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Come la Svizzera coniuga la passione per le armi e la sicurezza

Rastrelliere con fucili, persone osservano.
Visitatori esaminano dei fucili durante la 29esima edizione della Borsa internazionale delle armi di Losanna, nel dicembre 2023. © Keystone / Laurent Gilliéron

La Svizzera è uno dei Paesi più armati al mondo. È anche uno dei più sicuri e le sparatorie come quella avvenuta di recente a Sion, in Vallese, sono molto rare. Questo apparente paradosso è legato a una cultura delle armi intrinsecamente diversa da quella statunitense. Qual è il segreto?

“Ho comprato un revolver, una Smith & Wesson 64, e una pistola Colt National Match”. Sébastien, tutto un sorriso, è soddisfatto dei suoi acquisti. Incontriamo questo appassionato collezionista d’armi e tiratore a inizio dicembre alla Borsa delle armi di Losanna, di cui è visitatore abituale.

Nel centro congressi di Beaulieu, un pubblico giunto da tutto il Paese e composto soprattutto da uomini, ma anche da famiglie, passeggia tra gli stand e le rastrelliere a cui sono appesi fucili e pistole, dagli oggetti più antichi a quelli più moderni, ma anche armi da taglio scintillanti e kit di sopravvivenza.

L’ambiente è gioviale e una voce all’altoparlante scandisce con regolarità il menù del ristorante. Gli agenti di sicurezza, numerosi a causa della natura dell’evento, passano inosservati. Qui, si possono testare le armi e poi portarsele a casa, se si possiedono le necessarie autorizzazioni. Una pistola costa in media diverse centinaia di franchi.

Il nostro reportage in video dalla Borsa internazionale delle armi di Losanna:

La popolarità delle armi ai massimi livelli

Le appassionate e gli appassionati di armi sono numerosi in Svizzera. Alcune persone devono la loro passione, ad esempio, a un nonno che ha  insegnato loro a sparare, altre all’influenza dei film d’azione, altre ancora al servizio militare. L’edizione 2023 della Borsa delle armi di Losanna, uno dei più importanti appuntamenti di questo tipo, ha attirato oltre 7’000 visitatrici e visitatori in tre giorni, il 3% in più rispetto al 2022.

La voglia di armarsi non cala, anzi. Durante la Borsa, gli uffici di polizia presenti con i loro stand rilasciano diverse centinaia di permessi di acquisto di armi. Secondo le cifre fornite a SWI swissinfo.ch dalle 26 polizie cantonali, più di 45’000 permessi sono stati rilasciati in Svizzera nel 2022, il dato più elevato dal 2015.

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Tra il 2019 e il 2022, il numero di autorizzazioni è aumentato in media del 10%, in modo più marcato nei cantoni rurali. È una crescita difficile da analizzare dato che le richieste di permesso non devono essere motivate – una mancanza di trasparenza peraltro criticata dalla deputata zurighese dei Verdi Marionna Schlatter, autrice di un’iniziativa parlamentare attualmente in discussione in seno al legislativo (si veda riquadro).

Il mercato delle armi è sempre molto dinamico, con appassionati e appassionate che “continuano a acquistare, vendere e scambiarsi armi”, constata Marc de Montet, armaiolo e membro del comitato d’organizzazione della Borsa delle armi.

Alcuni analisti e analiste ipotizzano che il calo della sensazione di sicurezzaCollegamento esterno legato al contesto geopolitico internazionale (pandemia, guerra in Ucraina) potrebbe aver stimolato la voglia di armarsi.

Tuttavia, secondo de Montet, la spiegazione principale è legata alla crescente popolarità del tiro sportivo, una disciplina che rappresenta “la grande maggioranza delle ragioni di acquisto” e “interessa sempre di più anche le donne”.

Le donne rappresentano circa il 15% delle 130’000 persone iscritte alla Federazione sportiva svizzera di tiro e il numero di giovani tiratrici è in aumento. Nel 2022, 1’800 ragazze hanno seguito un corso per giovani tiratori (dai 15 anni) su un totale di 8’100 partecipanti, ovvero un quarto. Dieci anni fa erano 1’100 su 7’000, il 16%. Il numero di cacciatori è invece stimato a 30’000.

La legislazione sull’acquisto di armi da fuocoCollegamento esterno in Svizzera è piuttosto morbida nel confronto internazionale, in particolare rispetto ai Paesi vicini. L’acquisto è legato a un permesso che può essere richiesto da ogni persona maggiorenne, a eccezione di coloro che sono iscritti/e nel casellario giudiziale e i cittadini e le cittadine di determinati Paesi considerati sensibili dalle autorità.

In occasione della prima richiesta, un’indagine è svolta sulla persona richiedente. In media, il rilascio del’autorizzazione avviene nell’arco di due o tre settimane.

Dalla riforma del 2019, l’acquisto di armi semiautomatiche a grande capacità è possibile solo per il tiro sportivo e il collezionismo e necessita un’autorizzazione eccezionale.

