Donald Trump, volto della rabbia di un’America divisa
L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti esprime la rabbia degli americani contro la classe politica e l’establishment di un paese profondamente diviso, secondo la stampa elvetica. Una nomina a sorpresa, quella del miliardario 70enne, che equivale a un terremoto politico, i cui effetti si faranno sentire a lungo.
Una “Brexit al cubo”. L’aveva promessa Donald Trump alla vigilia del voto e gli elettori gliel’hanno concessa.
In un’analisi a caldo, la Neue Zürcher Zeitung sottolinea che il magnate newyorkese ha “rivoltato il paesaggio politico statunitense” e che “l’America va incontro a un periodo di turbolenze”. Con il suo linguaggio provocatorio e spesso insultante, Trump è riuscito a far breccia tra i bianchi della classe media e degli strati più sfavoriti della società americana, che si sentono abbandonati dalle élite, scrive il giornale zurighese.
Verso un periodo turbolento
La vittoria del miliardario 70enne provocherà delle “onde di choc” in un paese che “rimane profondamente diviso”, prosegue la NZZ. E una personalità polarizzante come Trump difficilmente aiuterà a colmare questo fossato. Tanto più che lui stesso ha contribuito ad allargarlo durante una campagna particolarmente odiosa.
Altri sviluppi
Donald Trump entra alla Casa Bianca
Il periodo di turbolenze non riguarderà solo gli Stati Uniti, ma il mondo intero, sottolinea dal canto suo il Tages-Anzeiger. Donald Trump potrebbe infatti essere tentato dal “rovesciare tutto”, dall’accordo nucleare con l’Iran e quello climatico, passando per vari contratti commerciali.
Secondo Le Temps, il sistema economico non ha saputo ripartire equamente il prodotto della crescita e ha lasciato troppe persone ai margini. “Gli esclusi, le minoranze e i bianchi più poveri, che desiderano integrarsi più profondamente a costo di accettare il lato oscuro dell’anima americana, hanno votato un demagogo, un bugiardo, un imbroglione come Trump”. Un segnale – sottolinea Le Temps – che “l’odio contro le élite, media compresi, è maggioritario”.
La politica esce a brandelli dall’8 novembre 2016 e sia il Partito repubblicano che – soprattutto – quello democratico sono a pezzi dopo l’elezione. “Gli americani sono divisi tra la gioia e la nausea. E il mondo, dal canto suo, vede emergere dopo il Brexit, un’ondata populista sempre più devastatrice”.
L’Aargauer Zeitung rileva invece che questa elezione non passerà alla storia per avere portato alla Casa Bianca la prima donna, “ma il primo uomo che era al di fuori del sistema politico e che aveva contro addirittura l’establishment del proprio partito”.
“Aver perso contro un candidato così assurdo, rappresenta una disfatta totale per Hillary Clinton. Tanto più che aveva dietro di sé un Partito democratico unito, i principali media, Wall Street, Hollywood e tutti coloro che contano”, scrive il quotidiano argoviese.
“Ma è stato proprio questo il problema. Il trionfo di Trump è un massiccio voto di sfiducia, una rivolta popolare: contro il clan Clinton, contro la cooperazione internazionale, contro la migrazione, contro Washington, contro le élite, contro la politica in quanto tale”.
“Meno pericoloso della Clinton”
Tra le rare voci fuori dal coro, quella dell’amministratore delegato del gruppo Corriere del Ticino Marcello Foa, che in un video-commento afferma di “non essere sorpreso” dall’elezione di Trump. “La classe media oggi ha dato fiducia all’unica persona che ha saputo capire le sue paure”, rileva Foa, sottolineando che se Trump è stato eletto presidente, “la
colpa è essenzialmente delle élite, diventate troppo autoreferenziali”. Per quanto concerne la politica estera, “paradossalmente Trump è meno pericoloso di quanto sarebbe stata Hillary Clinton. Trump propone una distensione con la Russia e vede un ruolo dell’America meno aggressivo, meno destabilizzante di quanto sia stato fino ad oggi. Per noi europei questa è un’aspettativa positiva”.
Nel suo discorso dopo la vittoria , Trump ha invitato gli statunitensi a superare le divisioni e cercare un terreno comune, parole in contrasto con i toni della campagna elettorale.
“Voglio essere il presidente di tutti gli americani”, ha annunciato mercoledì il futuro inquilino della Casa Bianca, che ha ottenuto l’appoggio di 290 grandi elettori, superando così la maggioranza assoluta di 270 necessaria per diventare presidente. La sua rivale si è fermata a 218.
“La Svizzera può lavorare con Trump”
Questa elezione non preoccupa il responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri elvetico Didier Burkhalter che ha annunciato che la Svizzera “potrà lavorare con qualsiasi amministrazione degli Stati Uniti” e “continuerà a difendere i suoi valori, qualsiasi sia il governo americano”.
“Bisogna lasciare il tempo alla nuova amministrazione di adattarsi, giudicheremo in seguito”, ha aggiunto, parlando alla Radiotelevisione della Svizzera francese (RTS).
Per la presidente del Consiglio nazionale (Camera bassa) Christa Markwalder, rimangono “aperti molti interrogativi”, in particolare sul libero scambio e l’apertura dei mercati. La vittoria elettorale di Donald Trump crea un “clima di insicurezza e ciò penalizza gli investitori”, ha dichiarato all’agenzia telegrafica svizzera. Bisogna però rilevare – ha proseguito la deputata bernese – che negli USA molte cose vengono decise dal parlamento e non tutto ciò che si è sentito durante la campagna avrà una chance di essere accettato dal Congresso.
Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale della Svizzera per quanto riguarda le esportazioni e Berna ha naturalmente ogni interesse a mantenere buone relazioni con Washington.
Maggioranza repubblicana mantenuta
I repubblicani hanno mantenuto la maggioranza in entrambe le Camere del Congresso statunitense. Controllando la Casa Bianca e il potere legislativo, il partito potrebbe avere l’opportunità di apportare dei cambiamenti significativi e distruggere le riforme messe in atto durante l’amministrazione Obama.
Avrà inoltre il vantaggio per la nomina dei più alti responsabili governativi e dei giudici della Corte suprema.
La realizzazione di tutte le proposte “choc” fatte da Trump durante la campagna elettorale non è tuttavia scontata. Il miliardario ha dimostrato a più riprese di avere relazioni tese e conflittuali con diversi dirigenti repubblicani.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.