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“Atene brucia” e con lei anche l’Unione europea

Migliaia di persone sono scese in piazza domenica 5 luglio per celebrare la vittoria del 'no' al referendum. Reuters

Rifiutando a larga maggioranza le proposte dei creditori internazionali, il popolo greco ha deciso di seguire il suo governo nella partita a poker aperta con Bruxelles. Ma i rischi di una scelta simile sono enormi, secondo la stampa svizzera. L’ipotesi di un’uscita della Grecia dalla zona euro non sembra ormai più tabù.

“Il no che fa tremare l’Europa”; “La Grecia sceglie lo scontro”; “Un atto di coraggio”; “L’incendio greco”: così titolano alcuni quotidiani svizzeri all’indomani del referendum indetto dal premier Alexis Tsipras. Come un appello “a un ritorno alla dignità”, il 61,3% dei greci ha detto ‘no’ alla proposta di un’ulteriore cura di austerità avanzata dai creditori internazionali, in cambio di finanziamenti per salvare il paese dalla bancarotta. 

“Atene brucia?” Sì, risponde il quotidiano Le Temps. Anche se il popolo non ha votato sull’appartenenza della Grecia all’Unione europea o sulla zona euro, ma sulle proposte decise dell’Eurogruppo il 25 giugno. “Tutto, in questo risultato, ha valore di sisma: l’ampiezza del no, il vocabolario da combattimento del primo ministro Alexis Tsipras e il fantasma di un panico illustrato dalla chiusura delle banche e delle borse elleniche”.

I greci hanno puntato sul rischio e hanno giocato la carta di uno storico caos, gli fa eco la Neue Luzerner Zeitung. “Una scelta che viene fatta unicamente quando non si ha più nulla da perdere”.

Per interpretare questo voto ci vorrà ora una sequela di esperti, scrive la Tribune de Genève. “Perché si tratta di un sì a Tsipras. Ma non di un no all’Europa”. 

L’incertezza regna sovrana

All’indomani dalla vittoria del ‘no’ al referendum, il ministro greco delle finanze Yanis Varoufakis ha annunciato le sue dimissioni con un semplice tweet. “Subito dopo l’annuncio dei risultati del referendum, sono stato informato di una certa preferenza di alcuni membri dell’Eurogruppo e di ‘partner’ assortiti per una mia… ‘assenza’ dai loro vertici, un’idea che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per consentirgli di raggiungere un’intesa”, scrive Varoufakis, nel suo blog. “Per questa ragione oggi lascio il ministero delle finanze”. 

Per la stampa svizzera, una cosa è certa: il voto di domenica apre una fase di incertezza non solo per la Grecia, ma per tutta l’Unione europea.

Si tratta prima di tutto di un “incendio politico”, riassume Le Temps. “La Grecia è più divisa che mai, con una sinistra radicale risoluta a proseguire la sua pericolosa partita a poker per ottenere ciò che Bruxelles continua a rifiutare: l’annullamento puro e semplice di una parte del debito, più una moratoria sul pagamento del resto”.

Il rischio è però anche sociale, “poiché questa combinazione di crisi, austerità e convulsione elettorale mette i più deboli, e la gioventù, con le spalle al muro”. Senza contare l’incendio finanziario che potrebbe scoppiare sulla moneta unica. E infine quello comunitario, “perché quando il ricatto rimpiazza la fiducia, con menzogne e promesse non tenute, il peggio non può essere scartato”.

Si fa strada l’ipotesi Grexit

Per la Neue Zürcher Zeitung, l’uscita della Grecia dalla moneta unica è la logica conseguenza del voto di domenica, anche se non la si può estorcere con la forza.  

Altri sviluppi

“Mentre altri paesi in Europa hanno accettato cure rigorose e necessarie, i sermoni di un visionario in motocicletta e di un demagoga senza cravatta hanno sorprendentemente fatto breccia presso molti greci”. Ora però, scrive il quotidiano zurighese, “le truppe di Syriza dovrebbero cercare la loro strada per riequilibrare i conti senza ricorrere allo zio ricco di Bruxelles”.

“Anche i greci prima o poi dovranno riconoscere che niente impedisce di tornare ad essere competitivi e il modo più probabile è un’uscita dalla moneta unica.” L’Unione europea dovrà comunque accompagnare questo processo, per evitare il caos. “Spetterà però ad Atene fare il proprio, difficile, percorso – nel modo più coerente possibile. L’Europa non ne sarà danneggiata”.

Pur senza menzionare direttamente l’ipotesi Grexit, anche Tages Anzeiger e Der Bund criticano quella che definiscono la “scelta dello scontro”.  “Per alcuni greci, il compromesso è una parolaccia. La Grecia vuole restare nel club, ma senza tener conto delle regole.” Anche i paesi più poveri come quelli Baltici, Slovacchia o Slovenia, avrebbero volentieri fatto a meno dei miliardi che hanno prestato alla Grecia, scrivono i quotidiani. “E il governo di Atene vuole ancora più soldi e solidarietà, ma non accetta alcuna condizione posta”. 

