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La legge svizzera sul commercio responsabile deve includere il cobalto

Dorothée Baumann-Pauly e Serra Cremer Iyi

Diversi esperti di affari e di diritti umani affermano che la Svizzera dovrebbe sostenere l’approvvigionamento responsabile di cobalto, un minerale molto richiesto, i cui rischi per i diritti umani sono spesso trascurati.

Il governo sta tenendo delle consultazioni su una nuova legge per ritenere le aziende responsabili dell’impatto negativo delle loro operazioni sulle popolazioni, dopo che l’iniziativa per multinazionali responsabili è fallita alle urne l’anno scorso.

La portata dell’obbligo di diligenza della nuova legge è molto più ristretta rispetto all’iniziativa originale, in quanto richiede solo alle aziende che commerciano o lavorano metalli e minerali di condurre un’analisi sui diritti umani se i prodotti provengono da “aree di conflitto e ad alto rischio” o dove “può essere coinvolto il lavoro minorile”. Questo dovere si applica a 23 sottoprodotti, compresi i cosiddetti “minerali di conflitto” come stagno, tantalio, tungsteno e oro (conosciuti anche come 3TG).

Il cobalto, che sarà probabilmente la materia prima più calda per molti anni a venire, non è sulla lista. Dovrebbe esserlo.

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Aumento della domanda

Il cobalto è un componente fondamentale nelle batterie agli ioni di litio che alimentano i dispositivi elettronici e i veicoli elettrici. Le vendite di veicoli elettrici stanno rapidamente crescendo, accelerate dagli investimenti nella mobilità pulita e dagli obiettivi di cambiamento climatico, portando a un drammatico aumento della domanda di cobalto.

Nonostante l’impatto negativo della pandemia sul mercato, le vendite globali di veicoli elettrici sono aumentate del 40% nel 2020 e più che raddoppiate nel primo trimestre del 2021, mentre il prezzo del cobalto ha subito un’impennata del 60% già quest’anno. L’Agenzia internazionale dell’energia prevede che la domanda di cobalto aumenterà tra sei e trenta volte i livelli attuali entro il 2040.

Mentre diverse case automobilistiche stanno investendo in tecnologie per produrre batterie senza cobalto, si prevede però che queste alternative saranno utilizzate in meno del 20% dei veicoli elettrici venduti nel prossimo decennio.

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Incidenti mortali

Il cobalto è un minerale strategico nella transizione verso l’energia verde. Ma è anche legato a gravi violazioni dei diritti umani.

Più di due terzi del cobalto mondiale proviene dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC), un Paese che è esplicitamente designato come “zona di conflitto e ad alto rischio” dal Regolamento per i minerali di conflitto dell’UE e dal Dodd-Frank Consumer Protection Act degli Stati Uniti.

Il cobalto non è stato designato come “minerale di conflitto” come l’oro dai legislatori statunitensi ed europei perché non proviene da una “zona di conflitto e ad alto rischio” come la fascia orientale della RDC, che sono controllate dai gruppi ribelli.

Ma il cobalto viene estratto in un’altra “area ad alto rischio” con ben noti problemi di lavoro minorile e di sicurezza mineraria che giustificano un esame adeguato. Nel 2016 Amnesty International ha pubblicato un rapporto che analizza il lavoro minorile nelle miniere di cobalto artigianali e di piccole dimensioni e altri esempi di condizioni di lavoro non sicure in quelle miniere.

Da allora, una serie di incidenti minerari mortali si sono verificati nelle miniere di cobalto congolesi. Un incidente è avvenuto nel 2019 dove alcuni artigiani minatori stavano lavorando a un’operazione assegnata a una concessionaria industriale mineraria di proprietà della società svizzero-inglese Glencore, uccidendo 42 minatori.

Questi non sono casi isolati. Gli incidenti si verificano frequentemente nelle miniere di cobalto più piccole e artigianali nella RDC.

