La crisi inquieta gli espositori di Art Basel Hong Kong
Per la sua quarta edizione, Art Basel Hong Kong ha scelto di rendere onore agli artisti asiatici. Le gallerie temono però un calo delle vendite in seguito al rallentamento dell’economia cinese.
In un’ala dell’esposizione si possono ammirare i quadri fuori dell’ordinario di Choi Jeong Hwa, che rappresentano divinità del Confucianesimo la cui testa è stata sostituita con una maschera di Iron Man o con quella di robot usciti da un manga. L’artista coreano cerca in questo modo di simboleggiare l’importanza accordata ai media.
Art Basel Hong Kong, giunta alla quarta edizione, si svolge da giovedì 24 a sabato 26 marzo 2016 al Convention and Exhibition Center di Hong Kong.
La fiera è nata nel 2012 in seguito all’acquisto di ART HK da parte della società proprietaria di Art Basel, MCH Swiss Exhibition. Quest’anno sono attesi 60’000 visitatori.
Art Basel Hong Kong accoglie 239 gallerie, contro 267 a Art Basel Miami e 286 a Art Basel. La rassegna si concentra sull’arte contemporanea.
Negli ultimi tempi, l’edizione di Hong Kong ha guadagnato importanza. «La fiera non attira più solo i collezionisti e i galleristi cinesi, ma anche dal resto dell’Asia, spiega Victor Gisler, della galleria svizzera Mai 36, presente a Hong Kong. Le vendite a Art Basel Hong Kong sono simili a quelle registrate a Art Basel Miami, allorché la fiera è molto più recente. Il suo potenziale è enorme e dovrebbe ancora crescere nei prossimi anni».
In un’altra sala si trova una fila di sculture argentate di operai attaccati da corvi. Queste opere create da Zhang Dali, un artista di Pechino, illustrano le sordide condizioni di lavoro dei dipendenti di una fabbrica cinese. Un po’ più in là, capitiamo sulle bottiglie di Coca Cola e le scatole di banane in ceramica della giapponese Kimiyo Mishima, simbolo del consumo eccessivo dei giapponesi negli anni 1980.
Tutti questi artisti sono presentati a Art Basel Hong KongCollegamento esterno, l’edizione asiatica dell’omonimo avvenimento svizzero, che si tiene dal 24 al 26 marzo 2016. L’appuntamento di quest’anno si focalizza soprattutto sull’arte proveniente da questo continente, riservandole gli spazi espositivi più in vista. La metà delle opere presentate sono originarie d’Asia.
Si tratta di una prima. «In precedenza, questa rassegna privilegiava soprattutto le grandi gallerie occidentali e gli artisti europei e americani, indica Süreyya Wille, responsabile svizzera per la regione Asia della startup ArtsyCollegamento esterno. Oggi è il solo posto al mondo dove si ritrovano riunite così tante opere asiatiche».
Un’edizione superlativa
Gli asiatici non sono però i soli ad avere fatto il viaggio a Hong Kong. Sono presenti anche diverse gallerie svizzere. Al terzo piano della fiera, Mathias Rastorfer, amministratore della galleria zurighese GmurzynskaCollegamento esterno, va da un cliente all’altro. Quest’uomo dai capelli di giada vestito con un elegante completo blu presenta a Hong Kong una serie di quadri di Picasso, opere del pittore cubano-cinese Alfredo Lam e pitture e sculture di Fernando Botero.
«È un pezzo unico, spiega a una coppia di clienti cinesi interessati a un quadro di Alfredo Lam. Lo presentiamo per la prima volta. Quest’opera potrebbe essere esposta in un museo». L’uomo lo ascolta con attenzione, mentre la donna osserva il quadro con un sorriso sulle labbra. Alla fine ripartono però a mani vuote.
Le gallerie occidentali presenti a Art Basel Hong Kong hanno dovuto adattare le loro tecniche di vendita ai desideri degli appassionati d’arte cinesi. «Inizialmente pensavamo di dover presentare opere adatte in special modo al mercato cinese, come il Mao di Andy Warhol, indica Mathias Rastorfer. È stato un grave errore. I clienti cinesi non apprezzano quando imitiamo le gallerie asiatiche, vogliono semplicemente vedere i nostri pezzi migliori».
La reputazione dell’artista
La clientela asiatica accorda un’importanza particolare alla reputazione di un’artista. «È raro che un cliente cinese acquisti un’opera che non è ancora stata presentata in una biennale o in un’esposizione importante, spiega Victor Gisler, della galleria svizzera Mai 36Collegamento esterno, anch’essa presente a Art Basel Hong Kong. Acquistano una marca: quella dell’artista e della galleria».
Altri sviluppi
Le ambizioni mondiali di Art Basel
Il modo di entrare in contatto con i potenziali clienti ha pure dovuto essere rivisto. «In Europa bisogna parlare al cliente solo se fa una domanda, spiega Urs Meiler, responsabile dell’omonima galleria elveticaCollegamento esterno. Qui è il contrario. Bisogna discutere con l’acquirente, dargli il maggior numero possibile di informazioni».
Quest’anno, gli espositori sono pronti a fare delle concessioni. «È un buon momento per acquistare opere d’arte, poiché le gallerie sono aperte alla negoziazione, rileva Katie de Tilly, responsabile della galleria di Hong Kong 10 Chancery Lane. Qualche anno fa non sarebbe stato così».
Mercato dell’arte in calo
Sull’edizione 2016 di Art Basel Hong Kong planano infatti delle ombre. «Il mercato dell’arte cinese ha vissuto un pessimo 2015», spiega Clare McAndrew, direttrice di Arts Economics, una società di ricerca sul mercato dell’arte.
Nel 2011 le vendite in Cina, Hong Kong e Taiwan avevano raggiunto 19,5 miliardi di dollari; l’anno scorso solo 11,8 miliardi. La Cina è passata dal primo rango per quanto concerne gli acquisti di opere d’arte, con il 30% del totale nel 2011, al terzo, con il 19% del totale nel 2015, dietro a Stati Uniti (43%) e Gran Bretagna (21%).
Questo calo è da imputare al rallentamento dell’economia cinese, ma non solo. «I collezionisti cinesi hanno acquistato molte opere preziose tra il 2010 e il 2011, ma per il momento non le hanno ancora rimesse sul mercato», indica Clare McAndrew. La campagna anti-corruzione del presidente Xi Jinping, avviata nel 2012, ha pure rallentato le vendite.
Fiducia malgrado tutto
Gli organizzatori di Art Basel si dicono comunque fiduciosi. «Non è la prima volta che il mercato dell’arte attraversa un periodo di crisi, ha indicato durante una conferenza stampa Adeline Ooi, responsabile di Art Basel Hong Kong. E i nostri acquirenti non sono solo cinesi, ma provengono anche da molti altri paesi».
La coppia cinese è ritornata allo stand di Mathias Rastorfer. La donna gli sussurra qualche parola all’orecchio. Lo zurighese la guarda con calma, afferra una calcolatrice e riflette qualche secondo. «Mi sta parlando di uno sconto del 20%, è una bella differenza».
La giovane donna lo fissa con aria determinata: «È vero, ma posso pagare subito», dice, estraendo dal portafoglio una Black Card di American Express (riservata ai clienti più benestanti). Mathias Rastorfer si gira verso di lei: «Le mie congratulazioni. È un’opera fantastica, può esserne fiera».
Traduzione di Daniele Mariani
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