La Svizzera pubblica la lista dei conti dormienti
Nella banche svizzere sono depositati averi patrimoniali non rivendicati per un valore di 44 milioni di franchi. È assai improbabile che questi fondi vengano reclamati dai discendenti dei detentori originali, ritiene un esperto specializzato nel rintracciare i parenti lontani dei clienti bancari defunti.
La lista che comprende 2’600 nominativi è stata pubblicata il 16 dicembre e può essere consultata online. Il sitoCollegamento esterno è stato creato per soddisfare le disposizioni normative in materia di gestione dei patrimoni non rivendicati, entrate in vigore a inizio 2015.
In base al nuovo quadro legislativo, le banche svizzere devono pubblicare i nominativi di tutti i clienti che possiedono un patrimonio di almeno 500 franchi e con i quali non ci sono più stati contatti da 60 anni. I parenti dei detentori hanno tempo da uno a cinque anni per rivendicare il patrimonio, che include anche 80 cassette di sicurezza dal contenuto sconosciuto. Se nessuno si farà vivo, i fondi verranno conferiti allo Stato.
«Si tratta di casi senza speranza: sono talmente vecchi e si conoscono così pochi dettagli che sarà praticamente impossibile rivendicarli», afferma a swissinfo.ch David Laufer, cofondatore di LMD Search, una società con sede a Losanna. «Non mi sorprenderebbe se l’80% di questi milioni finisse nelle casse dello Stato».
Malgrado le informazioni fornite dalla banche, molti dei 2’600 nominativi non sono accompagnati da una data di nascita o dalla nazionalità. Inoltre, la maggior parte dei conti bancari delle banche elvetiche più conosciute sono andati persi nel corso degli anni. David Laufer, la cui società aiuta appunto le banche a ritrovare centinaia di clienti “persi” o i loro discendenti, auspica che le prossime liste dei conti dormienti, che verranno aggiornate di anno in anno, conterranno maggiori informazioni sui clienti.
L’Associazione svizzera dei banchieri (ASBCollegamento esterno) ha salutato la pubblicazione dei fondi non rivendicati. Secondo il suo presidente di direzione Claude-Alain Margelisch, questa garantisce una certa «sicurezza legale» per le banche.
Valigie di denaro
La questione dei conti in giacenza perseguita le banche elvetiche sino dalle rivelazioni negli anni Novanta, secondo cui in alcuni istituti erano depositati i fondi di clienti ebrei uccisi durante l’Olocausto.
Altri sviluppi
Un accordo che portò un sentimento di giustizia
La lista appena pubblicata, puntualizza l’ASB, non ha però nulla a che vedere con quella vicenda, conclusasi nel 1998 dopo che gli eredi dei detentori dei conti avevano presentato una causa collettiva negli Stati Uniti.
All’origine del nuovo quadro legale c’è piuttosto la necessità di adeguare la legislazione elvetica in ambito bancario a quella di altri centri finanziari. Secondo David Laufer, c’è ancora un’altra ragione che spinge le banche a una totale trasparenza in materia di conti in giacenza.
«È finita l’epoca in cui la gente si presentava nelle filiali bancarie con documenti falsi e valigie piene di contanti. Il contesto normativo è cambiato drasticamente negli ultimi anni. Oggigiorno, le banche in Svizzera o in qualsiasi posto del mondo non possono più permettersi di avere clienti che sfuggono ai loro radar», afferma.
Una banca, prosegue, non sarebbe credibile se continuasse a gestire il patrimonio di un cliente nato nel 1867 e di cui non ha più sentito parlare da un secolo. «Le divisioni di Compliance aziendale nelle banche sono state messe sotto una pressione incredibile affinché risolvano questi casi», sottolinea l’esperto.
Dal 1996, la persone che vogliono riappropriarsi degli averi dei loro antenati possono rivolgersi all’Ombudsman delle banche svizzereCollegamento esterno. L’ASB indica che l’Ombudsman è stato in grado di rintracciare 52 milioni di franchi e 42 cassette di sicurezza, che sono poi stati trasferiti ai loro legittimi proprietari tra il 2001 e il 2014.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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