Aria di primavera per la Borsa svizzera
L'indice guida della Borsa svizzera non svetta ancora sui 9548 punti del maggio 2007, ma ha superato quello che era il proprio livello prima del tracollo avviato nell'ottobre 2008. Il mercato deve ancora vincere qualche residuo di scetticismo per decollare definitivamente.
Un anno prima e uno dopo l’inizio di ottobre del 2008. Prima: la Borsa svizzera dalla fine di maggio del 2007 registrava una lenta erosione dei valori dei titoli principali che compongono lo Swiss Market Index (SMI). La crisi finanziaria intanto progrediva insidiosamente.
Poi è giunto un momento cruciale, con il collasso della Lehman Brothers e con l’UBS al reparto di terapie intensive. Così, nell’ottobre 2008, la Borsa svizzera ha ceduto. Nel giro di cinque mesi, lo SMI ha perso quasi il 37% del valore.
Dopo: un lungo ritorno che la settimana scorsa ha fatto sfiorare all’indice dei valori guida – e per un breve periodo nella giornata del 17 marzo perfino superare – la soglia dei 6900 punti. Un ritorno legato al contesto macroeconomico in netto miglioramento da più di due trimestri. “La Svizzera è uscita dalla recessione alla metà dell’anno scorso”, ricorda Michel Juvet, direttore della banca Bordier.
In altri termini, la crescita borsistica degli ultimi mesi deriva dalla ripresa economica a V dell’economia mondiale “e da una piccola v elvetica. La Borsa svizzera, che riflette la salute dell’economia nazionale e delle aziende quotate, dunque del commercio internazionale, ha seguito la tendenza”.
Altro motivo di una ritrovata salute borsistica: le grandi multinazionali svizzere approfittano della crescita dei mercati asiatici ed emergenti. E ciò, nonostante che il franco sia sempre più forte.
Da non dimenticare neppure il basso livello dei tassi d’interesse, poiché aumenta l’attrattiva degli investimenti in titoli azionari. D’altra parte, le imprese, con la crisi, hanno ritoccato al ribasso i costi di produzione.
Il risultato è una riduzione delle soglie di redditività che sfocia su una “crescita rapida dei profitti”. Ciò rende tali aziende più ricercate dagli investitori. Così il loro titolo è spinto al rialzo.
Niente bolla
“I mercati possono continuare l’ascesa fino a un livello di valutazione aberrante. Ma ciò non è ancora il caso”, commenta Michel Juvet.
Sulla stessa lunghezza d’onde si esprime Fernando Martins Da Silva, della Banca cantonale vodese (BCV), specialista di strategie globali. Nel marzo 2009, i valori delle azioni praticamente anticipavano una depressione. “Dopo una fase di rivalutazione, dallo scorso autunno, l’evoluzione della borsa è in linea con quella degli utili”. Dunque non c’è traccia di bolla speculativa a questo stadio.
L’esperto della BCV prevede un “momento della verità” all’inizio dell’estate, seguito da un periodo borsistico più “turbolento”. Ritiene possibili sia tensioni sui tassi d’interesse se la forte ripresa economica si confermasse, sia una crescita fiacca. In questo caso i mercati potrebbero valorizzare più scarsamente i guadagni delle aziende.
Michel Juvet vede un’altra pietra d’inciampo sulla strada verso l’autunno: il ritorno della crisi ellenica, “temporaneamente messa sotto controllo. Questo rischio può risorgere rapidamente in caso di delusione delle speranze nell’attuazione dei programmi budgetari in Grecia, Spagna e Italia. Ciò avrebbe un effetto sul mercato svizzero, come sugli altri mercati europei”.
Più di altrove
Da gennaio, quella svizzera progredisce di più della maggior parte delle borse. Uno sfasamento che Michel Juvet non riesce a spiegarsi bene, mentre Fernando Martins Da Silva interpreta come il risultato del rafforzamento del dollaro e del profilo sicuro di numerose azioni svizzere.
Per il momento le minacce sul segreto bancario, la firma di convenzioni di doppia imposizione modificate e i problemi di Berna con Tripoli non hanno alcun impatto commensurabile sulla Borsa svizzera. “Si avrebbe potuto temere che dei clienti esteri lasciassero la Svizzera e che il franco si indebolisse. Per ora non è così. Gli aspetti stabilità e rifugio dominano”, osserva Juvet.
Comunque non si deve pensare che la Borsa svizzera sia tornata al consueto andamento degli affari. I volumi degli scambi sono regrediti. “Il giro d’affari è calato del 40% nel 2009 rispetto al 2008”, ricorda il portavoce della Borsa svizzera Werner Vogt. A causa del ritorno alla tranquillità dopo l’aria di panico che tirava nel 2008, ma anche perché la Lehman Brothers figurava fra i suoi migliori clienti.
Bolla internet
I volumi sono più contenuti rispetto al periodo precedente la crisi, precisa Martins Da Silva. Ma i comportamenti questa volta sono cambiati meno che al momento della bolla internet all’inizio del millennio.
Due anni – il 2001 e il 2002 – in forte ribasso avevano fatto seguito allo scoppio della bolla speculativa. La visione ottimistica degli investitori nel 2007 è stata raffreddata dalla crisi finanziaria e dal crollo degli utili. “Ma si era ancora ben lungi dalla frenesia speculativa registrata nel 1999-2000”.
In realtà all’inizio dell’attuale crisi, la speculazione riguardava piuttosto il mercato creditizio. I cambiamenti riguardano piuttosto gli strumenti di leva che gli investimenti in borsa.
Conclusione? “È tornato un certo ottimismo. Ma sull’ampiezza della ripresa economica nel 2011 permane lo scetticismo. Uno scetticismo che si riflette sui portafogli, dove la maggioranza degli attori è lungi da un sovrappeso azionario”, afferma Fernando Martins Da Silva.
“Non si è tornati al livello normale dal profilo della ripartizione dei fondi. Rimangono liquidità tenute da parte, depositate su attivi senza rischi, poco rimunerativi, che potrebbero essere collocate altrove”, dice Michel Juvet.
Pierre-François Besson, swissinfo.ch
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)
Mondo. Apparsa in forma embrionali nel XIII secolo in Italia, la borsa dei valori come tale è nata ad Amsterdam quattro secoli dopo, con l’emissione delle azioni della Compagnia olandese delle Indie orientali, nel 1602.
Svizzera. La borsa svizzera dei valori ha un secolo e mezzo di vita. Oggi con sede a Zurigo, è l’erede di sette borse create fra il 1850 e il 1905, ed è nata dalla fusione, nel 1995, dei mercati di Ginevra, Basilea e Zurigo.
Attori. Gli operatori alla borsa svizzera, oggi elettronica, sono società finanziarie (banche) avallate dall’Autorità di sorveglianza dei mercati finanziari (Finma). L’investitore privato non può accedervi direttamente.
SMI. Lo Swiss Market Index è l’indice dei 20 titoli principali negoziati alla borsa svizzera. Rappresenta circa l’85% della capitalizzazione totale del mercato azionario elvetico.
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