La legge svizzera sul porto d’armiCollegamento esterno è, invece, molto più restrittiva, il che rappresenta una grande differenza rispetto agli Stati Uniti. Trasportare un’arma nello spazio pubblico non è permesso se non per gli spostamenti verso una zona di caccia o un poligono di tiro, con le munizioni separate dall’arma.

Il permesso di porto d’armi è concesso solo alle persone che ne hanno bisogno per motivi professionali (ad esempio il personale di sicurezza) o devono proteggersi da un pericolo, a condizione che questo sia “tangibile”. Il permesso è rilasciato in seguito a un esame sull’uso di un’arma.

“Il DNA della Svizzera”

La Svizzera, Paese neutrale noto per essere tranquillo, è uno dei più armati al mondo, secondo l’organizzazione Small Arms SurveyCollegamento esterno, con sede a Ginevra, che produce analisi di riferimento nel settore. Secondo le ultime stime, risalenti al 2018, più di 2,3 milioni di armi da fuoco erano in circolazione a livello nazionale, senza contare le 360’000 armi delle forze dell’ordine.

Con circa 28 armi per 100 abitanti, la Confederazione si piazza in quarta posizione in Europa occidentale (dopo Finlandia, Austria e Norvegia) e alla quattordicesima a livello mondiale. Il primato è senza dubbio degli Stati Uniti, con 120 armi per 100 abitanti.

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“Le armi sono in un certo senso nel DNA della Svizzera”, riassume l’appassionato Philippe Aeschlimann, riferendosi all’esercito di milizia e al servizio militare obbligatorio. Le reclute tengono la loro arma d’ordinanza a casa e possono acquistarla a prezzo modico dopo la fine del servizio militare, il che spiega anche perché molte persone nel Paese hanno un’arma in un armadio.

Le informazioni sul possesso d’armi sono gestite a livello cantonale e non sono di dominio pubblico. Una piattaforma online esiste, ma la sua consultazione è riservata alle forze dell’ordine.

Alcune persone, in ambito accademico e politico, criticano le difficoltà nello svolgere un’analisi precisa della situazione nel Paese.

La deputata ecologista zurighese Marionna Schlatter è all’origine di un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno, attualmente in discussione, che chiede la creazione di un registro centralizzato. Secondo lei “non c’è praticamente nessun Paese in Europa che non dispone di un registro nazionale delle armi”. Un tale strumento permetterebbe, secondo Schlatter, di migliorare preventivamente la sicurezza.

Approvata dalla Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (Camera bassa del Parlamento), l’iniziativa è stata respinta dalla relativa commissione del Consiglio degli Stati (Camera alta) e verrà nuovamente discussa. La maggioranza della Commissione è dell’opinione che gli strumenti attuali siano sufficienti.

“Un registro nazionale non apporterebbe alcun valore aggiunto in termini di sicurezza pubblica, ma provocherebbe piuttosto un eccesso di lavoro amministrativo e darebbe luogo a doppioni”, si legge nel comunicatoCollegamento esterno.

Sono argomentazioni che Schlatter non condivide. “In Svizzera, sappiamo quanti gatti e quante mucche ci sono, ma non possiamo sapere quante armi sono in circolazione?”, dice.

Venti volte meno omicidi che negli Stati Uniti

Malgrado questa grande disponibilità di armi, si uccide relativamente poco con armi da fuoco in Svizzera. Il Paese appare così come un paradosso – e ogni tanto come un modello – in particolare agli occhi degli Stati Uniti, dove le notizie di sparatorie finiscono regolarmente in prima pagina.  Nel 2018, il Daily ShowCollegamento esterno, una trasmissione molto popolare, aveva dedicato un reportage alla questione.

Secondo il Global Health Data ExchangeCollegamento esterno, il tasso di omicidi con arma da fuoco in Svizzera nel 2019 era di 0,2 per 100’000 abitanti, in linea con quello dei vicini europei e venti volte inferiore a quello degli Stati Uniti – la media mondiale è di 3 omicidi per 100’000 abitanti. Le armi da fuoco sono state utilizzate in 11 omicidi e 9 tentati omicidiCollegamento esterno in Svizzera nel 2022.

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Mentre negli Stati Uniti gli omicidi detti “di massa” fanno ogni anno migliaia di vittime – una delle ultime ha provocato la morte di 18 persone a Lewiston, in Maine, a fine ottobre – la Svizzera è lungi dall’essere toccata da questo fenomeno. L’ultima strage di dimensioni paragonabili risale al 2001, nel Parlamento di Zugo. Delle sparatorie hanno luogo, ma restano episodi sporadici.

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Poliziotto di spalle

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Il massacro nel Parlamento di Zugo

Questo contenuto è stato pubblicato al Il 27 settembre 2001, un uomo armato fece una strage al Parlamento regionale di Zugo.il documentario della SRF.

Di più Il massacro nel Parlamento di Zugo

L’esempio più recente risale a dicembre, quando un uomo ha ucciso due persone e ne ha ferita un’altra a Sion, capoluogo del Vallese, suscitando sgomento nella Svizzera francese. Lo sparatore, arrestato dopo un inseguimento, possedeva due armi regolarmente registrate presso la polizia.

