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Svizzera-Iran: il punto sull’accordo commerciale umanitario

Gli eventi che segnano i 100 anni di relazioni diplomatiche tra Svizzera e Iran sono stati ritardati dal Covid-19. Lo stesso è avvenuto con il nuovo canale umanitario. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

I "buoni uffici" svizzeri nelle relazioni tra Teheran e Washington hanno reso possibile la prospettiva di un canale umanitario che consenta alle aziende svizzere di inviare medicinali e altri beni di vitale importanza in Iran nonostante le sanzioni statunitensi. Ma resta da vedere fino a che punto l'accordo, ora rinviato, aiuterà il popolo iraniano piuttosto che gli interessi politici ed economici svizzeri.

Il canale, noto come “Swiss Humanitarian Trade Arrangement” (SHTA), è stato facilitato dal ruolo di “potenza protettrice” della Svizzera nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Iran. Il canale si inserisce nel contesto della pandemia di coronavirus, che ha colpito l’Iran con particolare intensità.

L’Iran è considerato da molti Paesi uno sponsor del terrorismo e una potenziale minaccia nucleare. Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti dopo la rivoluzione islamica del 1979 hanno avuto un pesante impatto sull’economia e sono state recentemente inasprite sotto l’amministrazione Trump. 

La Svizzera ha aperto la sua prima rappresentanza diplomatica in Iran (allora Persia) nel 1920 e festeggia il centenario con una serie di eventi organizzati dall’ambasciata svizzera a Teheran. Secondo il ministero degli esteri svizzero (DFAE), l’obiettivo delle celebrazioni è di “sottolineare l’indipendenza della Svizzera, di fornire una piattaforma per comunicare gli sforzi svizzeri e di coinvolgere l’Iran nello scambio globale”.

Tra gli eventi finora realizzati figurano una settimana del cinema svizzero presso un centro culturale di Teheran lo scorso novembre e una mostra di documenti provenienti dagli archivi iraniani e svizzeri “che illustrano le relazioni bilaterali”, lanciata a dicembre ma rinviata e trasferita online a causa del Covid-19. 

Inizialmente previsto da agosto 2019 a fine luglio 2020, il programma è stato esteso a settembre a causa della pandemia. Tra gli altri eventi in programma c’è una conferenza sulle scienze della terra, che secondo il ministero degli esteri “metterà in evidenza il ruolo dei geologi svizzeri nello sviluppo della geologia in Iran e nella scoperta di giacimenti petroliferi”.

Ma mentre altri Paesi hanno rotto i legami diplomatici con Teheran, la Svizzera ha sempre avuto la politica di “parlare con tutti i Paesi”, come ha ribadito l’anno scorso l’ex segretaria di Stato degli affari esteri Pascale Baeriswyl a swissinfo.ch. Inoltre, la Svizzera rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita in Iran, e dell’Iran in Arabia Saudita e in Canada.

Accordo commerciale umanitario

I legami della Svizzera con l’Iran sono mantenuti ai massimi livelli. Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha visitato Berna nel 2018 e nel maggio 2020 Simonetta Sommaruga, che quest’anno detiene la presidenza di turno della Svizzera, ha parlato al telefono con Rouhani. 

“In vista del centenario della presenza diplomatica della Svizzera in Iran, abbiamo discusso di affari bilaterali, della pandemia e del nostro accordo per l’esportazione di beni umanitari”, ha twittato Sommaruga. 

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Washington ha annunciato il 27 febbraio che lo SHTA era “pienamente operativo”, ma l’agenzia di stampa privata Tasnim (pro-regime) iraniana ha pubblicato il 9 maggio un articolo intitolato “L’Iran non riceve nulla dal canale umanitario svizzero”.

In esso si diceva che “lo stato moribondo del canale contrasta con la fanfara con cui l’ha annunciato il regime di Trump” e che “osservatori esperti affermano che il modo in cui il canale è strutturato pone notevoli oneri alle aziende che cercano di vendere forniture umanitarie all’Iran”.

