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Gli azionisti di UBS scelgono il successore di Ospel

Peter Kurer (a sinistra) dovrebbe prendere il posto di Marcel Ospel alla testa dell'UBS Keystone

L'era di Marcel Ospel è tramontata. Mercoledì gli azionisti della più grande banca svizzera, l'UBS, decideranno se l'attuale consigliere giuridico è il successore adatto per assumere il timone del gruppo in acque tempestose.

Peter Kurer, 58 anni, è stato designato per il posto lasciato libero da Marcel Ospel, dopo la svalutazione per oltre 37,6 miliardi di franchi legata alla crisi innescata dai mutui “subprime”. Ma la partita è tutt’altro che scontata: la candidatura di Kurer è infatti apertamente ostacolata.

Candidatura controversa

Il prossimo numero uno dell’UBS è chiamato ad imprimere una svolta, traghettando il destino della banca in acque più sicure dopo dodici mesi burrascosi.

Un compito non facile, per questo la designazione di Kurer ha stupito numerosi osservatori: in quanto consigliere generale di UBS, non è soltanto un insider, ma ha pure una limitata esperienza bancaria.

Alcuni azionisti, tra i quali l’ex dirigente di UBS Luqman Arnold e Ethos (La fondazione svizzera per lo sviluppo sostenibile), si soffermano su questi aspetti. Arnold, poi, non le manda a dire: attraverso la società di investimenti Olivant, comunica la propria opposizione alla scelta di Kurer, poiché membro del consiglio direttivo implicato nella crisi dell’istituto bancario.

“Su queste basi – osserva il finanziere britannico – crediamo che Kurer non possa né obiettivamente assumere tale ruolo, né rappresentare una rottura nella tradizione della conduzione manageriale dell’UBS”.

“Notiamo per di più – aggiunge Arnold – che Kurer non possiede né una strategia bancaria, né un’esperienza nella gestione dei rischi sui mercati finanziari. Tutte qualità assolutamente indispensabili nella situazione in cui si trova UBS”. Osservazioni che Arnold avrà presumibilmente comunicato ai vertici dell’istituto di credito, visto che detiene l’1,1% del pacchetto azionario attraverso la sua società Olivant.

I legami con Swissair

Dalle colonne del quotidiano “Financial Times”, Peter Kurer rispedisce però le accuse al mittente contestando osservazioni che giudica “discriminatorie”. Chiede a chiare lettere di essere “giudicato sui fatti e non sulle opinioni”. Ha inoltre negato di essere, in sostanza, un tappa-bucchi per permettere ai vertici di guadagnare tempo nella ricerca di un successore permanente a Marcel Ospel.

Kurer ha illustrato la propria risolutezza nell’annunciare importanti cambiamenti all’interno del consiglio direttivo anche attraverso la nomina di nuovi membri con precise conoscenze e competenze in campo bancario e finanziario.

Il giurista zurighese – che per dieci anni ha lavorato per lo studio Homburger, specializzato in diritto delle imprese e fiscalità (e per il quale ha curato la fusione tra Ciba-Geigy e Sandoz) – è approdato all’UBS nel 2001 in qualità di consigliere generale e l’anno successivo è diventato membro della direzione del gruppo.

Eugen Haltiner, presidente della Commissione federale delle banche, non ha mancato di elogiare Kurer definendolo un uomo dalle “straordinarie qualità individuali e che non tergiversa”; per Haltiner la designazione di Peter Kurer è dunque in linea con le aspettative della commissione.

Decisamente molto meno lusinghiero il ritratto di Kurer nel film “Grounding” (2006) sulla fine ingloriosa della compagnia di bandiera Swissair. Il lungometraggio documenta la sua defezione come giurista di Swissair per passare al servizio di UBS proprio prima che la banca decise presumibilmente di negare le sovvenzioni promesse.

Emissione di nuove azioni

Al di là di ogni considerazione, mercoledì gli azionisti di UBS dovrebbero confermare la carica di presidente del Consiglio di amministrazione, per spingere Kurer a portare avanti quello che ha descritto come una lotta triennale per ripristinare la reputazione dell’istituto bancario.

Nei giorni scorsi gli organi di informazione hanno fatto il nome di altri possibili candidati alla successione di Marcel Ospel, tra cui il numero uno della Deutsche Bank Josef Ackermann e persino l’ex consigliere federale Christoph Blocher.

Siccome non sono state formalizzate altre candidature, l’alternativa all’elezione di Peter Kurer sarebbe nessun presidente. Ci si attende inoltre che gli azionisti votino in favore della proposta di UBS, ossia un aumento di capitale di 15 miliardi di franchi con l’emissione di nuove azioni.

swissinfo, Matthew Allen, Zurigo
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Perter Kurer è nato il 28 giugno 1949 ed è cittadino svizzero. Si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Zurigo ed è stato successivamente ammesso all’ordine degli avvocati. Detiene un master conseguito all’Università di Chicago e vanta una vasta esperienza giuridica.

Dal 1980 al 1990 ha lavorato presso lo studio Baker & Mackenzie di Zurigo e nei dieci anni seguenti da Homburger, studio specializzato in diritto delle imprese e fiscalità.

Nel 2001 è approdato all’UBS in qualità di consigliere generale e l’anno successivo è diventato membro della direzione del gruppo.

Il manager è ora chiamato fare ordine nelle regole e nelle pratiche del gruppo, con nuove strategie sulla conduzione, sulla gestione dei rischi e sui sistemi di controlli.

Dopo aver presentato utili astronomici nel 2005 e nel 2006, nel 2007 l’UBS inciampa. In maggio deve liquidare il suo hedge fund (fondo speculativo) Dillon Read. In luglio il suo Ceo Peter Wuffli rassegna le dimissioni.

In ottobre la grande banca rende noto di aver perso 4,2 miliardi di franchi in relazione alla crisi del mercato immobiliare americano (subprime). Per la prima volta da 9 anni, l’UBS chiude i conti del terzo trimestre segnando cifre rosse.

Nel quarto trimestre dell’anno scorso l’istituto bancario registra una perdita di 12,5 miliardi di franchi. In dicembre la direzione dell’UBS annuncia un piano di ricapitalizzazione per 13 miliardi di franchi, provenienti da Singapore e dal Medio oriente.

In gennaio la banca elvetica cancella altri 4,5 miliardi di franchi. Complessivamente le perdite previste ammontavano finora a circa 20 miliardi di franchi. Successivamente comunica nuove svalutazioni per altri 20 miliardi di franchi.

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