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Vivere e spostarsi soltanto col sole

rappresentazione informatica di un edificio con pannelli solari sul tetto
Modello di Eco-Thierrens, il primo quartiere energeticamente autonomo della Svizzera. Ponzio Groupe

La Svizzera non è tra le nazioni più soleggiate del pianeta. Eppure anche nel paese alpino è possibile vivere in pieno comfort sfruttando unicamente il sole. È la scommessa vinta dall'ideatore del primo quartiere energeticamente autonomo della Svizzera.

Marc Ponzio ha le idee chiare: “Se vogliamo dimezzare il consumo energetico e vivere in una società a 2’000 WattCollegamento esterno, dobbiamo agire. Altrimenti non andremo da nessuna parte”. L’ingegnere, titolare di uno studio di progettazione di impianti sanitari, ha così deciso di darsi da fare. Ha trasformato la sua abitazione in un ufficio e sul terreno attorno alla casa ha realizzato un progetto unico in Svizzera.

Pannelli solari di nuova generazione

Quello spuntato a ThierrensCollegamento esterno, nella campagna del canton Vaud, è il primo quartiere energeticamente autonomo della Svizzera. Composto di quattro edifici, per un totale di 15 appartamenti e due uffici, trae l’energia di cui ha bisogno esclusivamente dal sole.

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La particolarità risiede soprattutto in una nuova generazione di pannelli solari ibridi. Fabbricati da un’azienda olandese, sono in grado di produrre allo stesso tempo elettricità e calore. Non solo. “Grazie a degli specchi parabolici possiamo concentrare la luce e aumentare la superficie di esposizione”, spiega Marc Ponzio.

schema che mostra come i raggi solari vengano concentrati sulle cellule fotovoltaiche
Nel modello PowerCollector, uno specchio ricurvo consente di concentrare i raggi del sole su ambedue le superfici delle cellule fotovoltaiche. Nella sezione trasversale si possono notare le condotte per la circolazione dell’acqua, che viene riscaldata direttamente all’interno pannello. Solarus

Nessun problema in inverno

Oltre ad alimentare lavastoviglie, televisori, forni e altri elettrodomestici, l’energia solare è utilizzata per ricaricare le automobili elettriche. Garantire una mobilità sostenibile, sottolinea Marc Ponzio, è un aspetto centrale del progetto. “Era la nostra scommessa: disporre di sufficiente elettricità per vivere e spostarsi”.

Secondo le stime – il progetto non è ancora completato – il quartiere Eco-ThierrensCollegamento esterno potrà produrre circa 150’000 chilowattora di elettricità all’anno, mentre il consumo si attesterà attorno ai 100’000 kWh. “Stiamo ancora affinando il tutto, ma il sistema ha superato la prova dell’inverno senza particolari problemi”, osserva Marc Ponzio.

Il surplus può essere stoccato in speciali batterie oppure immesso nella rete elettrica. Dal canto suo, l’acqua riscaldata sul tetto viene immagazzinata in un enorme serbatoio di 85’000 litri, in parte interrato, che permette di distribuire il calore negli alloggi (acqua calda e riscaldamento). In estate, il sistema può essere invertito per rinfrescare i locali, come illustra il seguente filmato.

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Tecnologia e hippy

All’apparenza complicato, il modo per vivere in maniera autonoma e sostenibile dal profilo energetico è in realtà relativamente semplice, sostiene Marc Ponzio. “Certo, ci appoggiamo sulla tecnologia informatica con applicazioni che controllano e gestiscono il consumo energetico. Ma per il resto non c’è nulla di rivoluzionario”.

Un esempio: per i servizi igienici, le lavatrici e per innaffiare il giardino si recupera l’acqua piovana. “Lo facevano già gli hippy negli anni Settanta. Noi abbiamo solo ripreso e perfezionato le vecchie tecniche”, rileva l’ingegnere.

Il segreto – e la sfida principale – sta nel ridurre al massimo i consumi, adottando gli standard energetici più elevati, e nel recuperare tutto il possibile. A iniziare dal calore dell’acqua di scarico, come quella della doccia. “Perché sprecare dell’acqua à 25-30 gradi? Ogni grado e ogni watt contano!”, sottolinea Marc Ponzio, riconoscendo però che un’autosufficienza del 100% “ha il suo prezzo”.

“Ci appoggiamo sulla tecnologia informatica, ma per il resto non c’è nulla di rivoluzionario”
Marc Ponzio, Eco-Thierrens

20% più caro

Finanziato quasi unicamente con fondi privati, il quartiere è costato quasi 8 milioni di franchi, circa il 20% in più di un cantiere tradizionale.

