COP27, un campanello d’allarme
L'estate 2022 ci ha mostrato una volta di più come il clima stia diventando di anno in anno più estremo, anche in Svizzera. Continuare a emettere come finora (business-as-usual) puntando solo sull'adattamento non è una soluzione e solo rinunciando completamente ai combustibili fossili si potrà evitare il peggio. Le delegazioni dei Paesi che stanno negoziando alla COP27 hanno l'importante responsabilità di dimostrare che questi incontri possono finalmente portare a dei progressi, afferma Sonia Seneviratne, esperta di clima e professoressa al Politecnico federale di Zurigo.
Fiumi in secca e suoli inariditi in tutta Europa. Perdite di raccolti, incendi boschivi devastanti e ghiacciai che si sciolgono sempre più rapidamente. Migliaia di decessi causati dal caldo estremo nelle città e mucche abbattute a causa di alpeggi troppo secchi. Quella del 2022 è stata una delle estati più calde e più secche da quando esistono le misurazioni. Se in primavera i ricercatori e le ricercatrici sul clima avessero avvertito che avremmo potuto vivere un’estate così estrema, saremmo stati bollati come allarmisti. Ma quello che stiamo vivendo è assolutamente in linea con l’ultima valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti ed esperte sui cambiamenti climatici (IPCCCollegamento esterno).
Da tempo siamo consapevoli di ciò a cui stiamo andando incontro e da alcuni anni vediamo i primi chiari segnali che non saremo in grado di superare la crescente crisi climatica senza adottare serie misure di mitigazione. Per decenni, molte persone hanno banalizzato i cambiamenti climatici, affermando che si sarebbe trattato di una sfida lontana a cui saremmo stati in grado di adattarci senza problemi. Gli ultimi mesi ci hanno dimostrato che la realtà è ben diversa.
Il solo adattamento non è un’opzione
Siamo in una crisi climatica. L’atmosfera si è già riscaldata di 1,2°C. Quest’estate, l’aumento delle temperature e l’assenza di pioggia hanno prosciugato i suoli in tutto l’emisfero borealeCollegamento esterno. Siamo giunti alla conclusione che, nel clima attuale, queste condizioni di siccità si presenteranno circa una volta ogni 20 anni, mentre senza il riscaldamento globale causato dall’essere umano si verificherebbero circa una volta ogni 400 anni. La combinazione di caldo e siccità ha causato problemi anche in molte regioni della Svizzera: nemmeno il nostro Paese, ricco di risorse idriche, è immune da scarsità d’acqua, soprattutto perché le riserve di ghiaccio nelle Alpi si stanno riducendo a un ritmo record.
“Dobbiamo rinunciare a petrolio, gas e carbone e questo va fatto il prima possibile.”
Se la Terra continuerà a riscaldarsi, in futuro potremo aspettarci eventi estremi ancora più forti e frequenti di quelli che abbiamo visto negli ultimi anni: ondate di calore, siccità, piogge intense e uragani estremi. L’ultimo rapporto dell’IPCC mostra inoltre che, in assenza di contromisure, raggiungeremo rapidamente i limiti delle possibilità di adattamento.
Una cosa è chiara: ogni tonnellata di CO2 in più emessa riscalda ulteriormente il nostro clima estremo. Per evitarlo, dobbiamo rinunciare a petrolio, gas e carbone e questo va fatto il prima possibile. Perché ogni decimo di grado in più può fare la differenza.
La svolta è possibile
Eliminare gradualmente i combustibili fossili è possibile: esistono alternative in quasi tutti i settori – energie rinnovabili, pompe di calore, mobilità elettrica. In Svizzera, il 93% delle emissioni di CO2 proviene dalla combustione di petrolio e gas. Se la Svizzera riuscirà a dimezzare le proprie emissioni entro il 2030, saremmo già sulla buona strada per raggiungere il limite stabilito dall’Accordo di Parigi, che mira a stabilizzare il riscaldamento a circa 1,5°C. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo ridurre il nostro consumo di petrolio e gas del 55% entro il 2030.
La Legge federale sugli obiettivi di protezione del clima, l’innovazione e il rafforzamento della sicurezza energetica approvata di recente spianerà la strada verso il raggiungimento di un saldo netto delle emissioni pari a zero. Tuttavia, i singoli individui, le aziende e le autorità possono già iniziare a prendere l’iniziativa per accelerare la necessaria svolta.
La Svizzera trarrà vantaggio dall’abbandono dei combustibili fossili anche in termini geopolitici, poiché potrà ridurre la sua dipendenza dalle esportazioni provenienti da regimi autocratici. La nostra dipendenza dal petrolio e dal gas non solo danneggia il clima, ma è anche costosa e rende le democrazie vulnerabili al ricatto di Stati canaglia, come purtroppo abbiamo visto nell’ultimo anno.
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Non si può tornare indietro
Dovremo convivere con le conseguenze climatiche causate finora. Queste non scompariranno in un mondo senza emissioni di CO2. Nel migliore dei casi potremo stabilizzare il riscaldamento globale, ma difficilmente potremo invertirlo. Quando si tratta di clima, non si può tornare indietro: molte conseguenze sono irreversibili.
Questo significa anche che non si può trascurare la questione delle “perdite e dei danni” nell’attuale riunione della COP27. Come hanno evidenziato le recenti inondazioni in Pakistan, molti Paesi che finora hanno contribuito poco alle emissioni di CO2 sono fortemente colpiti dalle conseguenze di tali emissioni. Gli Stati che vi hanno contribuito, compresa la Svizzera, dovranno assumersi le responsabilità che ciò comporta in termini di compensazioni per i Paesi meno sviluppati e a basse emissioni.
Un campanello d’allarme: la COP27 deve realizzare dei progressi
Quest’estate ci ha mostrato chiaramente come il clima stia diventando di anno in anno più estremo. Possiamo e dobbiamo contribuire a contrastare questa evoluzione, sia a livello globale che in Svizzera. Agire ora vale la pena. L’estate 2022 dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutti e tutte noi.
Dopo la COP21 del 2015 a Parigi, tutte le successive conferenze sul clima della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) sono state una delusione e non hanno mantenuto le promesse fatte nell’Accordo di Parigi. Il tempo sta per scadere. Abbiamo bisogno di decisioni coraggiose alla COP27. La delegazione svizzera, insieme a quelle di altri Paesi che generano molte emissioni, ha la responsabilità di garantire progressi nell’attuale situazione di stallo.
Questa è una versione aggiornata del testo pubblicato sul blog del Politecnico federale di ZurigoCollegamento esterno
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