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La disoccupazione parziale, un rimedio svizzero contro il coronavirus

A Lucerna come altrove in Svizzera, l'attività economica è frenata dal coronavirus. Keystone / Urs Flueeler

Adottata con successo nel 2009, dopo la crisi finanziaria, la disoccupazione parziale è al centro da una settimana di un rinnovato interesse, in concomitanza con la diffusione del coronavirus in Svizzera. Nell'Arco giurassiano, patria dell'orologeria swiss made, si pensa di rispondere così agli effetti economici del virus.

Da Grenchen, nel canton Soletta, a Saignelégier, nelle Franche-Montagnes giurassiane, terre in cui da lungo tempo si è annidata l’industria orologiera svizzera, si sta riflettendo se avviare le procedure burocratiche, piuttosto lunghe e fastidiose, per poter ricorrere alla disoccupazione parziale.

+ La disoccupazione parziale, un’arma anti-crisi efficace

Obiettivo: contrastare nel più breve tempo possibile gli effetti devastanti del coronavirus sull’economia regionale. Se varie aziende orologiere stanno pensando seriamente di farvi ricorso, nessuna osa ancora ammetterlo apertamente. Non solo devono reagire al crollo della domanda proveniente dalla Cina e da Hong Kong, ma anche rispondere alla cancellazione delle fiere dell’orologeria di Ginevra e Basilea.

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La disoccupazione parziale, istruzioni d’uso

In periodi di crisi economica, quando un’azienda deve affrontare una forte riduzione delle ordinazioni, è possibile, in accordo con il personale, ridurre provvisoriamente l’orario di lavoro. I collaboratori ricevono un’indennità dell’80% per la perdita di salario. 

Se il datore di lavoro riduce per esempio l’attività della metà, continuerà a pagare il 50% del salario, mentre l’assicurazione disoccupazione verserà ai dipendenti l’80% dell’altra metà del salario. Vale a dire che in questo caso i dipendenti riceveranno il 90% del salario normale.

“Le prime richieste di lavoro ridottoCollegamento esterno sono emerse negli scorsi giorni, in particolare nel canton Giura, ma anche in quello di Neuchâtel”, ha confermato giovedì a swissinfo.ch Raphaël Thiémard, responsabile del settore orologeria e micromeccanica del sindacato Unia.

Il canton Giura si distingue da altre regioni orologiere del paese per la maggiore presenza di piccole imprese e di aziende di subappalto, più esposte alle fluttuazioni del mercato rispetto ai grandi gruppi. “Dover rinunciare a uno stand a Baselworld è più penalizzante per queste aziende. I grandi attori come Rolex, Swatch o Richemont  hanno meno difficoltà a organizzare eventi di marketing in proprio”, spiega Thiémard.

Interinali in trappola

In realtà è da vari mesi che il settore orologiero non assume nuovi impiegati. Prima che il coronavirus facesse inceppare i meccanismi dell’economia mondiale, l’orologeria svizzera aveva già dovuto far fronte alle conseguenze della crisi politica a Hong Kong, primo mercato d’esportazione degli orologi svizzeri. “Assistiamo alla disdetta talvolta brutale di contratti a tempo determinato”, s’inquieta Thiémard. A perdere il posto sono persone assunte in periodi di alta congiuntura, quando le aziende hanno bisogno di più personale per onorare le ordinazioni.

“Un impiegato mi ha detto di recente che nella sua azienda non ci sono più lavoratori interinali. Un segno inequivocabile. Senza dimenticare le fluttuazioni di personale nei grandi gruppi come Swatch e Richemont”. Per Raphaël Thiémard, ricorrere a interinali ha permesso fin qui alle aziende dell’Arco giurassiano di evitare ristrutturazioni dolorose, con licenziamenti e piani sociali, spesso negative anche per l’immagine.

Altri sviluppi

“Intendiamoci, l’orologeria continua ad andar bene in Svizzera, nonostante gli avvenimenti recenti”, relativizza. Ma un ricorso alla disoccupazione parziale potrebbe aiutare il settore – che dà lavoro a circa 60’000 persone – a conservare a lungo termine il personale e le sue competenze.

