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Emissioni di CO2 della Svizzera: un piccolo Paese dalla grande impronta

Nel cuore delle Alpi svizzere, una canadese reinventa il riciclaggio della plastica

La chimica canadese Samantha Anderson ha creato un'impresa specializzata nella depolimerizzazione del PET lo scorso anno in Svizzera. swissinfo.ch

Dopo decenni d'inerzia, il riciclaggio industriale dei rifiuti plastici sta decollando. In Svizzera, una decina di start-up hanno investito nel settore spinte dagli impegni presi dall'industria e dalla maggiore consapevolezza dei consumatori. Tra queste nuove aziende c'è la vallesana DePoly, fondata dalla ricercatrice canadese Samantha Anderson.

A due passi dalla stazione di Sion, capoluogo del Cantone Vallese, il nuovo parco dell’innovazione Energypolis e i suoi imponenti edifici ocra sono il simbolo della metamorfosi intrapresa dal vasto cantone alpino. Per mettere definitivamente una croce sull’industria pesante e inquinante del passato, che si diramava lungo le rive del Rodano, negli ultimi 20 anni le autorità vallesane hanno investito massicciamente nella creazione di centri di competenza nei settori della biotecnologia, della salute digitale o dell’ambiente.

“Dopo Zurigo e Vaud, il Vallese è ormai sul terzo gradino del podio tra i cantoni più avanzati nel settore delle tecnologie pulite.”

Eric Plan, CleantechAlps

“Dopo Zurigo e Vaud, il Vallese è ormai sul terzo gradino del podio tra i cantoni più avanzati nel settore delle tecnologie pulite”, si rallegra Eric Plan, segretario generale dell’iniziativa CleanTechAlpls. 

L’installazione, nel 2015, di un’antenna del Politecnico federale di Losanna (EPFL) sul sito di Energypolis ha funto da acceleratore in questo ecosistema d’innovazione che non ha ormai nulla da invidiare a quello delle più grandi città del Paese. 

Un impatto nel quotidiano

È qui che Samantha Anderson, una giovane scienziata canadese di 33 anni, ha posato le valigie per mettere a punto una nuova tecnologia per il riciclaggio della plastica. Il processo, dal nome un po’ ostico di depolimerizzazione, consiste nel frazionare, con l’aiuto di solventi, i legami chimici del PET per ottenere un liquido (il glicole etilenico) e una polvere (l’acido tereftalico) che possono essere riutilizzati per produrre della plastica identica a quella d’origine. 

Arrivata sei anni fa in Svizzera per svolgere un dottorato in scienze dei materiali, Samantha Anderson è stata piacevolmente sorpresa dalle molte agevolazioni offerte ai giovani scienziati che hanno voglia di lanciarsi nell’imprenditoria. Così, lo scorso anno ha co-fondato la start-up DePoly assieme a due colleghi ricercatori, Bardiya Valizadeh e Christopher Ireland, con lo scopo di industrializzare e commercializzare la sua scoperta. 

Agli occhi di Samantha Anderson, la Svizzera offre delle condizioni molto più attrattive per la creazione di una start-up rispetto al suo Paese di origine, il Canada swissinfo.ch

“Ho sempre voluto fare ricerca in un settore che ha un impatto sulla vita di tutti i giorni. Malgrado i numerosi rapporti allarmanti sull’inquinamento dovuto alla plastica e la presenza di microplastiche nell’organismo umano, la produzione mondiale di plastica continua a crescere. Vogliamo dunque dare in nostro contributo per lottare contro questo problema globale”, spiega la cofondatrice di DePoly.

Plastica ovunque

Secondo uno studio statunitense Collegamento esternodel 2017 divenuto un punto di riferimento sul tema, più di 8 miliardi di tonnellate di plastica nuova sono state prodotte nel mondo tra il 1950 e il 2015 e più della metà si è accumulata nelle discariche o è dispersa nell’ambiente. Il resto è in circolazione o è stato incenerito; solo il 7 percento è stato riciclato.

Con la pandemia di coronavirus e le tante maschere, guanti e imballaggi alimentari usa e getta, la plastica è diventata ancor più onnipresente nel nostro quotidiano, mettendo a rischio soprattutto gli oceani e la fauna che ci vive

Un terremoto sembra però pronto a spazzare via queste montagne di detriti: dopo decenni di tergiversazioni e di fronte alle esigenze sempre più elevate dei loro clienti nell’abito della sostenibilità, gli industriali hanno preso coscienza di quanto sia urgente ridurre l’impatto della plastica su salute e ambiente. Terzo più grande utilizzatore di plastica al mondo, Nestlé si è per esempio impegnato a rendere tutti i suoi imballaggi riciclabili o riutilizzabili e a ridurre di un terzo il suo utilizzo di plastica vergine entro il 2025.

