Al WEF più preoccupazioni che ottimismo
Gli impressionanti guadagni di borsa del 2013 e le ottimistiche previsioni di crescita economica per il 2014 non abbagliano il Forum economico mondiale (WEF). All'appuntamento annuale di Davos, l'accento è posto sui pericoli di sconvolgimenti internazionali che minacciano la ripresa.
I partecipanti ai lavori della 44esima edizione del WEF, che si svolge dal 22 al 25 gennaio a Davos, discuteranno una serie di sfide fondamentali che potrebbero sia causare guai sia aprire nuove opportunità. Secondo gli esperti, le performance di titoli e azioni registrate nel 2013 rivelano solo una sfaccettatura dell’insieme di un mondo globalizzato in rapida evoluzione.
Il presidente statunitense Barack Obama ha previsto che il 2014 sarà un “anno di svolta” per l’ economia americana, dopo il netto miglioramento dello scorso anno. La Federal Reserve ha annunciato che limiterà la sua strategia che consiste nello stimolare l’economia tramite tassi d’interesse molto bassi.
La Banca mondiale prevede che la crescita economica globale passerà dal 2,4% dello scorso anno al 3,2% nel 2014, mentre il Fondo monetario internazionale pronostica una crescita del 3,7% nell’anno in corso e del 3,9% nel 2015.
Quanto alla Svizzera, si attende una leggera progressione delle esportazioni che dovrebbe rilanciare la crescita. Questa dovrebbe passare quest’anno al 2,3%, contro l’1,9% nel 2013, secondo le previsioni della Segreteria di Stato dell’economia (SECO).
La 44a edizione del Forum economico mondiale (WEF) di Davos è intitolata: “The Reshaping of the World: Consequences for Society, Politics and Business” (“Il rimodellamento del mondo: conseguenze per la società, la politica e l’economia”).
Tra il 22 e il 25 gennaio, i circa 2’500 partecipanti potranno ascoltare leader internazionali della politica, dell’economia, della finanza, della società civile, della religione, della cultura e della scienza.
Nella famosa località turistica grigionese saranno presenti una cinquantina di capi di Stato e di governo, tra cui il primo ministro giapponese Shinzo Abe, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente iraniano Hassan Rouhani , il primo ministro britannico David Cameron, il primo ministro australiano Tony Abbot e il presidente sudcoreano Park Guen-Hye.
Il WEF è stato creato da Klaus Schwab nel 1971 a Davos, inizialmente sotto il nome di “European Management Symposium”. L’idea di partenza era di mettere in contatto dirigenti economici europei e statunitensi, al fine di incrementare le relazioni e risolvere i problemi.
Il Forum ha preso il suo nome attuale nel 1987, parallelamente all’ampliamento dei propri orizzonti, vale a dire quando si è dato lo scopo di fornire una piattaforma per la ricerca di soluzioni alle controversie internazionali.
Il WEF è un’organizzazione senza scopo di lucro, con sede a Cologny (Ginevra). È finanziato tramite i contributi dei membri e donazioni.
“Per la prima volta dal 2010 abbiamo solidi segnali di una ripresa economica mondiale duratura”, ha dichiarato a swissinfo.ch Janwillem Acket, capo economista presso la Banca Julius Baer. “La ripresa è più pronunciata nelle economie sviluppate. Il colosso cinese sta invece rallentando, ma la sua crescita economica è ancora molto rispettabile”.
Tuttavia, dietro a questi impressionanti dati, c’è una mancanza di zelo riformatore che rischia di stroncare una ripresa economica sul nascere. Una questione che l’élite politica ed economica internazionale dovrà affrontare durante questi pochi giorni di splendido isolamento nella celebre stazione turistica nelle Alpi svizzere.
Interessi costituiti?
In un articolo per il WEF, il premio Nobel per l’economia Joseph E. Stiglitz ha definito l’attuale situazione economica come il “grande malessere”. Il noto economista americano ha sottolineato che i cittadini comuni stanno sempre peggio, ciò che scatena disordini sociali in paesi come il Brasile.
“Per ampie fasce della nostra società il sistema non sta producendo benefici”, scrive Stiglitz. “Sia a livello nazionale che mondiale, i sistemi politici sembrano incapaci di introdurre le riforme che potrebbero creare prospettive per un futuro più luminoso”.
Anche il fondatore del WEF Klaus Schwab è pessimista. In un articolo sul sito internet del WEF predice “un’era di aspettative ridotte” (la gente deve cavarsela con meno). Schwab è preoccupato che le riforme per affrontare gli ostacoli commerciali e la corruzione sono “stati bloccati da potenti interessi costituiti”.