Al momento di elargire i prestiti, le banche non fanno alcuna differenza tra costruzioni convenzionali e progetti sostenibili, si lamenta Ponzio. Per riunire il capitale necessario ha dovuto coinvolgere il produttore olandese dei pannelli solari, il quale ha acquistato delle azioni della sua società. “È un po’ paradossale che in Svizzera, un paese che ha optato per la svolta energetica, io debba rivolgermi all’estero per finanziare un progetto ecosostenibile”.

+ Qui i punti principali della svolta energetica della Svizzera

L’altro fronte su cui il promotore ha dovuto battersi è quello delle opposizioni. Il primo ricorso presentato da alcuni vicini – contrari alla costruzione dell’eco-quartiere – è stato respinto. Il secondo, tutt’ora pendente, concerne invece l’installazione di tre turbine eoliche verticali. Alte quattro metri, dovrebbero poter colmare eventuali lacune del solare in caso di bisogno.

“La gente si è opposta a causa del rumore. Ho fatto delle misurazioni: 35 decibel. Per capirci, equivale al rumore provocato dalle foglie al vento”, dice Marc Ponzio scuotendo la testa. Un’opposizione, questa, però benvenuta. “Spero che la questione finisca in tribunale, così ci sarà una giurisprudenza chiara una volta per tutte”.

Dalla campagna vodese a Parigi

Ancora prima di concretizzarsi, il quartiere Eco-Thierrens è finito sotto i riflettori internazionali. Nel 2015, Marc Ponzio è stato invitato a presentare la sua idea a Parigi, in occasione della storica conferenza internazionale sul clima delle Nazioni Unite (COP21). “Sono stato contattato dai responsabili dello stand dell’ambasciata svizzera. Sono rimasto sorpreso, anche perché eravamo ancora agli inizi. Mi sono così ritrovato a Parigi accanto a grandi nomi dell’innovazione elvetica, come ad esempio Solar Impulse di Bertrand Piccard”.

A stimolare l’ingegnere 58enne non è soltanto la questione dell’autosufficienza energetica e delle risorse rinnovabili. La sua filosofia si basa anche sul rispetto di ambiente e valori etici.

Per questo, per immagazzinare l’elettricità in eccesso prodotta durante le giornate di sole, ha voluto rinunciare alle classiche batterie al litio. “Nelle miniere di estrazione del litio lavorano anche molti bambini”, afferma Marc Ponzio, che ha optato per delle batterie a cristalli LED. “Sono grandi quasi due volte le batterie al litio, ma sono un po’ più a buon mercato e non sono infiammabili. E soprattutto sono riciclabili al 100%”.

A ogni comunità il suo quartiere

In futuro, l’ingegnere vorrebbe coinvolgere istituti e scuole professionali affinché Eco-Thierrens diventi un centro di ricerca in cui condurre studi in condizioni reali. Prossimamente, le facciate delle case verranno ad esempio ricoperte con pannelli solari movibili.

L’auspicio è che la sua idea possa essere replicata, se non nel suo intero, almeno nel suo concetto di base. A Ginevra, dove il team di Marc Ponzio sta lavorando su un progetto di 150 appartamenti, si utilizzerà lo stesso sistema termico per riscaldare una piscina pubblica.

Una riproduzione che non si dovrà limitare alla sola Svizzera, ma anzi, coinvolgere anche i paesi meno sviluppati, insiste Marc Ponzio. “Non dobbiamo esportare la tecnologia, ma delocalizzare la produzione. Idealmente, ogni comunità interessata dovrebbe poter realizzare il suo quartiere, con lavoratori locali e a un prezzo accessibile alla popolazione”.

Solare in Svizzera

Nella Confederazione l’energia fotovoltaica copre circa il 3% del consumo elettrico. Si tratta della fonte rinnovabile più importante del paese dopo l’energia idroelettrica (che fornisce circa il 57% dell’elettricità).

Il potenziale di produzione dei tetti e delle facciate degli edifici è elevato, ma poco sfruttato. Nel 2016, solo il 5% di essi erano equipaggiati con impianti fotovoltaici. Secondo l’associazione di categoria SwissolarCollegamento esterno, il fotovoltaico sugli edifici potrebbe produrre fino al 40% della corrente attualmente consumata a livello nazionale.

Il settore del fotovoltaico in Svizzera genera un volume di affari di circa 750 milioni di franchi (nel 2015) e dà lavoro a circa 5’500 persone.

Fonte: Swissolar

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