Rischio di contagio europeo

Restituzione dei fondi greci

“La vittoria di Tsipras è una vittoria per tutta la Grecia, l’Europa e la democrazia”, ha affermato il deputato socialista zurighese Cédric Wermuth a swissinfo.ch. La Svizzera deve ora esigere all’FMI che rispetti integralmente la decisione del popolo greco e che modifichi la sua politica, sottolinea Wermuth, che ha da poco creato un comitato di sostegno alla Grecia con personalità politiche di sinistra. “La Svizzera deve anche avviare un processo di restituzione alla Grecia dei capitali che sono stati espatriati e depositati in modo irregolare nelle banche svizzere dal 2008”. 

In risposta al voto di domenica, l’Unione europea ha indetto una riunione d’urgenza per martedì. Malgrado il premier Tsipras esca rafforzato dal voto popolare, per L’Express una nuova trattativa non sembra ormai più possibile.

“I greci pensano di poter rinegoziare con l’UE e l’FMI per alleggerire il peso del loro debito, pur restando nella zona euro. Ma ciò non è possibile”. I dirigenti europei potrebbero essere tentati di cancellare il debito greco, ma così facendo rischierebbero di fare un regalo non solo a Tsipras, ma anche ai movimenti protestatari che stanno emergendo in Europa, come lo spagnolo Podemos.

“A Berlino come in altre capitali europee, alcuni sarebbero dunque pronti a fare della Grecia un esempio, rifiutando ogni discussione sul debito e tagliando i flussi finanziari verso Atene. Anche rischiando di provocare un’uscita forzata della Grecia dalla zona euro”, commenta l’Express. “Uno scenario simile sarebbe catastrofico per la Grecia”.

Anche la Neue Luzerner Zeitung evoca il rischio di un contagio. “Se l’Eurozona mette una nuova pezza sulla diga finanziaria greca, perché paesi come l’Italia, la Spagna o il Portogallo dovrebbero rispettare la cura d’austerità? E perché i nuovi stati membri dell’UE dovrebbero finanziare il tenore di vita più alto nel Sud?”.

Per il La Tribune de Genève è chiaro che dopo cinque mesi di trattative senza esito, la politica ha ripreso le redini. “L’economia non decide tutto nelle nostre vite: è questo il messaggio lanciato in Europa da un governo atipico. Ed è questo che preoccupa gli eurocrati. Se altri popoli si mettono a votare come i greci, cosa accadrà? Un’incertezza che i mercati detestano (…) Cosa pensare di un’Europa incapace di curare i più deboli dei suoi membri?” Di fronte a Stati Uniti, Cina o Russia, “l’Europa politica sembra più debole che mai”.

L’Europa ha bisogno di riforme

Per alcuni editorialisti, il voto di domenica apre dunque una nuova fase nel progetto europeo. L’Unione europea ha bisogno di riforme, perché non si può pensare di gestire 28 paesi membri come si faceva con sei o con nove,  commenta la Neue Luzerner Zeitung. “Questo storico percorso sarà difficile e scomodo per tutti gli interessati. Ma si può solo sperare che il caos che è alle porte spinga a una riforma che rafforzerà l’Europa”. 

Intervistato dalla radio svizzero-francese (RTS), il ministro degli esteri svizzero Didier Burkhalter ha affermato che “questo dramma greco è un elemento di instabilità economica e finanziaria, ma anche politica”. 

“Il messaggio greco è un messaggio di insicurezza, di conseguenza avrà sicuramente un impatto sui mercati e sul franco”, ha detto il consigliere federale, (…) con conseguenze sulla nostra industria d’esportazione e sul turismo”.  

“Ieri sera è finita, drammaticamente, una fase storica del processo d’integrazione europeo. Ne comincia un’altra. Imprevista. Alla quale tutti sono impreparati. Un cigno nero ha attraversato l’incerto cammino di governanti divisi e miopi, troppo ripiegati sugli interessi nazionali, e li ha costretti a cambiare percorso”, scrive dal canto suo il Corriere del Ticino. 

Il voto greco porta un grande insegnamento, secondo il quotidiano: “Si può avere una democrazia federale europea senza moneta unica. Ma non si può avere una moneta unica senza democrazia. La moneta è il primo fondamentale segno di fiducia di una comunità. Se i cittadini europei credono nell’Europa, la moneta unica ha un futuro. In caso contrario si riduce a un modesto accordo di cambio. Dunque, regole certe, riforme condivise, un rilancio delle istituzioni comunitarie a discapito dei Governi, troppo preoccupati del consenso a breve. Altre strade non ve ne sono. Ma se l’Europa non crea lavoro e reddito a che cosa serve una moneta unica?”.

Il futuro dipenderà dalla reazione dell’Unione europea, secondo La Regione Ticino. “Costruttiva, cioè con una presa d’atto della volontà popolare democraticamente espressa e una revisione del focus della trattativa? O vendicativa, se volesse in ogni caso strozzare la Grecia? Imboccassero la seconda strada, Merkel, Hollande, Juncker e i loro corifei farebbero l’ultimo e forse definitivo torto all’Unione europea, portandola ancor più sull’orlo della catastrofe, nel momento in cui i populismi eurofobici escono più solidi dalle urne elleniche. Insomma, possono scegliere Tsipras e accordarsi con lui. Oppure aspettare madame Le Pen”.

Cinque anni di austerità hanno portato al Grecia alla rovina, conclude l’Aargauer Zeitung. “Juncker, Merkel, Lagarde e Dragi non devono dimenticare ciò che il popolo ha messo loro davanti agli occhi: si tratta di una questione di uomini e non di numeri”.


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