Cina, “la nuova frontiera” degli acquisti online
«Prezzi folli su milioni di prodotti - acquistate direttamente dai fornitori cinesi!». Le aziende cinesi di commercio online partono all’attacco dell’isola dei prezzi alti elvetica. Pagare il prezzo cinese con un salario svizzero? La tentazione è forte e gli acquirenti sono sempre più numerosi. Ma la situazione potrebbe cambiare.
Grazie ai suoi prezzi imbattibili, “la fabbrica del mondo” si sta lentamente trasformando nel “negozio del mondo”. Si stima che siano 20’000 i piccoli pacchi cinesi che arrivano ogni giorno in Svizzera. Se da una parte i consumatori elvetici si rallegrano, dall’altra i fornitori online elvetici hanno di che preoccuparsi.
Nuovi arrivati, nuova minaccia
Accessori elettronici, tessili e vestiti, custodie per telefoni cellulari e tablet, borse e contraffazioni di ogni sorta: solitamente sono i prodotti a buon mercato che gli svizzeri acquistano più spesso nei negozi online cinesi. «Lanciandosi nell’ignoto, si prende sempre un certo rischio per quanto riguarda la qualità», osserva Patrick Kessler, presidente dell’Associazione svizzera di vendita a distanzaCollegamento esterno.
E-commerce in crescita
La vendita per corrispondenza su Internet è cresciuta del 7,5% in un anno a 6,45 miliardi di franchi (esclusi gli acquisti all’estero tramite i posti di ritiro).
Tra le categorie di articoli più gettonate si possono citare: elettronica e multimedia (1,65 miliardi di franchi), vestiti e scarpe (1,38), alimenti (0,84), arredamento (0,42), CD, DVD e libri (0,24).
Fonte: Statistiche 2015 dell’Associazione svizzera di vendita a distanzaCollegamento esterno
Un rischio che alcuni accettano volentieri. C’è ad esempio un artigiano che racconta a swissinfo.ch di aver ricevuto due mesi fa il suo cellulare Ulefon “Made in China”, acquistato sul sito Tinydeal. Lo schermo del telefono inizia già a scollarsi, ma il proprietario non ne fa un dramma: «In ogni caso, conto di utilizzarlo soltanto per un anno. In Svizzera, un apparecchio simile costa parecchie volte di più. Con la stessa somma posso comperare ogni anno un cellulare nuovo in Cina».
Chi può resistere? «I consumatori svizzeri sono ben consapevoli che le cose costano di più da loro che altrove», osserva Ralf Wölfe, direttore del centro di competenza e-business della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale. «E siccome hanno a volte la sensazione di farsi “fregare”, reagiscono prediligendo le offerte a buon mercato all’estero, anche quando possono permettersi di pagare il prezzo svizzero».
Per il momento, prosegue, la minaccia è ancora debole e riguarda soltanto alcuni segmenti del mercato. «Ma a lungo termine, ad esempio tra dieci anni, con la crescente professionalizzazione, il valore di queste piattaforme potrebbe aumentare considerevolmente e minacciare l’esistenza stessa dei commercianti svizzeri nei segmenti di mercato toccati».
1,70 franchi per la Cina e 7 per la Svizzera
Se i negozi online svizzeri non possono fare altro che sbuffare di fronte al rapporto qualità-prezzo “alla cinese”, il servizio di spedizione gratuita offerto dai concorrenti cinesi è invece motivo di profonda irritazione. Grazie al sistema attuale di “spese terminali” dell’Unione postale universale (UPU), la Cina, inserita nella categoria dei paesi emergenti, può inviare i suoi pacchi di meno di due kg a una tariffa ridicolamente bassa.
«Perché un commerciante online cinese può inviare in Svizzera un pacco di 700 grammi e spesso tre centimetri al prezzo di 1,70 franchi, mentre un commerciante svizzero deve pagare 7 franchi per lo stesso pacco?», si chiede Patrick Kessler. «È una distorsione della concorrenza grossolana e incomprensibile. Queste disposizioni dell’UPU risalgono a prima della globalizzazione degli scambi e devono assolutamente essere adattate».
