,2%

12 giugno 1988: “Riduzione dell’età AVS a 62 anni per gli uomini e a 60 anni per le donne”, no 64,9%

4 dicembre 1988: “Riduzione della durata del lavoro”, no 65,7%

4 marzo 2001: “Farmaci a prezzi più bassi”, no 69,9%

11 marzo 2012: “6 settimane di vacanza per tutti”, no 66,5%

23 settembre 2012: “Protezione contro il fumo passivo”, no 66%

5 giugno 2016: “Per un reddito di base incondizionato”, no 76,9%


(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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