La colpa è del virus

Alla domanda se la SHTA fosse operativa, il ministero degli esteri svizzero ha dato la colpa del ritardo al coronavirus. 

“Purtroppo ci sono stati ritardi a causa di Covid-19”, ha fatto sapere il Dipartimento degli affari esteri in una e-mail del 13 luglio a swissinfo.ch. “Le aziende interessate, soprattutto nel settore farmaceutico, hanno dovuto affrontare da un giorno all’altro altre priorità. Tuttavia, vogliamo anche sottolineare che alcune aziende sono già state approvate e che le prime transazioni dovrebbero essere effettuate a breve”.

In giugno il DFAE aveva dichiarato che “le imprese svizzere interessate all’esportazione e al commercio stanno raccogliendo le informazioni e i documenti necessari e li stanno preparando per la presentazione alla Seco (Segreteria di Stato dell’economia svizzera). Dopo l’esito positivo dell’esame da parte della SECO, le imprese possono avviare l’elaborazione delle transazioni”.

La Seco si è rifiutata di indicare quali imprese sono state autorizzate o di fornire ulteriori dettagli. Tuttavia, le operazioni di prova del canale sono iniziate a gennaio. In quell’occasione il gigante farmaceutico svizzero Novartis ha fornito all’Iran 2,3 milioni di euro (2,4 milioni di franchi) di farmaci antitumorali e di medicinali necessari per i trapianti di organi. 

“A beneficio dei pazienti iraniani, Novartis ha lavorato con le autorità svizzere e statunitensi e con la Banque de Commerce et Placements (una banca svizzera) per realizzare un primo canale di pagamento per la spedizione di tre farmaci salvavita: Sandostatina LAR (usata per il trattamento di alcuni tipi di cancro), Myfortic e Neoral (entrambi immunosoppressori)”, ha detto Novartis a swissinfo.ch. 

Ma l’azienda farmaceutica si è rifiutata di dire di più, aggiungendo solo che “il lancio della primavera 2020 del canale di pagamento svizzero per le spedizioni commerciali di medicinali potrebbe migliorare l’accesso dei pazienti iraniani aumentando la prevedibilità e la stabilità della futura fornitura di medicinali all’Iran”.

Facilitare i pagamenti

Lo SHTA è un meccanismo di pagamento che consente la consegna di beni umanitari all’Iran ed è “disponibile per le imprese svizzere del settore alimentare, farmaceutico e medico”, secondo il ministero dell’economia svizzero. “Nell’ambito dello SHTA, il Dipartimento del Tesoro statunitense fornirà alle banche coinvolte le necessarie garanzie che le transazioni finanziarie possano essere trattate in conformità alla legislazione statunitense”. 

Ciò avviene sulla scia del ritiro dell’amministrazione Trump dall’accordo nucleare con l’Iran. 

“Da quando gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo nucleare con l’Iran nel maggio 2018 e hanno reintrodotto sanzioni unilaterali, è diventato sempre più difficile per gli esportatori svizzeri fornire beni umanitari all’Iran, anche se tali spedizioni non sono in linea di principio soggette alle sanzioni statunitensi”, ha spiegato il ministero dell’economia in un comunicato stampa del 27 febbraio. “A causa dei rischi legali associati alle sanzioni statunitensi, quasi nessun istituto finanziario era disposto ad effettuare pagamenti in relazione all’Iran. I pochi canali di pagamento rimasti erano costosi, complessi e poco affidabili”.

L’Iran soffre da decenni per le sanzioni economiche e ora per la pandemia; l’accordo dovrebbe assicurare che “i beni umanitari continuino a raggiungere il popolo iraniano”, ha detto il 27 febbraio il segretario del Tesoro statunitense Steven Mnuchin. Ma resta da vedere se alla fine sarà un successo e chi ne trarrà i maggiori benefici: il popolo iraniano o le aziende svizzere. 


Traduzione dall’inglese: Andrea Tognina

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