Il consulente economico dell’ambasciata cinese in Svizzera, Cai Fangcai, non condivide quest’opinione. Secondo lui, «sebbene la Cina sia la seconda potenza economica mondiale, il suo PIL pro capite rimane molto basso. La Cina rimane il paese in sviluppo più grande del mondo». Cai Fangcai sottolinea che questa differenza non è una misura di protezione in favore della Cina poiché le tariffe sono fissate congiuntamente dagli Stati membri dell’UPU.
Tariffe postali al congresso di Istanbul
Ciononostante, i commercianti online in Svizzera, tra cui La Posta, ne soffrono. Il portavoce di quest’ultima ha affermato al quotidiano Tages-Anzeiger che, alle condizioni dell’UPU, il trattamento dei piccoli pacchi cinesi è lungi dall’essere redditizio.
La situazione potrebbe però cambiare. Il sistema di tariffe postali è infatti all’ordine del giorno del 26° Congresso postale universaleCollegamento esterno, che si apre il 21 settembre a Istanbul.
Quale tariffa permetterebbe alla Posta di controbilanciare i costi? Ci sono delle chance di trovare una soluzione durante il prossimo congresso dell’UPU? La Posta non ha voluto rispondere a queste domande, rifiutando di prendere già ora posizione su uno dei temi più discussi durante il congresso.
Zona grigia
Secondo il regolamento della Posta, gli invii di merci i cui dazi doganali e l’IVA non superano i 5 franchi per dichiarazione possono evitare di essere sdoganati. «Il 95% dei pacchetti che arrivano dalla Cina sono muniti di una dichiarazione falsa o insufficiente», afferma Patrick Kessler, citando il Tages-Anzeiger. Sebbene il centro di smistamento della corrispondenza di Zurigo- Mülligen sia obbligato a controllare a volte i pacchi, molti invii passano attraverso le maglie della rete. Alcuni fornitori stranieri sono abbastanza furbi da suddividere l’ordinazione di un cliente in diversi pacchi. In questo modo, si possono eseguire gli invii senza pagare tasse.
AliExpress, un gigante cinese
Il negozio online AliExpress, creato nell’aprile 2010, vende i suoi prodotti in 243 paesi. I clienti principali sono Russia, Stati Uniti, Spagna, Francia e Inghilterra. Il fatturato pro capite più cospicuo è realizzato negli Stati Uniti.
L’11 novembre 2015, il grande giorno di promozione dell’anno, AliExpress ha realizzato un record di vendite con 21’240’000 ordinazioni. Lo stesso giorno, Alibaba, la nota società madre fondata da Jack Ma, ha realizzato una cifra d’affari di 13,31 miliardi di euro.
Fonte: CreditEase Shangtongdai
Anche numerosi acquirenti si trovano in una zona grigia. Una studente, ad esempio, racconta a swissinfo.ch di essersi interessata a uno zaino di 89 franchi su Siroop. Quello proposto da AliExpress costa soltanto 19 franchi e a parte alcuni dettagli del logo, i due modelli sono praticamente identici. L’acquirente è ovviamente consapevole che lo zaino cinese è una contraffazione, ma 70 franchi di differenza non sono pochi.
Il rapporto svizzero sul commercio elettronico 2016Collegamento esterno rileva anche dei casi piuttosto “perversi”. Il trucco sembra semplice: alcuni compratori in Svizzera si procurano un prodotto di marca presso un fornitore elvetico e una contraffazione in Cina. In seguito, si tengono l’originale e rispediscono la copia in Svizzera per farsi rimborsare.
Quale via seguire?
I fornitori cinesi hanno un’offerta che piace ai clienti svizzeri. «Nel segmento di mercato dei prodotti di base, i fornitori svizzeri non possono fare nulla contro i loro concorrenti cinesi se la clientela si basa sui prezzi, non necessita di una consegna rapida e non si preoccupa troppo della qualità», annota Ralf Wölfe. «I fornitori svizzeri possono competere soltanto se agli occhi del cliente il valore aggiunto dei loro prodotti giustifica la differenza di prezzo».
Patrick Kessler è dello stesso avviso: «Gli svizzeri non devono lanciarsi in una guerra dei prezzi. Devono mettere in avanti la qualità, il servizio e la rapidità della consegna. Inoltre, devono anche loro posizionarsi a livello internazionale. Ci sono acquirenti di prodotti svizzeri in tutto il mondo, anche in Cina».
Avete l’abitudine di comperare prodotti cinesi via Internet? Condividete la vostra esperienza inviandoci un commento.
Traduzione di Luigi Jorio
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