Crescita economica grazie ai bilaterali
Uno studio del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) rivela che gli accordi bilaterali conclusi con l'Unione europea hanno portato vantaggi economici alla Svizzera. Il più incisivo è l'accordo sulla libera circolazione delle persone.
Lo studio del KOF, commissionato da economiesuisse e dall’Unione svizzera degli imprenditori (USI), dà buoni voti all’accordo sulla libera circolazione delle persone.
Secondo le stime degli esperti zurighesi, quest’ultimo ha comportato un aumento del prodotto interno lordo (PIL) di 5,5 miliardi di franchi alla fine del 2007 e indotto un incremento dei consumi privati e del reddito reale disponibile per abitante.
I risultati sono stati presentati a due mesi dalla votazione popolare sul rinnovo dell’accordo di libera circolazione con l’Unione europea (UE) e la sua estensione a Romania e Bulgaria, gli ultimi due arrivati in casa Europa.
I cittadini svizzeri si recheranno alle urne l’8 febbraio 2009. Sostenuto dagli ambienti economici e dalla maggioranza dei partiti, l’accordo – o meglio, la sua estensione a Romania e Bulgaria – è osteggiato dalla destra nazional-conservatrice.
Niente pressione sui salari
«Contrariamente ai timori, l’accordo sulla libera circolazione delle persone non ha avuto effetti negativi visibili sul mercato del lavoro, anzi, ha fatto salire il livello medio dei salari», ha affermato Jan-Egbert Sturm, responsabile del KOF. L’immigrazione di lavoratori esteri, per la maggior parte altamente qualificati, ha pure fatto regredire il tasso di disoccupazione degli stranieri residenti in Svizzera, ha proseguito Sturm.
I risultati dello studio confermano l’esito di un sondaggio condotto in primavera dall’USI tra i suoi membri, ha dichiarato il direttore dell’organizzazione Thomas Daum. Il 99% degli intervistati attribuisce al rinnovo degli accordi bilaterali una grande o grandissima importanza per l’economia. Per oltre l’80% l’accordo sulla libera circolazione delle persone è essenziale per reclutare personale qualificato e specialisti.
Posti da occupare
Nonostante il rallentamento congiunturale, in Svizzera le imprese continuano a non trovare la persona adeguata per ogni posto, ha spiegato Daum. Se a disposizione vi è un numero maggiore di persone qualificate, di regola vengono creati anche più impieghi per dipendenti meno qualificati.
Quanto alla soluzione del contingentamento, come esisteva prima della conclusione dell’accordo, «non si tratta di un’alternativa sensata». Per Daum, è importante che le imprese possano trasferire senza difficoltà dipendenti tra la Svizzera e l’UE.
I rischi di un no
Dal canto suo, il capo economista di economiesuisse Rudolf Minsch ha messo in guardia contro i rischi inerenti ad un mancato rinnovo degli accordi bilaterali, in quanto «un ritorno alla situazione degli anni novanta rappresenterebbe una minaccia per l’impiego e il benessere».
Se l’8 febbraio dalle urne dovesse uscire un no, nello spazio di sei mesi si arriverebbe ad una revoca dell’intero primo pacchetto di accordi bilaterali. Questo per la presenza della cosiddetta «clausola ghigliottina».
Senza accordi, diventerebbe più difficile per le imprese svizzere accedere al loro principale mercato d’esportazione. A risentirne in modo negativo sarebbero la piazza economica e il mercato del lavoro elvetici.
Inoltre – ha affermato Minsch – nel caso in cui gli accordi dovessero essere rinegoziati, l’UE ne approfitterebbe per esigere concessioni importanti in altri settori. Senza contare che prima della conclusione di un nuovo accordo trascorrerebbe un certo tempo, durante il quale le imprese svizzere sarebbero penalizzate rispetto ai loro concorrenti sul mercato comunitario.
swissinfo e agenzie
L’accordo sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera ed Unione europea (UE) concede ai cittadini elvetici ed europei il diritto di scegliere il paese in cui soggiornare e lavorare.
Per evitare fenomeni di dumping salariale e sociale, la Confederazione ha introdotto delle misure di accompagnamento (maggiori controlli, sanzioni).
L’accordo giungerà a scadenza nel maggio del 2009. L’8 febbraio, i cittadini svizzeri si recheranno alle urne per decidere se prorogarlo ed estenderlo a Romania e Bulgaria.
Come previsto dalla clausola ghigliottina, un no ad uno degli accordi – in questo caso quello sulla libera circolazione – farebbe cadere l’intero pacchetto di bilaterali I.
Nel 1999 la Svizzera e l’Unione europea, formata allora da 15 paesi, hanno firmato un primo pacchetto di accordi bilaterali. L’obiettivo principale era garantire una reciproca apertura dei mercati.
Gli Accordi bilaterali I, entrati in vigore nel 2002, concernono i seguenti settori: libera circolazione delle persone, appalti pubblici, agricoltura, ricerca, trasporti terrestri e trasporto aereo.
Nel 2004 è stato concordato un secondo pacchetto di accordi, destinati a rafforzare la cooperazione in altri settori.
Gli Accordi bilaterali II, entrati in vigore tra il 2005 e il 2008, riguardano l’adesione della Svizzera ai trattati di Schengen e Dublino, la fiscalità del risparmio, i prodotti agricoli trasformati, i media, l’ambiente, la statistica, la lotta contro la frode, le pensioni, nonché l’educazione e la formazione professionale.
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