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Elisa Shua Dusapin: “Mi sento in sintonia con la diversità linguistica svizzera”

Persona porge un libro
Elisa Shua Dusapin firma un libro in occasione della 14a edizione della manifestazione Livre sur les Quais, il 3 settembre 2023 a Morges. © Keystone / Laurent Gillieron

A 31 anni, la scrittrice giurassiana Elisa Shua Dusapin sta avendo un grande successo sia nel suo Paese che all’estero. Tradotta in trenta lingue e ricoperta di premi, tra cui l’illustre National Book Award, rimane comunque con i piedi per terra. Un ritratto.

È una delle migliori ambasciatrici della Svizzera all’estero. La sua missione diplomatica è delicata e sottile: si basa su quattro romanzi (ad oggi), di una sobrietà e una finezza notevoli. Tradotti in una trentina di lingue, le hanno spalancato le porte del mondo culturale.

Accademie, librerie, biblioteche, fiere e festival letterari internazionali la richiedono freneticamente. La sua agenda è sovraccarica, ma non si lascia sopraffare dal successo: Elisa Shua Dusapin mantiene le distanze e se c’è qualcosa che le manca è il tempo, non la modestia.

A 31 anni potrebbe essere inebriata dalla sua brillante carriera, ma a questa testa ben fatta non piacciono i lustrini. “No, non sono una star”, dice. E ancor meno, si potrebbe dire, è una giovane scrittrice in cerca di guadagno, che vede i libri come prodotti commerciali, messi insieme con una scrittura stereotipata e facile da vendere.

Incantesimi

C’è un’incantevole singolarità nelle storie di Elisa Shua Dusapin, che deriva dai paesaggi intimi dei suoi personaggi, radicati come lei in culture diverse. È una ricchezza che questa scrittrice eurasiatica, nata da padre francese e madre coreana, arrivata a Porrentruy, nel cantone del Giura, con i genitori all’età di 5 anni, ha esplorato fin dal suo primo romanzo Inverno a Sokcho (pubblicato da Zoé).

Donna guarda nell obbiettivo
Elisa Shua Dusapin, una delle migliori ambasciatrici della Svizzera all’estero. Editions Zoé

L’opera, pubblicata nel 2016, ha subito ricevuto una calorosa accoglienza da parte di pubblico e critica, confermata da diversi premi, tra cui il prestigioso National Book Award for Translated Literature, assegnato nel 2021 alla versione inglese del romanzo. 

Shua è la prima scrittrice svizzera a ricevere l’ambito premio americano, istituito nel 1950. La sua fama ha preso piede e le vendite si sono impennate, con circa 50’000 copie vendute: un’impresa rara per un romanzo che non parla di stupri, incesti, denaro o crimini.

Oltre i confini

Elisa Shua Dusapin amplia il pensiero e i confini, con dolcezza e tensione allo stesso tempo. Il suo primo romanzo è ambientato dall’altra parte del mondo, a Sokcho, una piccola città della Corea del Sud, dove una ragazza che vive in quella terra lontana incontra un disegnatore francese di passaggio in Corea.

Ci sono attrazione reciproca ma anche difficoltà di comunicazione, elementi che si ritrovano negli altri romanzi dell’autrice. Uno, Le biglie del Pachinko, porta i personaggi a Tokyo. L’altro a Vladivostok, come suggerisce il titolo Il circo di Vladivostok. In tutti c’è sempre un contrasto tra lo spazio intimo di un individuo e quello geografico di un Paese.

“Mi sento molto elvetica in questa Svizzera, che ha quattro lingue nazionali. La pluralità linguistica risuona in me e con il mio lavoro. Parlo coreano da quando ero bambina, ma sono ancora immersa nella cultura giurassiana e ispirata dai tanti altri luoghi del mondo che ho scoperto durante le mie residenze di scrittura e i viaggi promozionali per i miei libri. Quando ho iniziato a scrivere, all’età di 17 anni, ero in piena crisi d’identità. Oggi sono in grado di integrare queste grandi differenze in me”, confida.

Sensibilità e sensualità 

Olivier Babel, segretario generale di Livresuisse, ritiene che le storie di Elisa Shua Dusapin collimino perfettamente con la sua personalità. “Salta agli occhi quando la si incontra. Credo che questo equilibrio abbia contribuito al suo magnifico successo. A volte c’è un enorme divario tra l’immagine di un autore e quella dei suoi personaggi, ma con lei c’è una totale armonia tra le due. La sua sensibilità e la sua sensualità emergono dai suoi libri con tocchi impressionistici”. 

Il suo ultimo romanzo, Il vecchio fuoco, pubblicato nell’autunno 2023, è ambientato questa volta in Europa, più precisamente nel Périgord, in Francia, dove l’autrice è nata. La trama: due sorelle, separate da quindici anni, si rincontrano per svuotare la casa dei genitori, dove sono cresciute.

Il ritorno ai luoghi dell’infanzia aiuterà le due donne a ristabilire una comunicazione a lungo interrotta? Le relazioni, anche quelle più strette, non sono sempre facili. Elisa Shua Dusapin sarebbe diventata un’etologa se non avesse iniziato a scrivere romanzi.

“Le relazioni tra esseri umani mi sconvolgono. Essendo composta da diverse culture, non so mai se sto usando il codice giusto per comunicare con l’altro”, confessa.

Segreti

Si rassicuri, i suoi lettori la capiscono bene. Così bene, infatti, che il mese scorso Il vecchio fuoco ha vinto due premi francesi: il prestigioso Premio Wepler, che va agli scrittori emergenti, e il Premio Fénéon, assegnato dalla Chancellerie des universités di Parigi.

Ogni premio porta il suo carico di emozioni: “Il National Book Award mi ha cambiato la vita”, ammette. Il riconoscimento della professione autorizza un autore a pensare di essere “legittimo” e non “un impostore”. Inoltre, lo proietta alla ribalta della scena artistica.

Dopo essere stato adattato per il teatro della Svizzera francese dal giurassiano Frank Semelet, Inverno a Sokcho è stato trasposto sul grande schermo. Il regista franco-giapponese Koya Kamura ha girato il film in Corea del Sud, con la star francese Roschdy Zem nel ruolo di fumettista. Il film non è ancora uscito nelle sale, ma Elisa Shua Dusapin ha assistito alla prima proiezione: “Sono stata sopraffatta”, dice. Prima di sussurrare: “La produzione spera che il film venga selezionato per il prossimo Festival di Cannes”.

Avremmo voluto saperne di più, ma Cannes ha i suoi segreti. E pure la scrittrice, che ora si sta concentrando sul suo prossimo libro, su cui non proferisce parola… ovviamente.

A cura di Samuel Jaberg  

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