 Un’ambizione planetaria

Un’opportunità che Samantha Anderson non intende lasciarsi scappare: entro due anni, DePoly spera di poter inaugurare la sua prima fabbrica di depolimerizzazione, capace di trattare quasi 10’000 tonnellate di PET all’anno. La start-up vuole raccogliere tra i 5 e i 7,5 milioni di franchi per raggiungere questo scopo. “Avvieremo le nostre operazioni in Svizzera, sicuramente in Vallese, poi intendiamo installarci nell’Unione europea e in altri continenti. Vogliamo diventare un’azienda globale”, afferma l’imprenditrice canadese.

È nei laboratori vallesani del Politecnico federale di Losanna (EPFL) che Samantha Anderson ha messo a punto il suo nuovo processo di depolimerizzazione del PET. swissinfo.ch

Tra la decine di start-up svizzere attive nel riciclaggio o la ricerca di alternative alla plastica, DePoly è considerata una delle più promettenti dagli esperti. Dal suo primo anno di esistenza, è riuscita a raccogliere un milione di franchi di finanziamento ed è apparsa nella classifica delle cento migliori start-up elvetiche.

Rispetto ai metodi attuali di riciclaggio del PET, la tecnologia sviluppata da DePoly presenta tre aspetti particolarmente interessanti: “Il processo si verifica a temperatura ambiente e necessita dunque di poca energia, i solventi utilizzati sono riciclabili e tutti i tipi di PET, compresi quelli mescolati ad altre plastiche, possono essere introdotti direttamente nella trituratrice senza prima essere preparati o lavati”, spiega Eric Plan di CleanTechApls. 

Un processo che secondo l’azienda permette di risparmiare quasi 7’000 litri di petrolio per tonnellata di PET prodotto e ridurre di due terzi l’energia richiesta rispetto alla produzione di PET vergine. 

Aspettando le alternative

Prima o poi, Samantha Anderson e i suoi associati intendono dedicarsi ad altri tipi di plastiche oltre al PET. “È possibile riciclare tutti i tipi di plastica. La sfida consiste semplicemente nel trovare le giuste reazioni chimiche”, sottolinea la canadese. 

“Il beneficio ambientale del riciclaggio della plastica è marginale e si tratta spesso di ‘greenwashing’. Bisogna affrontare il problema dall’altro lato e impegnarsi per una vera transizione verso un sistema di imballaggi riutilizzabili.”

Florian Kasser, Greenpeace 

Una fiducia nell’innovazione che non è tuttavia per forza condivisa dalle associazioni per la difesa dell’ambiente. “Il beneficio ambientale del riciclaggio della plastica è marginale e si tratta spesso di ‘greenwashing’. Bisogna affrontare il problema dall’altro lato e impegnarsi per una vera transizione verso un sistema di imballaggi riutilizzabili”, ritiene Florian Kasser, esperto di zero rifiuti per Greenpeace Svizzera. 

Studi alla mano, l’organizzazione ecologista stima che depositando il 70% dei propri rifiuti plastici in un punto di raccolta sull’arco di un anno, realizziamo un beneficio ecologico pari a quello ottenibile rinunciando a una bistecca di manzo. Questo mentre l’organizzazione ombrello Swiss Recycling ha annunciato recentemente l’istituzione, di concerto con la grande distribuzione, di una filiera di riciclaggio nazionale della plastica in Svizzera entro il 2022. 

Samantha Anderson afferma che si tratta dei due lati di una stessa medaglia. “Penso anche io che sia indispensabile trovare alternative alla plastica. Ma è talmente presente nella nostra vita oggi che ci vorrà moltissimo tempo prima di sbarazzarsene. Quando ci riusciremo, sarò ben contenta di trovare delle soluzioni per riciclare la bioplastica, che pone altrettanti problemi di smaltimento”.

Secondo un rapporto del fondo d’investimento newyorkese Close Loop Partners, citato da Heidi.com, una settantina di imprese nel mondo sviluppano attualmente delle nuove tecnologie per il riciclaggio della plastica. 

Tra queste troviamo una decina di start-up svizzere, attive sia nella valorizzazione o conversione della plastica già in circolazione, sia nella ricerca di nuovi materiali meno inquinanti da usare in alternativa. 

  • Bloom Biorenawables ha sviluppato una tecnologia che permette di sfruttare la biomassa e ottenere un’alternativa al petrolio.
  • UHCS fabbrica dei profilati per l’edilizia a partire da bottiglie di PET.
  • Pyrotech Swiss, Plastogaz Greelina hanno sviluppato un procedimento che permette di convertire la plastica in carburante (diesel e gas).
  • TRS è specializzata nel riciclaggio di pneumatici grazie a una tecnologia che permette di separare il metallo, la fibra sintetica e la gomma..
  • Come DePoly, gr3n è attiva nella depolimerizzazione del PET, ma con un procedimento basato sulle microonde.
  • Tide ocean raccoglie la plastica negli oceani e la rimette in circolazione sotto forma di granulato o fibre tessili.
  • Infine, Mr.Green propone di separare i rifiuti al posto dei cittadini.

Zeno Zoccatelli

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