Fastweb nella tormenta
Swisscom, principale azionista della compagnia di telecomunicazioni italiana, era a conoscenza delle accuse di frode fiscale contro Fastweb quando la comprò nel 2007. Gli ultimi sviluppi hanno però colto di sorpresa la società svizzera.
Sugli investimenti all’estero di Swisscom sembra pesare una maledizione. Negli ultimi 15 anni, l’ex regia federale (fino al 1988 era stata un’azienda statale) si è più volte scottata le mani. Le avventure in India, Ungheria, Malaysia o Germania si sono rivelate dei fiaschi colossali.
Ad esempio, l’acquisto nel 1999 della tedesca Debitel per 4,3 miliardi di franchi si concluse cinque anni più tardi con una perdita netta di 3,3 miliardi.
Con Fastweb sembrava che le cose fossero andate meglio. Appena una settimana fa, la società elvetica aveva annunciato un esercizio 2009 molto positivo per l’affiliata italiana. Il giro d’affari aveva infatti registrato un aumento dell’8,5% a 1,8 miliardi di euro e le prospettive per il 2010 erano rosee.
Una delle più “colossali frodi della storia”
Il passato è però d’obbligo, poiché da martedì Fastweb, assieme a Telecom Italia Sparkle (di proprietà di Telecom Italia), si trova al centro di una delle più “colossali frodi della storia” ai danni dell’erario italiano, come dichiarato dal giudice d’istruzione preliminare Aldo Morgigni, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 56 persone. Perquisizioni sono state effettuate anche in Svizzera, nei cantoni di Ginevra e Ticino presso diversi istituti di credito e fiduciarie, ha indicato il Ministero pubblico della Confederazione.
Tra gli indagati per frode e riciclaggio di denaro vi sono tra gli altri Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, che nel 2007 ha ceduto la società a Swisscom e contro il quale è stato emesso un mandato d’arresto, l’attuale amministratore delegato della Fastweb Stefano Parisi e il senatore del Popolo della libertà Nicola Di Girolamo, la cui elezione nel 2008 nella circoscrizione estero sarebbe stata resa possibile dalla ‘ndrangheta calabrese
I fatti risalgono al periodo tra il 2003 e il 2007. Gli indagati avrebbero messo in piedi un complesso giro di riciclaggio di capitali, provenienti da una serie di operazioni commerciali fittizie di acquisto e di vendita di servizi di interconnessione telefonica internazionale per un valore stimato a quasi due miliardi di euro. Questo sistema, attuato tramite una rete di società di comodo con sede in Italia e all’estero e con l’intervento della ‘ndrangheta, avrebbe permesso di evadere circa 360 milioni di euro di IVA e di accumulare nei confronti dello Stato 96 milioni di euro di crediti fittizi di IVA.
Scaglia, attualmente all’estero, ha ribadito la sua estraneità alla vicenda. Per il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, invece, “la consapevolezza della dirigenza di Fastweb di far parte di un meccanismo fraudolento è emersa dalla copiosa documentazione sequestrata”.
Swisscom chiede un rapido chiarimento
In un comunicato pubblicato mercoledì, la casa madre Swisscom ha indicato che “al momento dell’acquisizione di Fastweb nel 2007 era a conoscenza del procedimento per presunta frode fiscale relativa al periodo dal 2003 al 2006”.
La compagnia svizzera aveva richiesto due perizie a società di consulenza tributaria, le quali erano giunte alla conclusione che le operazioni contestate erano lecite e Fastweb aveva quindi diritto al rimborso dell’IVA. Nell’offerta d’acquisto, Swisscom aveva comunque preso in considerazione il rischio che lo Stato italiano non rimborsasse queste partite.
Se l’addebito di frode all’IVA era conosciuto, quello di riciclaggio di denaro ha colto invece impreparata l’azienda elvetica, che si è detta “sorpresa degli ultimi sviluppi” e ha chiesto “un rapido chiarimento delle accuse avanzate dalle autorità penali italiane”, fornendo il suo pieno sostegno alle indagini.
Fastweb, dal canto suo, ha fatto notare in una nota diramata martedì sera che “l’attività di vendita di servizi di interconnessioni internazionali è cessata dall’inizio del 2007” e che comunque rappresentava una fetta marginale – circa l’1% – del volume d’affari della società. L’azienda ha inoltre sottolineato che “in relazione a tali accadimenti” erano già stati disposti degli audit effettuati da consulenti esterni, che si erano pronunciati “per la correttezza dell’operato della società”.
Commissariamento?
Nei confronti di Fastweb e di Telecom Sparkle, la procura di Roma ha inoltrato una richiesta di commissariamento, sulla quale il giudice Morgigni si pronuncerà il 2 marzo dopo aver ascoltato le parti.
Secondo Swisscom, questo provvedimento non pregiudicherà il proseguimento delle attività operative.
“Trattandosi di un servizio di interesse pubblico, non è possibile interromperlo”, spiega un esperto del settore che preferisce non menzionare il suo nome. “Per legge, la magistratura non può neppure assumersi l’onere di prendere decisioni che abbattano il valore dell’azienda, un fallimento è perciò escluso”.
“Se applicato, il commissariamento potrebbe però determinare un rallentamento della capacità d’innovazione tecnologica e quindi influire sulla crescita. Non bisogna dimenticare che Fastweb per anni è stata nelle cifre rosse e solo nel 2009 ha fatto registrare un utile”.
L’ottimismo palesato una settimana fa da Swisscom, che prevedeva per Fastweb una crescita annua del 6,5% nei prossimi cinque anni, rischia quindi di essere stato di corta durata.
Tanto più che, come faceva notare la stessa Swisscom nel suo rapporto d’esercizio, “dopo la forte crescita registrata durante questi ultimi anni [per quanto riguarda gli allacciamenti a banda larga in Italia] si profila all’orizzonte un rallentamento”.
L’ipotesi di dover “procedere a un correttivo del valore del goodwill” di Fastweb nel bilancio di Swisscom – ipotesi paventata nel caso in cui le previsioni di crescita dell’azienda italiana non si fossero concretizzate – rischia quindi di diventare realtà prima di quanto si pensasse. Il sogno di espandersi all’estero potrebbe trasformarsi ancora una volta in un incubo.
Daniele Mariani, swissinfo.ch
Fastweb è stata fondata nel 1999 da Silvio Scaglia, oggi uno degli uomini più ricchi d’Italia, e dal finanziere Francesco Micheli.
Nel 2007 la Swisscom ha lanciato un’offerta pubblica d’acquisto, rilevando oltre l’82% del capitale azionario per 5,1 miliardi di franchi, nonché un debito netto di 1,8 miliardi.
Nel corso degli ultimi anni, la società è diventata la più importante azienda italiana nel settore delle comunicazioni in fibra ottica. Oltre all’accesso ad internet e alla telefonia fissa, Fastweb fornisce pure un servizio televisivo ed ha un’offerta di telefonia mobile.
Nel 2009 deteneva il 13% delle parti di mercato della banda larga in Italia, alle spalle di Telecom Italia (57%). La sua rete copre circa il 90% del territorio italiano.
Tra il 2008 e il 2009, il numero di allacciamenti a banda larga è passato da 1,48 milioni a 1,64 milioni (su una cifra complessiva di 12 milioni in Italia, +9,7%). Il giro d’affari dell’azienda è cresciuto dell’8,5% a 1,8 miliardi di euro.
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