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Finanza climatica, il doppio gioco della Svizzera?

donna che trascina un bidone per l acqua
I Paesi più poveri contano sugli aiuti finanziari degli Stati ricchi per far fronte alla crisi climatica. Nell'immagine: donne a Baligubadle, nel Somaliland, durante la siccità del 2019. Keystone / Mark Naftalin / United Nations D

La Svizzera vuole impegnarsi per incrementare gli investimenti nella protezione del clima nei Paesi in via di sviluppo. È tra le sue priorità alla prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26). Ma dietro le quinte, le autorità elvetiche starebbero facendo pressioni per ottenere il contrario. "Se così fosse, sarebbe uno scandalo", commenta un esperto climatico di Greenpeace.

I Paesi ricchi hanno promesso di riunire 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare gli Stati più poveri e vulnerabili a far fronte al cambiamento climatico. L’obiettivo non è ancora stato raggiunto e alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si apre a fine mese a Glasgow (COP26) la Svizzera chiederà di incrementare gli investimenti nella cosiddetta finanza climatica. Questa almeno è la posizione ufficiale di Berna.

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Tuttavia, la Svizzera starebbe tentando di attenuare la responsabilità dei Paesi ricchi nel sostenere finanziariamente quelli più poveri, stando a documenti trapelati consultati da UnearthedCollegamento esterno, l’unità di giornalismo investigativo della sezione britannica di Greenpeace, di cui ha dato notizia giovedì la BBC NewsCollegamento esterno.

I documenti consistono in oltre 32’000 commenti rilasciati da governi, aziende e altre parti interessate sulla bozza del prossimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). È sulla base dei rapporti dell’organismo delle Nazioni Unite che i governi nazionali definiscono gli obiettivi climatici e le misure di riduzione delle emissioni.

>> Leggi: IPCC, la “Bibbia” della politica climatica svizzera

La Svizzera non è l’unico Paese a voler influenzare il contenuto del rapporto. Stando a Unearthed, gli Stati produttori di petrolio vorrebbero ridimensionare la necessità di abbandonare i combustibili fossili il più rapidamente possibile. I principali produttori di carne e latticini, tra cui il Brasile, starebbero dal canto loro tentando di modificare il messaggio secondo cui bisogna diminuire il consumo di prodotti animali per ridurre le emissioni.

“Questi commenti mostrano le tattiche che alcuni Paesi intendono adottare per ostacolare e ritardare le azioni per la riduzione delle emissioni”, afferma Simon Lewis, professore alla University College di Londra, citato da Unearthed.

Alcuni Paesi hanno bisogno di aiuto, altri no

L’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) indica che fa parte del normale processo dei rapporti dell’IPCC il fatto che questi siano rivisti dai Paesi e che ognuno presenti dei commenti. Il processo è “trasparente” e “tutti i commenti sono resi pubblici”, scrive l’Ufam in una e-mail a SWI swissinfo.ch.

Franz Perrez, a capo della delegazione svizzera alla COP26, afferma che “i commenti della Svizzera sulla bozza del riassunto [del rapporto] destinato ai decisori politici non miravano a mettere in discussione l’importanza dei finanziamenti per il clima o la necessità di fondi supplementari. La Svizzera rimane dell’opinione che il sostegno internazionale per una politica climatica ambiziosa debba essere ulteriormente rafforzato”.

La finanza climatica è uno strumento importante per intensificare gli sforzi a protezione del clima, sottolinea l’Ufam. “Non è però l’unico strumento rilevante. Diversi Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di un sostegno finanziario per sviluppare e attuare politiche climatiche che siano in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Altri invece no”.

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“Uno scandalo” se fosse vero

Georg Klingler, esperto di clima presso Greenpeace Svizzera, commenta che dalle rivelazioni di BBC News si può avere l’impressione che la Svizzera faccia il contrario di quello che dovrebbe per far fronte alla crisi climatica. “Se la Svizzera stesse tentando di indebolire la protezione del clima dietro le quinte, quando ufficialmente si mostra ambiziosa, sarebbe ovviamente uno scandalo”, dice a SWI swissinfo.ch.

La cosa certa, prosegue, è che il contributo svizzero alla finanza climatica (circa 640 milioni di franchi all’anno) non è sufficiente. “Riteniamo che debba essere di almeno un miliardo di franchi all’anno, considerata la forza economica della Svizzera”, dice Klingler.

>> Leggi: Aberrazioni, mancanza di coordinamento e incoerenza della politica climatica svizzera

L’esperto di Greenpeace si chiede se la Svizzera sia davvero attiva a livello internazionale affinché vengano riuniti al più presto possibile i 100 miliardi di dollari all’anno a favore dei Paesi più vulnerabili. “Il sospetto è che stia tentando di indebolire tale promessa e che voglia usare degli espedienti che alla fine non consentiranno di avere maggiori fondi per la protezione del clima”, afferma.

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