Conciliare crescita e sviluppo sostenibile
L’«economia verde» è sulle bocche di tutti e sarà anche al centro dei dibattiti al vertice di Rio de Janeiro, quando la comunità internazionale discuterà di sviluppo sostenibile e futuro dell’economia mondiale. Ma cosa si cela veramente dietro al termine «economia verde»?
Le risorse naturali sono limitate. Ciononostante il genere umano si comporta come se avesse a disposizione più pianeti. Per fronteggiare le sfide a cui è confrontata la popolazione mondiale, sono necessari modelli di produzione nuovi e più efficienti. L’economia verde, per la prima volta iscritta nell’agenda internazionale, dovrebbe permettere di raggiungere questo obiettivo.
Difficilmente il dibattito su questo concetto si tradurrà in misure concrete durante il vertice sullo sviluppo sostenibile in programma a Rio dal 20 al 22 giugno. Infatti, già durante i negoziati preparativi in vista di Rio+20, sono apparse chiare divergenze sulle definizioni e obiettivi che si attribuiscono all’economia verde.
Per economiesuisse, la federazione ombrello dell’economia svizzera, la base dell’economia verde è una combinazione di fattori economici, ecologici e sociali. Grazie alla Green Economy, l’economia potrà continuare a crescere, utilizzando meno risorse e con un impatto minore sull’ambiente. Tutto ciò sembra allettante, ma l’obiettivo è raggiungibile?
Efficienza in materia di risorse
Urs Näf, vice responsabile del settore infrastrutture, energia e ambiente presso economiesuisse, è convinto della possibilità di garantire il benessere impiegando meno risorse. «Per riuscirci, crescita economica e impatto ambientale vanno dissociati», indica a swissinfo.ch. «Ciò significa che l’inquinamento va ridotto, anche se la popolazione e l’economia continueranno a crescere».
Tra i mezzi per raggiungere questo obiettivo, Näf cita il miglioramento qualitativo dei processi lavorativi, le nuove tecnologie, l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili al posto di quelle convenzionali come il carbone o l’olio combustibile.
Anche per Franz Perrez, responsabile della delegazione svizzera a Rio e capo della divisione internazionale dell’Ufficio federale dell’ambiente, l’economia verde è più di un semplice slogan. «La proporzione di questo settore rispetto all’economia nel suo insieme è in aumento. Un esempio in tal senso è la Cleantech Switzerland, un’unione delle aziende attive nell’economia verde e orientate all’esportazione. Anche a livello mondiale, però, sempre più società investono in questo campo».
Essendo un piccolo paese privo di risorse naturali, la Svizzera dipende dalle tecnologie più efficienti, afferma Hans-Peter Egler, capo del settore promozione commerciale presso la Segreteria di Stato dell’economia (Seco).
«Siamo un buon esempio di come si possono affrontare queste sfide. Grazie alle tecnologie Cleantech, lavoriamo assieme a paesi-partner, in particolare paesi in via di sviluppo. L’interesse per un futuro sostenibile è grande soprattutto in Stati come l’Indonesia, la Cina o l’India», prosegue Egler.
Politica economica brutale
In vista del vertice, la Svizzera ha messo l’accento sulla necessità di elaborare una ‘roadmap’ dell’economia verde, affinché la comunità internazionale raggiunga un’intesa su misure e obiettivi concreti, che concilino sviluppo sostenibile e lotta alla povertà.
L’economia verde non convince però i paesi in via di sviluppo e quelli emergenti. I paesi del sud temono che le nazioni industrializzate vogliano introdurre standard ambientali più elevati solo per proteggere i loro mercati.
«Molti paesi in via di sviluppo non riconoscono il potenziale dell’economia verde e pensano che in realtà dietro a questo concetto si celino solo nuove barriere commerciali», osserva Hans-Peter Egler della Seco.
Secondo Jürg Buri, direttore della Fondazione svizzera dell’energia, a Rio non sarà tanto la politica climatica ad essere in primo piano, bensì la politica economica a livello globale. «I paesi leader in materia di tecnologia dell’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica vogliono una protezione climatica più estesa possibile e che sia messo l’accento sul settore Cleantech. In questo modo possono tener lontani dai loro mercati paesi in cui la produzione è meno cara, come la Cina, il Brasile e l’India».
Per Buri, inoltre, economia verde e crescita sono due elementi inconciliabili. Ci vuole il coraggio di mettere da parte il dogma della crescita ad ogni costo e concentrarsi sul riciclaggio, che permette di valorizzare i rifiuti e di usare con parsimonia le risorse.