Contesti non paragonabili

“L’idea secondo cui il tasso di possesso di armi da fuoco nella popolazione determina il numero di omicidi commessi con esse proviene da ricerche condotte negli Stati Uniti, ma non è applicabile in Europa”, spiega la criminologa Nora MarkwalderCollegamento esterno, dell’Università di San Gallo.

Il tessuto sociale e politico dei Paesi, in particolare se caratterizzato da forti tensioni o profonde disparitàCollegamento esterno, svolge un ruolo importante. Il contesto europeo – e svizzero in particolare – non è paragonabile con quello degli Stati Uniti. “Abbiamo un’altra composizione della popolazione, un’altra struttura del possesso di armi, un’altra cultura”, sottolinea la ricercatrice.

Una delle particolarità statunitensi è che molte persone acquistano o utilizzano delle armi da fuoco a scopo di autodifesa, il che è raramente il caso in Svizzera. In alcuni Stati americani, l’uso di armi letali per autodifesa, in particolare nella proprietà privata, è ampiamente protetto dalle controverse legislazioni note come “Stand Your Ground” (“Difendi la tua posizione”).

Gli specialisti e le specialiste che abbiamo interpellato sono unanimi sulla specificità del rapporto elvetico con le armi, un misto di familiarità, di formazione alle misure di sicurezza (spesso a partire da una giovane età) e di responsabilità individuale. “Rispetto al numero di proiettili sparati in tutta la Svizzera, gli incidenti sono pochissimi”, dice l’armaiolo Marc de Montet, a sua volta tiratore e istruttore di tiro.

La criminologa Nora Markwalder è coautrice di uno studioCollegamento esterno apparso nella primavera del 2023 sugli omicidi con armi da fuoco in cinque Paesi europei, tra cui la Svizzera. La Finlandia è presentata come la nazione il cui profilo è più simile a quello elvetico – essendo molto armata a causa di una tradizione ben radicata della caccia e presentando un tasso di omicidi con armi da fuoco molto basso. Questa ricerca conclude che, nei Paesi europei, il principale fattore determinante del tasso di omicidi è la taglia e l’attività degli ambienti criminali.

Drammi a porte chiuse

Delle criticità esistono tuttavia anche in Svizzera. Contrariamente ad altri Paesi studiati, l’uso delle armi da fuoco è elevato e non circoscritto al banditismo, sottolinea Markwalder. Certe categorie di persone, in primo luogo le donne, sono più a rischio di esserne vittima, un aspetto che spesso sfugge ai radar dato il basso livello generale di crimini.

“Nel confronto internazionale, in Svizzera le armi da fuoco sono più spesso utilizzate nei contesti di femminicidi e di omicidi familiari”, indica la scienziata. Le statistiche sugli omicidi dal 2009 mostrano che le armi da fuoco sono il metodo più utilizzato per uccidere delle donne. È stato così in 30,3% dei 350 casi di omicidi di donne, contro il 28,5% dei 316 omicidi di uomini.

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Per la criminologa, la disponibilità di armi da fuoco nella sfera domestica ha un effetto incitativo. “L’arma da fuoco è un metodo più rapido, facile, distanziato e letale di un’arma bianca, che necessita l’uso della forza e di essere più vicini”, spiega. Markwalder aggiunge che più dell’80% dei cosiddetti “drammi familiari” in cui l’autore uccide la sua partner e i figli prima di suicidarsi, sono commessi con armi da fuoco nella Confederazione.

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È inoltre ampiamente documentato che la disponibilità di armi nelle economie domestiche aumenta il rischio di suicidio. Il tasso elvetico di suicidi con arma da fuoco in Svizzera è tra i più elevati al mondo (2,5 per 100’000 abitanti), dietro quello della Finlandia (2,7). Il più alto è quello degli Stati Uniti (7).

Su 220 decessi dovuti alle armi da fuoco in Svizzera nel 2022, 200 erano suicidi, un aspetto che preoccupa da tempo gli ambienti della prevenzione. “Un metodo di suicidio molto accessibile accresce il rischio di passaggio all’atto, e un metodo letale come l’arma da fuoco aumenta il rischio di decesso”, scrive l’associazione Stop Suicide in una nota informativaCollegamento esterno.

Secondo la parlamentare ecologista Marionna Schlatter, bisogna agire per tentare di rendere le armi meno accessibili. “Non mi riferisco naturalmente al tiro sportivo – sottolinea – ma penso che ci siano troppe armi in giro che sono state ottenute in un modo o in un altro, e che rappresentano un rischio latente”.

“È evidente che più armi non rendono la Svizzera un Paese più sicuro”, aggiunge la deputata.

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Dibattito
Moderato da: Pauline Turuban

Quali regole ci vorrebbero per l’accesso alle armi da fuoco?

Rendere più difficile l’accesso alle armi da fuoco migliorerebbe la sicurezza? Qual è la vostra esperienza nel vostro Paese di residenza?

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A cura di Samuel Jaberg

Traduzione: Zeno Zoccatelli

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