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Più permessi di soggiorno per i lavoratori qualificati extra europei

In Svizzera c'è un'elevata richiesta di manodopera specializzata. Keystone

Il governo svizzero ha deciso che nel 2017 rilascerà 1'000 permessi di soggiorno in più per i lavoratori specializzati provenienti da paesi terzi. L’aumento dei contingenti da 6'500 a 7'500 fa seguito alle lamentele di aziende e di alcuni cantoni.

La decisione del Consiglio federaleCollegamento esterno è un compromesso siccome il numero di permessi rilasciati nel 2017 sarà pur sempre di 1’000 unità inferiore a quello del 2014, anno in cui l’elettorato elvetico ha accettato l’iniziativa popolare che chiede di porre un freno all’immigrazione.

La Confederazione sta tentando di applicare la decisione del popolo elvetico, senza per questo violare l’accordo bilaterale con l’Unione europea sulla libera circolazione delle persone.

La decisione di due anni fa di ridurre il numero di permessi da 8’500 a 7’500 era stata presa nel rispetto della volontà popolare. Il governo aveva indicato che la riduzione voleva essere un incentivo per le aziende affinché ricorressero maggiormente alla manodopera interna.

La decisione aveva tuttavia sollevato le proteste di grandi aziende elvetiche, che si erano lamentate della mancanza di personale qualificato sul mercato del lavoro interno.

Alcuni cantoni quali Ginevra, Zurigo, Vaud e Basilea Città hanno già esaurito i loro contingenti per il 2016. In settembre, il ministro dell’economia Johann Schneider-Amman ha affermato che avrebbe chiesto ai colleghi di governo di ritornare alla soglia degli 8’500 permessi.

Per il 2016, le aziende svizzere sono autorizzate a ingaggiare fino a 6’500 lavoratori provenienti da paesi terzi (quindi al di fuori dell’UE e dell’AELS). Di questi, 2’500 beneficiano di un permesso di dimora B (soggiorno in Svizzera a lungo termine) e 4’000 di un permesso di breve durata L (soggiorno di al massimo 12 mesi).

L’anno prossimo, i cantoni svizzeri potranno rilasciare 3’000 permessi B e 4’500 permessi L (nel 2014, questi sono stati rispettivamente 3’500 e 5’000). «Ammettere cittadini di Stati terzi non solo è nell’interesse dell’intera economia svizzera, ma contribuisce anche a tutelare i posti di lavoro nel nostro paese», stima il governo.

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