Competitività in pericolo
Dubbi e riserve sono comunque stati sollevati anche dagli Stati più industrializzati. I paesi occidentali si sentono sempre più minacciati dalle tecnologie ambientali a basso costo prodotte dai paesi emergenti, ad esempio dalla Cina.
Urs Näf, di economiesuisse, è un po’ preoccupato per le capacità concorrenziali di paesi come la Svizzera. «È comunque impensabile che alcuni paesi abbiano il diritto di non dover fare praticamente nulla nell’ambito della Green Economy e possano così praticare un dumping sociale ed ecologico per essere più competitivi».
Agricoltura verde
Un punto che occuperà in modo particolare i partecipanti della conferenza di Rio sarà l’agricoltura, uno dei settori più inquinanti. Secondo l’organizzazione di aiuto allo sviluppo Swissaid, le tecnologie verdi non sono sufficienti per risolvere i problemi ambientali e lottare contro la fame e la povertà.
«A Rio la Svizzera si concentra troppo sugli aspetti ambientali e troppo poco sulla lotta alla povertà e sul diritto allo sviluppo dei paesi del terzo mondo», afferma Tina Goethe, esperta agraria presso Swissaid. Ciò porta a uno scontro che non genera alcun progresso.
«L’economia verde è un concetto che può sì servire, ma rispetto al concetto di sviluppo sostenibile è troppo limitato, poiché mette in avanti l’ecologia e l’economia, ma oscura completamente l’aspetto legato allo sviluppo sociale».
Tina Goethe confida nella politica e spera che a Rio si rimetta in discussione la strategia di crescita e che ci si renda conto della necessità di un cambiamento di rotta. «Produrre sempre più velocemente e sempre di più: questo modello deve essere analizzato in maniera critica, poiché crescita e sostenibilità sono in una certa misura antitetici».
Per il responsabile della delegazione svizzera Franz Perrez i due obiettivi non sono invece contradditori: «Crescita e sostenibilità hanno bisogno l’uno dell’altro. L’unica strada per lottare contro la povertà nel mondo e garantire sviluppo e crescita per tutti è di farlo su basi sostenibili».
Vent’anni dopo la prima conferenza internazionale sull’ambiente, dal 20 al 22 giugno 2012 i leader internazionali saranno di nuovo riuniti a Rio de Janeiro per discutere di cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile.
Il principale obiettivo del vertice è di raggiungere un accordo su proposte concrete che possano dar slancio all’economia mondiale e nello stesso tempo proteggere l’ambiente.
La Svizzera propone di elaborare una ‘roadmap’ internazionale dell’economia verde. L’idea ha ottenuto il sostegno, tra gli altri, dell’Unione Europea.
Il concetto di economia verde è visto però con scetticismo da diversi paesi del sud, che vogliono mettere l’accento prima di tutto sulla lotta alla povertà e sullo sviluppo.
Un punto su cui tutti gli Stati sono d’accordo, è la necessità di avere un’istituzione efficiente che possa aiutare le Nazioni Unite nello sviluppare, mettere in atto e controllare i programmi di sostenibilità. In questo contesto, la Svizzera ha proposto di creare un Consiglio della sostenibilità.
La Camera internazionale di commercio (ICC) definisce l’economia verde come «un’economia che concilia crescita e responsabilità ambientale, rafforza reciprocamente questi due aspetti e permette in questo modo di compiere dei passi in avanti in ambito sociale».
«Il commercio e l’industria svolgono un ruolo determinante, poiché offrono quei prodotti orientati al mercato, quei processi e quelle soluzioni e prestazioni di servizi necessari per passare a un’economia verde»
Con il termine ‘cleantech’, si intendono quelle tecnologie che permettono di ridurre il consumo di risorse e di contribuire a salvaguardare i sistemi naturali.
Queste tecnologie comprendono diversi sottosettori: energie rinnovabili, efficienza energetica, immagazzinamento di energia, materiali rinnovabili, gestione dei rifiuti, gestione sostenibile delle acque, mobilità, agricoltura ed economia forestale…
Alla conferenza sul clima di Rio de Janeiro la Svizzera sarà rappresentata dalla presidente della Confederazione Eveline Widmer-Schlumpf e dalla ministra dell’ambiente Doris Leuthard.
Oltre ai due membri del governo, nella città brasiliana sarà presente anche Bruno Oberle, direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente, il quale parteciperà ai negoziati a livello ministeriale col titolo di Segretario di Stato conferitogli dall’Esecutivo per la durata della conferenza.
(traduzione di Daniele Mariani)
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