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Alla Svizzera mancano le ali

Evacuazione dal Sudan ad opera di un aereo britannico il 27 aprile scorso. Uk Mod © Crown Copyright 2023

Una regione piomba nel caos. I cittadini e le cittadine svizzeri devono essere evacuati. Ma la Confederazione non dispone di un aereo. La discussione su un apparecchio da trasporto è tornata d'attualità.

Quando la Svizzera deve andare in missione all’estero è sempre una sfida. Ma non è una questione di preparazione. Il Paese ha truppe d’élite specializzate, dispone di forze di soccorso altamente qualificate e di un elaborato centro di gestione delle crisi.

Ma se si devono trasferire materiali, truppe o personale specialistico nell’area di crisi, le cose si complicano. La Svizzera non dispone di un aereo da trasporto multifunzionale. Non ne ha voluto acquistare uno.

La questione del velivolo rispecchia la dicotomia in cui spesso la Svizzera si trova sulla scena internazionale: da un lato, è dotata di un’ampia rete e impegnata in una vasta gamma di attività umanitarie. Dall’altro, è un Paese che va avanti da solo, ma che, a causa delle sue dimensioni, si scontra ripetutamente con i suoi limiti.

“I contatti ci sono”

Affrontare le grandi crisi, tuttavia, non è mai uno sforzo solitario. Operazioni come quella recente a Khartoum, in Sudan, sono sempre condotte in stretta collaborazione internazionale. Nel caso del Paese africano, l’operazione di salvataggio europea è stata coordinata dall’UE.

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La Svizzera fa parte del sistema europeo di gestione delle crisi. Sta creando partenariati per la prevenzione e la formazione. “I contatti ci sono, e migliori sono i contatti, migliore è la gestione effettiva della crisi”, ha dichiarato alla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS l’ambasciatore Serge Bavaud, che dirige il Centro di gestione delle crisi della Confederazione.

Alleanza antiaerea

La Svizzera, ad esempio, ha beneficiato delle capacità di volo di Francia, Germania, Italia, Svezia, Paesi Bassi e Norvegia. L’ambasciatore svizzero a Khartoum, Christian Winter, ha dichiarato dopo il suo recupero da parte dell’esercito francese: “È sempre stato chiaro: non potevamo farcela da soli”.

Finora, tutte le proposte in Parlamento per acquistare un aereo da trasporto militare sono state impedite da un’alleanza tra la sinistra e l’Unione democratica di centro.

La destra è aperta alle questioni relative agli armamenti, ma si oppone fermamente a che l’esercito svizzero sia attivo in altri Paesi. La sinistra, invece, investirebbe volentieri in uno strumento umanitario, ma è fondamentalmente critica nei confronti del materiale bellico.

Quinta Svizzera tradita

Ora, dopo l’operazione di evacuazione in Sudan, la questione è tornata d’attualità. L’analista svizzero di sicurezza Oliver Hegglin definisce la mancanza di un veicolo di trasporto militare una “macchia sulla tradizione umanitaria del Paese e un tradimento degli svizzeri e svizzere all’estero, che sono alla mercé di altri Stati nel momento del bisogno”

Hegglin, ufficiale dell’esercito specialista della promozione della pace e laureato in relazioni internazionali, ha fatto per anni pressioni per l’acquisto di un simile velivolo, in particolare in considerazione del ruolo che la Svizzera vorrebbe svolgere a livello internazionale in materia umanitaria.

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Una squadra di soccorso rumena si reca nelle zone terremotate della Turchia nel febbraio 2023. Keystone / Robert Ghement

Acquisto, manutenzione, utilizzo

Anche per ragioni di costo, il Governo svizzero non considera però prioritaria tale acquisizione. Inoltre, in caso di acquisto si porrebbe il problema dell’utilizzo. Il Consiglio federale preferisce affidarsi alla possibilità di noleggiare aerei civili o di beneficiare del sostegno europeo.

Ma non è solo l’evacuazione dal Sudan ad aver fatto emergere ancora una volta la necessità per questo tipo di apparecchio. Vi è anche la situazione geopolitica. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i partner occidentali della Svizzera sono sempre più scettici sulla sua neutralità e fanno pressione su di essa.

Il contributo svizzero all’alleanza occidentale?

Le capacità di volo come contributo svizzero alla gestione delle crisi internazionali potrebbero in qualche modo correggere l’immagine di un Paese che beneficia dello scudo della NATO senza dare nulla in cambio. È quanto sostengono esperti ed esperte di politica estera del Parlamento svizzero, che vedono in una simile acquisizione un possibile contributo della Confederazione, compatibile con la neutralità, nell’alleanza ai valori occidentale. Questo vale soprattutto per la sinistra.

E la destra? Mauro Tuena , membro dell’UDC e presidente della Commissione per la politica di sicurezza del Consiglio nazionale, afferma di essere “aperto all’idea, ma non a qualsiasi prezzo”.

Esigenze del Dipartimento degli esteri

Anche Franz Grüter è un esponente dell’UDC ed è rigorosamente contrario alle missioni dell’esercito svizzero all’estero. Grüter presiede la commissione Affari esteri del Consiglio nazionale e ritiene che un esercito multifunzionale debba essere utilizzato anche per gli incendi boschivi, le consegne di aiuti, gli aiuti umanitari, le operazioni di salvataggio, i terremoti o le evacuazioni dalle aree di crisi.

Grüter afferma: “Mi stupisce che il Dipartimento federale degli affari esteri non si sia mai rivolto al Parlamento con una richiesta del genere”.

Il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha dichiarato dopo l’evacuazione del Sudan: “È indiscutibile che le capacità di trasporto delle forze aeree sono insufficienti, soprattutto alla luce delle varie crisi che accadono intorno a noi”.

“La Svizzera non ha la pratica”

Ma un aereo da trasporto per casi come il Sudan sarebbe la soluzione? Solo in parte. La logistica di queste operazioni è complessa. Stati come la Francia e gli Stati Uniti hanno dovuto prima negoziare affinché la base aerea di Wadi Seidna, a nord di Khartoum, potesse essere utilizzata per i voli di evacuazione occidentali. Alexandre Vautravers, caporedattore della Revue Militaire Suisse, dichiara alla RTS: “Dobbiamo rimanere realistici. La Svizzera non ha né gli accordi né la pratica per tali operazioni”.

Combattenti d’élite nell’aereo VIP

Tuttavia, il Comando delle forze speciali svizzere DEE-10 ne trarrebbe sicuramente beneficio. Molti indizi fanno pensare che l’unità speciale non sia riuscita a raggiungere Khartoum per far uscire la legazione svizzera dalla città bombardata.

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Di ritorno con il jet del Consiglio federale: l’ambasciatore svizzero a Khartoum, Christian Winter, viene ricevuto dal ministro degli esteri Ignazio Cassis (a destra) a Berna-Belp. © Keystone / Peter Schneider

Il commando inviato dal Consiglio federale in Sudan il 22 aprile ha volato sul jet del governo svizzero, un Falcon 900 con equipaggiamento VIP. Si tratta dell’aereo più grande delle Forze aeree svizzere, con spazio per sole 14 persone. I soldati elvetici sono arrivati fino a Gibuti.

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