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La responsabilità della Svizzera come hub delle materie prime

Integrare il cobalto nella nuova legge è particolarmente importante nel contesto svizzero, poiché la Svizzera è la patria di due dei maggiori attori della catena globale di approvvigionamento del cobalto, Glencore e Trafigura.

Entrambe le aziende, che commerciano cobalto congolese, sono ben consapevoli delle sfide dei diritti umani nelle miniere di cobalto del Paese e stanno cercando di affrontare i problemi.

Glencore sostiene la Fair Cobalt Alliance, un’iniziativa di diversi operatori del settore che mira a migliorare le condizioni di lavoro delle miniere e a sradicare il lavoro minorile. Trafigura è l’unico partner commerciale di Entreprise Générale du Cobalt (EGC), la società mineraria di proprietà statale, con la quale l’azienda svizzera ha recentemente sviluppato degli standard di approvvigionamento responsabile per garantire un’estrazione artigianale del cobalto sicura e strettamente controllata.

Includere il cobalto nella legge non stigmatizzerebbe il metallo congolese, come si teme possa accadere dato che, a seguito della legislazione Dodd Frank sui minerali di conflitto negli Stati Uniti, alcune aziende hanno evitato l’approvvigionamento di 3TG dalla RDC. Né incentiverebbe le aziende a progettare prodotti senza il cobalto. Al contrario, dovrebbe promuovere pratiche di approvvigionamento responsabile e rafforzare gli sforzi esistenti delle aziende e del governo congolese, compreso l’EGC, per affrontare le violazioni dei diritti umani nella catena di approvvigionamento delle batterie. Dovrebbe anche fornire alle aziende che già si attengono a un approvvigionamento responsabile nella RDC un vantaggio competitivo.

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Richiedendo un obbligo di diligenza sui diritti umani per il cobalto, la controproposta svizzera potrebbe rafforzare gli sforzi del governo congolese per regolare la produzione artigianale di cobalto. Potrebbe anche rassicurare gli acquirenti sul fatto che il cobalto congolese sia estratto in modo responsabile e aumentare la sua accettazione sul mercato. In termini concreti, questo obbligo richiederebbe alle aziende coinvolte nella catena di approvvigionamento del cobalto, dalle società minerarie ai commercianti, ai raffinatori e alle compagnie alla fine della catena, di collaborare tra loro e con le organizzazioni della società civile, i governi e il mondo accademico per sviluppare un unico insieme di standard misurabili e di valori che aiutino ad affrontare i rischi nell’ambito dei diritti umani.

Una simile piattaforma collaborativa multilaterale esiste già nell’ambito della Global Battery Alliance, un’iniziativa lanciata dal Forum economico mondiale. Una legge svizzera che includa il cobalto può fornire incentivi per l’applicazione di tali standard anche su scala locale.

Se la Svizzera non introdurrà il cobalto nella nuova legge, rimarrà indietro rispetto ai Paesi vicini. L’UE ha già proposto un regolamento sulle batterie (UE 2019/2020), che dovrebbe diventare parte di un sistema normativo europeo legalmente vincolante sulla responsabilità aziendale entro la fine dell’anno.

Tale normativa richiede un obbligo di diligenza nella catena di approvvigionamento per i metalli e i minerali usati nella produzione delle batterie, compreso il cobalto.

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Con le consultazioni sulla legge svizzera che terminano a metà luglio, è il momento per il governo di assicurare che la mobilità futura non sia solo pulita ma anche rispettosa dei diritti umani.

Correzione: Questo articolo è stato aggiornato per chiarire che l’incidente che ha ucciso 42 minatori è avvenuto dove i minatori artigiani stavano lavorando nell’ambito di una concessione mineraria industriale di proprietà di Glencore.

Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente quelle dell’autrice/autore, e non riflettono necessariamente le opinioni di SWI swissinfo.ch.

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Traduzione dall’inglese: Mattia Lento

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