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“La natura deve essere la nostra alleata nell’adattamento climatico”

palazzo con elementi vegetali sulle facciate
"È meglio riportare la natura negli spazi urbani che installare dei condizionatori d'aria", afferma Thomas Bernauer, professore al Politecnico federale di Zurigo. Nell'immagine: il Bosco Verticale di Milano. Keystone / Martin Hangen

Le opzioni di adattamento al riscaldamento globale sono al centro del nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) pubblicato lunedì. Ne parliamo con due autori del rapporto in Svizzera, il professore di scienze politiche Thomas Bernauer e l'esperta di clima Rupa Mukerji.

Oltre 330 persone da una settantina di Paesi che hanno passato in rassegna più di 34’000 articoli scientifici: sono i numeri del nuovo rapporto sullo stato del pianeta pubblicato oggi dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCCCollegamento esterno) delle Nazioni Unite. Il documento illustra le ripercussioni dell’aumento delle emissioni e delle temperature sugli ecosistemi e le società umane, in particolare nelle città, e mette l’accento sulle misure di adattamento.

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCCCollegamento esterno) ha sede a Ginevra e riunisce 195 Stati membri. È organizzato in tre gruppi di lavoro, che si focalizzano su diversi aspetti legati ai cambiamenti climatici: il gruppo di lavoro I (WGI) si occupa delle basi scientifiche; il WGII valuta gli impatti sui sistemi naturali e le opzioni di adattamento; il WGIII si focalizza sulla mitigazione (riduzione dei gas a effetto serra).

Il rapporto pubblicato il 28 febbraio 2022 è il frutto del lavoro del WGII e rappresenta la seconda parte del Sesto rapporto di valutazione dell’IPCC. La prima parte è stata pubblicata nell’agosto del 2021, mentre la terza seguirà in aprile.

Questi rapporti sono importanti perché è sulla base di essi che vengono elaborate le politiche climatiche nazionali e internazionali.

“Ci sono prove sempre più evidenti che gli impatti del cambiamento climatico sugli esseri umani e la natura sono gravi e concernono tutti noi”, dice a SWI swissinfo.ch Thomas BernauerCollegamento esterno, professore di scienze politiche al Politecnico federale di Zurigo.

“Ad esempio, la scarsità d’acqua è in aumento in numerose regioni del mondo. Ci sono più frane, più inondazioni, più siccità, più eventi meteorologici estremi, più perdita di biodiversità. Non si tratta di eventi casuali, ma delle chiare conseguenze del riscaldamento”, spiega.

Rupa MukerjiCollegamento esterno, esperta di clima presso l’organizzazione svizzera di aiuto allo sviluppo Helvetas, afferma che i cambiamenti degli eventi estremi ipotizzati nei precedenti rapporti si stanno verificando già adesso. “Sembra che tutto quello che è stato preannunciato stia accadendo con un decennio di anticipo e questo è spaventoso”.

>> Leggi: “È come se non avessimo fatto nulla per il clima”

Mangrovie contro l’innalzamento dei mari

Mukerji sottolinea la necessità di riflettere a soluzioni di adattamento a lungo termine. La costruzione di una diga o di un muro protettivo in una regione soggetta a inondazioni è certamente utile, ma potrebbe anche dare un falso senso di sicurezza. Le grandi opere possono inoltre interrompere le connessioni tra gli ecosistemi.

“Il ripristino e la salvaguardia delle mangrovie è un modo efficace per far fronte all’innalzamento del livello del mare.”

Rupa Mukerji, esperta di clima presso Helvetas

L’esperta cita il caso del Bangladesh, tra i Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico, e il suo approccio basato anche sulla natura. “Il ripristino e la salvaguardia delle mangrovie è un modo efficace per far fronte all’innalzamento del livello del mare”, rileva. Grazie a un sistema di allerta capillare, capace di raggiungere direttamente i nuclei famigliari, la mortalità durante gli eventi estremi è stata inoltre notevolmente ridotta, sottolinea.

Mukerji, di origine indiana, rammenta anche l’importanza del sapere ancestrale e delle conoscenze locali. “Sono nata ai margini del deserto del Thar, nel Rajasthan. Esistono molte pratiche indigene che aiutano a far fronte a temperature che possono sfiorare i 50 °C. Penso, ad esempio, al modo di pianificare gli insediamenti e di orientare le case”.

Altri sviluppi

Anche per Thomas Bernauer è fondamentale riconsiderare la natura, soprattutto nelle aree urbane, dove l’effetto “isola di calore” fa salire la colonnina di mercurio ancora più in alto. È meglio riportare la natura negli spazi urbani che installare dei condizionatori d’aria, dice. “Molti esempi contenuti nel nuovo rapporto lo dimostrano: la natura deve essere la nostra alleata nell’adattamento al cambiamento climatico. Questo riduce la nostra vulnerabilità ai rischi climatici”.

>>Leggi: Come evitare il grande caldo in città

Divario nei Paesi poveri e anche in Svizzera

L’adattamento richiede investimenti. Non è però soltanto una questione di soldi, secondo Bernauer.

Il nuovo rapporto dell’IPCC evidenzia che la capacità di adattamento nel mondo è fortemente condizionata dal livello di sviluppo della regione o del Paese in questione. Determinante non è solo il Prodotto interno lordo, ma pure le istituzioni politiche e sociali. “In uno Stato ricco, ma corrotto e con una pessima governance, la capacità di adattamento è molto limitata”, nota il professore.

Bernauer si dice preoccupato del fatto che gli sforzi di adattamento nel mondo non vadano di pari passo con l’aumento del rischio climatico (adaptation gap). Un grosso divario che si osserva senza sorprese nei Paesi più poveri e mal governanti, ma anche in ricche democrazie quali la Svizzera.

“Nelle Alpi, ad esempio, la temperatura media aumenta più rapidamente della media mondiale. Non possiamo limitarci a stabilizzare i versanti delle montagne o a utilizzare calcestruzzo, acciaio e rocce a protezione di alluvioni e di eventi meteorologici sempre più estremi. Ci vogliono pure grandi sforzi nella pianificazione urbana, nell’adeguamento delle pratiche agricole e nel rendere le infrastrutture energetiche e di trasporto meno vulnerabili ai rischi climatici. Tutto questo richiede decenni”, dice Bernauer.

Bisogna agire ora, ribadisce Mukerji, anche perché più la temperatura aumenta più le opzioni di adattamento si riducono.

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