Chiusura delle frontiere, apertura di nuove rotte migratorie
Salvare Schengen e la libera circolazione: era l’obiettivo non dichiarato dell’incontro sulla crisi migratoria tenutosi lunedì ad Amsterdam tra i ministri dell’interno dell’UE. E mentre diversi Stati hanno già chiuso le frontiere, i profughi cercano nuove vie di fuga. Il punto della situazione attraverso una serie di grafici.
Di fronte alla crisi dei migranti, l’Unione europea sembra sempre più divisa, spaccata in due tra i paesi del Sud, principale punto di sbarco, e quelli del centro-Nord, destinazione privilegiata per la maggior parte dei profughi.
Negli ultimi mesi, Austria, Germania, Svezia, Danimarca e Slovenia hanno reintrodotto i controlli alle frontiere e Vienna ha proposto di instaurare delle quote sui rifugiati. Una proposta che trova simpatie anche in altri paesi, inclusa la Svizzera. Prese unilateralmente, queste decisioni rimettono però in questione non solo l’accordo di Dublino, ma anche quello di Schengen e il principio stesso della libertà di movimento all’interno delle frontiere comunitarie. Un caposaldo della costruzione europea.
Nelle ultime settimane, da più parti è stata inoltre paventata la possibilità di escludere dallo spazio Schengen la Grecia, accusata di non essere in grado di controllare le proprie frontiere. Grecia che da sola, è bene ricordarlo, ha visto passare sul proprio territorio quasi 900mila migranti lo scorso anno.
I tentativi di frenare l’immigrazione, attraverso ad esempio la costruzione di muri, non hanno tuttavia frenato l’esodo, ma hanno unicamente modificato le rotte, rendendole spesso più pericolose. Da inizio anno, sono infatti oltre 46mila i migranti arrivati via mare, per lo più dalla Turchia alla Grecia. E da più parti c’è chi teme ora l’apertura di nuove rotte dall’Albania e dal Montenegro verso l’Italia e una nuova impennata dalla Libia.
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