Fondi Duvalier, quei 4 milioni che Berna non riesce a confiscare
Trentaquattro anni dopo la caduta e la fuga del suo dittatore, Haiti non ha ancora recuperato gli averi che Jean-Claude Duvalier e la sua cerchia avevano accumulato in Svizzera. Il destino di un conto di un ex ministro, bloccato presso il Credit Suisse dal 2012, è lungi dall'essere deciso, come emerge da una recente sentenza del Tribunale amministrativo federale.
Per quindici anni, tra il 1971 e il 1986, Jean-Claude Duvalier ha fatto sprofondare Haiti nel terrore e si è appropriato di milioni di dollari per finanziare il suo indecente tenore di vita. I crimini commessi da ‘Baby Doc’ sono oramai spiegati nei libri di storia. Tuttavia, la popolazione haitiana non ha ancora rivisto i dollari che il clan Duvalier aveva nascosto in Svizzera.
Eppure, autorità e tribunali si occupano della questione da quasi quarant’anni. Il 12 giugno 1986, Port-au-Prince richiede l’assistenza della Svizzera, ma è solo nel 2002 che il Consiglio federale [governo elvetico] decide di congelare per la prima volta i fondi Duvalier identificati nelle banche ginevrine, vodese e zurighesi. In totale, sono confiscati 7,6 milioni di franchi. Nel 2009, l’Ufficio federale di giustizia annuncia che i fondi potranno essere restituiti. Ma il Tribunale federale invalida la decisione nel 2010, in seguito a un ricorso dei Duvalier.
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Nel 2011, il Dipartimento federale delle finanze persiste e chiede la confisca dei beni, confermata dal Tribunale amministrativo federale (TAF) nel 2013. Ma oltre ai conti appartenenti ai Duvalier ci sono anche dei milioni depositati in Svizzera a nome di quelli che la stampa haitianaCollegamento esterno chiama “i baroni della dittatura”.
Frantz Merceron, ex ministro incaricato dell’economia, delle finanze e dell’industria della Repubblica di Haiti dal luglio 1992 al dicembre 1985, ne faceva parte. Nel rapporto StFleurCollegamento esterno pubblicato nel 1987 dal ministro haitiano di giustizia, Merceron è descritto come il banchiere dei Duvalier che li ha aiutati a sottrarre del denaro pubblico e li ha accompagnati all’estero per fare acquisti.
Come il suo presidente, Frantz Merceron aveva depositato milioni in Svizzera. Nel 2015, gli SwissLeaks avevano rivelato che disponeva di un conto presso la banca HSBC. Ma non è tutto: secondo una sentenza del TAF del 17 settembre 2020, l’ex ministro era anche cliente di Credit Suisse a Ginevra.
Questo conto era controllato da Opaline Group Services SA, una società panamense creata nel novembre 2000, ovvero quattro mesi prima dell’inizio della relazione bancaria con Credit Suisse. Oltre sei milioni di franchi erano stati depositati nell’ottobre 2001 da un altro conto, quello della Fondazione Opaline, con sede in Liechtenstein.
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Reagendo a un’inchiesta del mensile Monde diplomatiqueCollegamento esterno nel 1986, che descriveva la “privatizzazione dello Stato” haitiano e l’appropriazione sistematica di fondi della dinastia Duvalier, Frantz Merceron ha scritto una lettera al giornale: “I trasferimenti che mi sono imputati nel vostro articolo sono, innanzitutto, di natura puramente privata, trattandosi di fondi risparmiati su un lungo periodo e per i quali sono state forniti giustificativi, e, in secondo luogo, sono assolutamente immaginari e privi di qualsiasi elemento di prova”.
Nel 2005, Frantz Merceron muore brutalmente. La vedova Muriel diventa l’avente diritto del conto presso Credit Suisse, su cui ci sono ancora più di quattro milioni di euro nel 2011. Il Consiglio federale decide di bloccare questo conto nel 2012, ciò che il Tribunale federale convalida malgrado il ricorso di Muriel Merceron e di Opaline Group Services SA.
All’inizio del 2020, si compie il grande passo: il Dipartimento federale delle finanze apre la strada alla restituzione a Haiti degli averi di Frantz Merceron, ordinando la confisca di questi milioni. Tuttavia, Muriel Merceron muore il giorno dopo la decisione.
I suoi successori presentano ricorso contro la confisca, assieme alla panamense Opaline Group Services SA. I giudici di San Gallo hanno appena respinto il ricorso, precisando che gli averi confiscati sono a nome di Opaline ed escludono i successori di Merceron dal procedimento.
Secondo le informazioni del registro di commercio panamenseCollegamento esterno, il gestore patrimoniale Arturo Fasana e l’avvocato ginevrino Dante Canonica sono entrambi direttori di Opaline Groups Services SA. La società, così come i successori di Muriel Merceron, sono difesi da Laurent Moreillon.
Gotham City
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Traduzione dal francese: Luigi Jorio
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