Mercoledì, Boris Zürcher, capo della direzione del lavoro della Segreteria di Stato dell’economia (Seco), ha indicato dal canto suo che i datori di lavoro intenzionati ad adottare la misura d’urgenza del lavoro ridotto possono inoltrare un preavviso ai cantoni dieci giorni prima della riduzione effettiva. Si tratta di una prima misura di mitigazione delle direttive, per rispondere alle esigenze di chi è maggiormente sotto pressione.

Forte impatto a lungo termine

Nel canton Giura, il direttore della Camera di commercio e industria Pierre-Alain Berret si aspetta misure “più rapide e più precise”, per dare la possibilità agli ambienti economici del suo cantone di affrontare le difficoltà attuali. “Alcune aziende soffrono già da alcuni mesi di una crescita rallentata, ma la crisi del coronavirus è ben altra cosa. L’impatto sarà molto forte. Tutto dipenderà dalla sua durata”.

Dal canto suo il ministro giurassiano dell’economia Jacques Gerner ha confermato che 18 aziende hanno contattato di recente il servizio cantonale competente per poter ricorrere alla disoccupazione parziale.

>> Le conseguenze economiche e finanziarie del coronavirus in Svizzera:

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Lo stesso si può dire del Giura bernese, cuore dell’industria microtecnica svizzera. Tra gennaio e febbraio di quest’anno, vale a dire prima che apparisse il virus, una quindicina di aziende ha inoltrato domande per beneficiare del lavoro ridotto. Durante l’intero 2019, le domande sono state una quarantina.

A Bienne, cittadina industriale di 55’000 abitanti ai piedi della catena del Giura, nello stesso arco di tempo sono state inoltrate 13 richieste, contro le 22 complessive del 2019. Questo prova che i primi segnali di un rallentamento della congiuntura c’erano già. 

Venerdì la direzione dell’economia del canton Berna rivelerà le cifre relative alle domande inviate al cantone dopo il 28 febbraio, vale a dire in concomitanza con la crisi del coronavirus. Non c’è alcun dubbio che le cifre siano destinate a esplodere. A quanto pare ci sono già aziende attive nella gastronomia e nel commercio al dettaglio che nel cantone beneficiano della disoccupazione parziale a causa della propagazione del virus.

Tendenza da novembre

“Se il virus continua a diffondersi così rapidamente, il Consiglio federale dovrà adottare misure per sostenere l’economia nel suo complesso”.
Jan-Egbert Sturm, direttore del KOF

A livello svizzero, le ultime cifre sul ricorso al lavoro ridotto risalgono a novembre. Stando alla Seco, in quel momento circa 170 aziende nel paese beneficiavano della misura. L’anno prima nello stesso periodo erano solo una sessantina. La disoccupazione parziale riguardava 3650 persone nel novembre 2019, il doppio rispetto al mese precedente e quattro volte il numero registrato nel novembre 2018.

La tendenza è destinata ad accentuarsi nelle prossime settimane. L’istituto economico BAK di Basilea questa settimana ha ritoccato al ribasso le sue previsioni di crescita per quest’anno in Svizzera: ora pronostica un aumento del Pil dell’1,3%, ossia 0,2 punti percentuali in meno di quanto previsto in precedenza. Ciò è pari a mancati ricavi di 2,4 miliardi di franchi. Ricorrere alla disoccupazione parziale per mantenere in moto l’economia “è uno strumento appropriato”, ha dichiarato questa settimana Alexis Körber, analista del BAK, alla radiotelevisione pubblica svizzera di lingua tedesca SRF.

Per Jan-Egbert Sturm, direttore del centro di ricerca congiunturale KOF di Zurigo, “la disoccupazione parziale è interessante perché permette di ridistribuire gli oneri della crisi: invece di licenziare, si riducono le ore di lavoro”. Sul piano macroeconomico, “sostiene il consumo. Inoltre una riduzione della presenza dei dipendenti sul posto di lavoro può contribuire a rallentare la diffusione del virus!” Ma Sturm mette in guardia: “Se il virus continua a diffondersi così rapidamente, il Consiglio federale dovrà adottare misure per sostenere l’economia nel suo complesso”.

>> Anche l’industria metalmeccanica teme l’impatto economico del virus:

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Traduzione dal francese: Andrea Tognina

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