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Emissioni di CO2 della Svizzera: un piccolo Paese dalla grande impronta

Gli svizzeri respingono la legge per il dimezzamento delle emissioni

persona che fa il pieno di benzina
La nuova legge sul CO2 avrebbe potuto comportare un aumento del prezzo di benzina e diesel in Svizzera. Keystone / Christian Beutler

La popolazione svizzera non vuole nuove norme e più tasse per ridurre le proprie emissioni. La maggioranza dell'elettorato ha respinto domenica la nuova legge sul CO2.

Dopo tre anni di dibattiti in Parlamento e una campagna che ha diviso sia il mondo economico che i movimenti per il clima, la nuova legge sul CO2 – considerata un pilastro della politica climatica della Confederazione – è stata respinta domenica alle urne. Un po’ a sorpresa, considerando il vantaggio dei favorevoli nei sondaggi, il testo è stato bocciato dal 51,6% dei votanti.

A far pendere l’ago della bilancia sono stati i Cantoni più rurali. La partecipazione al voto è stata del 58,9% degli aventi diritto.

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Si tratta di una vittoria dell’industria petrolifera e dei trasporti e soprattutto dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), unico partito ad opporsi alla revisione in Parlamento. Secondo loro, la nuova legge era inefficace ed eccessivamente onerosa per cittadini e aziende: sarebbe costata alla collettività e all’economia dai 30 ai 40 miliardi di franchi e l’onere aggiuntivo per una famiglia di quattro persone sarebbe stato di almeno 1500 franchi all’anno, hanno detto.

La normativa aveva come obiettivo il dimezzamento, entro il 2030, dei gas a effetto serra emessi dalla Svizzera rispetto al 1990, conformemente agli impegni assunti nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima. Essa si basava in gran parte sul principio “chi inquina paga”, con una ridistribuzione alla popolazione e alle imprese della maggior parte delle tasse riscosse.

Approvata dal Parlamento nel settembre 2020, la nuova legge conteneva misure relative ai veicoli stradali, al traffico aereo, alle emissioni industriali e al risanamento degli edifici. Prevedeva in particolare una tassa compresa tra i 30 e i 120 franchi sui biglietti aerei di voli in partenza dalla Svizzera, un incremento da 5 a 12 centesimi al litro del sovrapprezzo che gli importatori di carburanti avrebbero potuto applicare a benzina e diesel e un aumento della tassa CO2 sul gasolio.

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Una legge sbagliata

Il fatto che un’approvazione avrebbe aumentato i prezzi per chi si muove in auto, per il riscaldamento e le vacanze è stato recepito, si è rallegrato il deputato dell’UDC Mike Egger, aggiungendo che una legge con così tanti articoli è tutt’altro che liberale e ingabbia l’economia. L’influenza a livello globale della Svizzera, che ha già fatto molto per la protezione del clima, è piccola, ha detto.

La bocciatura odierna è stata accolta con soddisfazione anche da una parte degli attivisti per clima. “La legge sul CO2 andava nella direzione sbagliata: prendeva di mira le persone e tralasciava i grandi inquinatori”, ha commentato a Keystone/ATS Franziska Meinherz, del comitato referendario per un’ecologia sociale.

“Il risultato mostra che la popolazione non vuole misure che provocano un rincaro” nella vita di tutti i giorni, ha detto Meinherz, membro del collettivo Sciopero per il clima. La legge, ha aggiunto, avrebbe definito la politica climatica per dieci anni e la Svizzera avrebbe proseguito sulla sua traiettoria attuale. A suo avviso, per raggiungere la neutralità climatica già nel 2030, come chiede il collettivo, bisogna innanzitutto intervenire nei settori che generano più emissioni.

Franziska Meinherz ha citato a questo proposito gli importatori di automobili – la Svizzera è il Paese europeo che proporzionalmente importa più veicoli 4×4 – e il settore finanziario. Le emissioni di quest’ultimo sono 22 volte maggiori di quelle della popolazione e dell’industria messe insieme, ha sottolineato.

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Situazione delicata per la politica climatica

Il presidente dei Verdi liberali Jürg Grossen si è detto sorpreso per il risultato scaturito dalle urne. La popolazione svizzera si è lasciata disorientare dagli argomenti degli oppositori, “che erano semplicemente privi di fondamento”, ha affermato alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF. Non è vero che tutto costa sempre di più e che la gente sarebbe stata messa sotto tutela dalla nuova normativa, ha aggiunto, sostenendo che sarebbe avvenuto il contrario.

“La proposta era probabilmente troppo carica”, ha dichiarato in conferenza stampa la ministra dell’ambiente Simonetta Sommaruga. Le proposte troppo ampie fanno sempre fatica a imporsi in quanto possono essere attaccate su molteplici aspetti, ha detto. La bocciatura odierna è un ‘no’ alla legge sul CO2, non un ‘no’ alla protezione dell’ambiente, ha sottolineato, riconoscendo tuttavia che ora diventa più difficile raggiungere gli obiettivi.

Il ‘no’ alla nuova legge pone la politica climatica svizzera in una situazione delicata, ha reagito il comitato a favore della legge, che riuniva rappresentanti di quasi tutti i partiti, scienziati, attori economici e organizzazioni a protezione del clima. Malgrado l’esito negativo, “è necessario prendere delle misure affinché la Svizzera possa realizzare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi sul clima”, si legge in un comunicato.

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Gli argomenti dei costi per le economie domestiche e dei divieti concernenti in particolare i sistemi di riscaldamento a gasolio e a gas hanno pesato molto sul risultato alle urne, ha commentato Cristina Gaggini, presidente romanda della federazione delle imprese svizzere economiesuisse, che si era schierata a favore della legge.

Per la presidente del partito liberale radicale Petra Gössi, il compromesso elaborato con l’appoggio dei partiti borghesi si spingeva probabilmente troppo lontano per la popolazione. Verdi e sinistra, ha detto a Blick-Tv, dovranno probabilmente fare più concessioni al centro in futuro. I Verdi sono stati effettivamente i vincitori delle elezioni federali, ma quando si tratta di questioni ambientali nella politica reale, hanno più difficoltà nel convincere la gente, ha detto Gössi, secondo cui gli ecologisti hanno mobilitato troppo poco nelle città.

Prossimo obiettivo: il settore finanziario

I Verdi e il Partito socialista (PS) vogliono ora intervenire sul settore finanziario svizzero, consci del fatto che un quarto del patrimonio globale è gestito in Svizzera. Secondo i due partiti, in futuro non si dovrebbe più guadagnare distruggendo l’ambiente.

Ai microfoni di Blick-Tv, la copresidente del PS Mattea Meyer si è detta estremamente delusa dall’esito del voto, aggiungendo che è ora di intervenire sulla causa principale della crisi climatica, il settore finanziario. Non si può permettere a quest’ultimo di lucrare distruggendo la foresta pluviale o cercando petrolio nei luoghi più improbabili, ha detto.

Il presidente dei Verdi Balthasar Glättli spera da parte sua in un’ampia alleanza per mettere sulla buona strada la piazza finanziaria svizzera. “Solo così otterremo un impatto globale”.

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