“Come donna ho dovuto faticare il doppio per mostrare quanto valgo”
Dall’anno scorso, Michaela Zanello Sturdza guida la Banca Eric Sturdza. L’istituto finanziario ginevrino, specializzato nella gestione del patrimonio, impiega poco più di cento persone e gestisce circa 6,5 miliardi di franchi. Quattro chiacchiere con una delle più giovani direttrici generali di una banca svizzera.
SWI swissinfo.ch: Da quando è entrata in carica come direttrice generale quali sono state le Sue priorità?
Michaela Zanello Sturdza: Mi sono concentrata su molteplici transizioni, partendo dai nostri punti di forza storici e adattandoli ai nuovi paradigmi. Da un lato abbiamo dovuto affrontare le transizioni esterne, nello specifico il rafforzamento della regolamentazione bancaria, i cambiamenti generazionali tra la nostra clientela e i nuovi sviluppi tecnologici.
Dall’altro, a livello interno abbiamo ridefinito praticamente tutto: la nostra gamma di prodotti, le nostre funzioni di back office e la compliance. La transizione interna più importante però è stata certamente il cambiamento generazionale in seno alla nostra famiglia. Tutte queste transizioni sono state portate a compimento di concerto con mio padre a partire dal 2018.
«Riprendere la creatura del proprio padre e lavorare in famiglia non è sempre una passeggiata.»
Suo padre ha fondato e diretto per 36 anni il gruppo che porta il vostro nome. Nel Suo ruolo, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di essere sua figlia e, più in generale, una giovane donna?
Sono sempre stata la figlia di mio padre, quindi non conosco altro (ride, ndr). Sono entrata in contatto sin dalla più tenera età con l’azienda di famiglia, ma non sognavo assolutamente di prenderne in mano le redini un giorno. Quando però ho cominciato a lavorare per la nostra banca, a poco a poco ci ho preso gusto e mi sono appassionata. Ovviamente, riprendere la creatura del proprio padre e lavorare in famiglia non è sempre una passeggiata.
Come donna ho dovuto faticare il doppio per mostrare quanto valgo. Ho trascorso tutta la carriera in varie sezioni della nostra organizzazione, e solo dopo anni passati a sporcarmi le mani con questioni operative il consiglio di amministrazione ha deciso che ero pronta per occupare il posto di direttrice generale. Sono stata giudicata tra altre candidature nel quadro di un processo professionale, strutturato e imparziale.
Alcuni dirigenti, e penso a Elon Musk nello specifico, sono pubblicità ambulanti onnipresenti nei media. Altre, come il CEO della Rolex, evitano la stampa. Qual è il Suo stile?
I miei genitori sono persone discrete, della serie “Per vivere felici, viviamo nascosti”. Penso di aver ereditato questa discrezione. Ovviamente provo ammirazione per Elon Musk, ma noto altresì che Rolex è riuscita a creare un marchio fortissimo pur restando discreta.
Lei fa parte di una famiglia principesca di origine rumena. Che importanza ha questo aspetto per Lei?
Non ne parlo mai, anche se nel mio ambiente tutti quanti ne sono al corrente. Sarebbe arrogante da parte mia – e alla mia età – sfoggiare il titolo di principessa. La gente deve giudicarmi sulla base dei miei meriti personali e professionali, e non perché sono venuta al mondo con un titolo. Inoltre, essere di origine principesca in Romania significa aver perso tutto durante il comunismo.
Torniamo alle questioni puramente legate alla Sua banca. In Svizzera e nel mondo esistono una miriade di banche private. Cosa vi contraddistingue dalla concorrenza?
Siamo una banca molto familiare ed estremamente vicina ai nostri clienti. Il nostro azionariato è principalmente nelle mani della nostra famiglia, eccezion fatta per alcuni quadri che posseggono anch’essi delle partecipazioni. “Small is beautiful” (piccolo è bello): questa è la nostra filosofia.
Vogliamo restare una piccola banca perché siamo convinti che questa dimensione ci permette di offrire un servizio completo di qualità, evitando nel contempo la compartimentazione delle varie unità per via di una regolamentazione sempre più complessa.
Come descriverebbe la vostra clientela tipica?
Per prima cosa la nostra clientela è europea e composta di famiglie di imprenditori. In questo senso ci assomiglia. Una grossa fetta della nostra clientela è nel pieno di una transizione generazionale; per fortuna, nella maggior parte dei casi la generazione seguente resta fedele alla nostra banca.
Per far parte della vostra clientela quale importo minimo bisogna affidarvi?
Questo approccio legato ai numeri è tipico delle grandi banche. Per quanto ci riguarda preferiamo concentrarci sulla vicinanza alla clientela. Detto ciò, ovviamente siamo obbligati a stabilire un importo minimo di circa un milione di franchi per coprire le spese fisse.
Complice la guerra in Ucraina, centinaia di cittadini russi sono colpiti dalle sanzioni. In quale misura queste dinamiche incidono sulla vostra banca?
«Tra i nostri clienti per il momento nessuno è colpito dalle sanzioni contro la Russia»
Posso dire – senza mezzi termini e con un grande orgoglio – che tra i nostri clienti per il momento nessuno è colpito dalle sanzioni contro la Russia, sapendo comunque che le liste si allungano in continuazione. A questo proposito dobbiamo essere prudenti: non sono le banche, ma sono i governi a bloccare i russi. Le banche non fanno altro che attuare le politiche governative.
Quali conseguenze hanno avuto sulla Sua banca la fine del segreto bancario fiscale e il fatto che la Svizzera ha accettato lo scambio automatico d’informazioni?
Come tutte le altre banche, non solo abbiamo dovuto fronteggiare i cambiamenti da Lei citati, ma anche una serie di altre evoluzioni fiscali nel corso dei decenni. Una cosa è certa: un buon accompagnamento da parte nostra in queste fasi di transizione è sinonimo di fidelizzazione della clientela.
La Sua banca ha implementato tutte le misure volte a evitare che venga accettato denaro non dichiarato e illecito, compreso quello proveniente da Paesi in via di sviluppo?
Che domande! Il nostro nome è parte integrante del nome della nostra banca, perciò è impensabile che mettiamo in gioco la nostra reputazione.
Nel 2020, il volume gestito dalla Sua banca è stato ridotto di mezzo miliardo di franchi. Da allora la situazione è tornata normale?
Assolutamente. Questa perdita è stata la conseguenza di alcuni cambiamenti importanti all’interno della nostra organizzazione e di transizioni generazionali tra la nostra clientela. Da quel momento però, grazie ai cambiamenti citati, non solo abbiamo ridefinito i nostri prodotti, ma abbiamo anche rafforzato i nostri team. Ora questi miglioramenti sono pronti per essere messi a frutto, e io guardo al futuro con serenità e impazienza.
In seno al gruppo Eric Sturzda le tre società di gestione degli attivi sono basate all’estero. Perché non in Svizzera?
Storicamente queste filiali sono state create in Paesi stranieri conosciuti e riconosciuti per la loro competenza nella gestione degli attivi. Potremmo però eventualmente riportare in Svizzera alcune di queste funzioni. Ciò permetterebbe una maggiore vicinanza tra i nostri vari ambiti di competenza.
Cosa pensa delle condizioni quadro a Ginevra e in Svizzera?
La Svizzera è il mio Paese natale. Apprezzo i suoi eccezionali punti di forza, a cominciare dal contesto e dalla concentrazione incredibile di imprese di fama mondiale. E poi ammiro il nostro sistema sociale con i due pilastri.
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