Schwab non dà indizi utili per capire l’esatta natura di tali “interessi”. Questi sono comunque suscettibili di essere propagati proprio da alcuni dei potenti attori attesi a Davos, tra cui capi di Stato e ministri, come anche leader dell’economia e della finanza.
Altri sviluppi
Volti, gesti e parole
Frittate
Un’altra fonte di grave preoccupazione è il fatto che le economie di Europa, Stati Uniti, Cina e Giappone sono state artificialmente gonfiate dal denaro a buon mercato emesso da governi o banche centrali, supportato in molti casi da tassi di interesse insostenibilmente bassi.
L’enorme debito pubblico e la disoccupazione dilagante sono le “due grandi ombre che aleggiano sopra l’Europa”, secondo Acket. I governi sono diventati “pigri” in materia di introduzione di riforme che consentano di ridurre i loro livelli di spesa e di stimolare il mercato del lavoro, afferma lo specialista.
“A tutti in Europa piacciono le frittate, ma a nessuno piace rompere le uova”, lamenta Janwillem Acket, riferendosi alle riforme difficili che potrebbero risultare dolorose a breve termine, prima di produrre gli effetti positivi.
Al vertice di Davos dell’anno scorso, frustrati dalla natura frammentata e localizzata delle legislazioni sulle banche, tutti – regolatori, finanzieri ed economisti – si erano lamentati che le diverse norme avevano piuttosto creato confusione che risolto il problema.
Un anno dopo, c’è il rischio che vengano ribaditi gli stessi argomenti, poiché in diversi paesi continuano ad essere adottate misure volte a impedire che le banche trascinino nuovamente l’economia al ribasso.
Timori di conflitti
Al contempo, le tensioni diplomatiche tra Cina e Giappone sono solo uno dei tanti problemi geopolitici scottanti che potrebbero scoppiare in qualsiasi momento e destabilizzare così la ripresa economica mondiale.
Un’assidua frequentatrice della riunione annuale del WEF non sarà presente all’appuntamento di Davos del 2014 per forza maggiore. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha infatti dovuto rinunciare quest’anno, in seguito a una frattura del bacino riportata in una caduta mentre praticava lo sci di fondo durante le vacanze di Natale, proprio nei Grigioni. La Germania sarà rappresentata a Davos dal ministro delle finanze Wolfgang Schäuble.
Un’altra assenza di spicco è quella di Mikhail Khodorkovsky, l’ex magnate russo del petrolio ed ex prigioniero graziato il 20 dicembre scorso dal presidente russo Vladimir Putin, attualmente al beneficio di un visto di Schengen rilasciatogli dalla Svizzera, dove vivono sua moglie e i loro due figli. Klaus Schwab ha detto che Khodorkovsky potrebbe essere invitato l’anno prossimo, una volta che il suo ‘futuro’ sarà diventato più chiaro.
Daniel Woker, ex ambasciatore svizzero in Australia, Singapore e Kuwait, ritiene che vi siano alcune analogie tra Asia-Pacifico nel 2014 e quella in Europa nel 1914.
Confrontando la Cina contemporanea con la Germania prussiana di 100 anni fa, Woker considera che l’emergenza di queste due potenze sfidi in modo simile l’ordine mondiale stabilito. E la presenza nella regione di un paese imprevedibile come la Corea del Nord aumenta ulteriormente le possibilità di una scintilla che faccia divampare un incendio, aggiunge.
“Nessuna potenza mondiale vuole un conflitto, ma nel 1914 si sarebbe potuto dire lo stesso”, osserva l’ex ambasciatore. “I conflitti non sempre iniziano in modo razionale. A volte cominciano su piccola scala, poi sfuggono a ogni controllo”.
E a differenza del Medio Oriente o del Nord Africa, dove i conflitti sono stati in gran parte limitati alla regione, l’Asia-Pacifico ha assunto una tale rilevanza economica internazionale, che il rischio di problemi di diffusione è molto maggiore, avverte l’ex ambasciatore.
Cinque dei sette membri del governo elvetico, tra cui il presidente della Confederazione Didier Burkhalter, si recheranno a Davos in occasione del 44° Forum economico mondiale (WEF). I responsabili del Dipartimento dell’economia della formazione e della ricerca (DEFR) Johann Schneider-Ammann, delle finanze (DFF) Eveline-Widmer Schlumpf e dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) Doris Leuthard, faranno pure parte della delegazione svizzera. Il ministro della difesa Ueli Maurer visiterà le truppe dispiegate sul posto, ma non parteciperà alla manifestazione.
Fonte: Ats
(Traduzione: Sonia Fenazzi)
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