Gli impianti idroelettrici svizzeri si preparano alla crisi dell’energia
La grave siccità che ha colpito l’Europa ha ostacolato la produzione di energia idroelettrica in tutto il continente. Tuttavia, grazie al rapido scioglimento dei ghiacciai, le riserve idroelettriche svizzere risultano sotto la media, ma stabili. Basterà a evitare interruzioni nella fornitura di energia per il prossimo inverno?
Alla diga di Salanfe, ai piedi dei Dents du Midi ormai privi di qualsivoglia traccia di neve, nel sud della Svizzera, una mandria di mucche assetate beve a grandi sorsi da un bacino idrico sempre più scarso. Questa estate, il lago montano è 15 metri più basso del solito, con una perdita di 8 milioni di metri cubi d’acqua.
“È un annata davvero insolita”, spiega una cameriera dell’Auberge de Salanfe, l’ostello che affaccia sull’invaso. “Non essendoci più ghiacciai, il lago viene alimentato solo dalla neve che si scioglie”.
Se questa estate i livelli di alcuni bacini idrici alpini si sono ridotti notevolmente, altri invece si sono riempiti oltremisura, arrivando persino a strabordare, in particolare nei pressi di ghiacciai in fase di disgelo. Circondata da fitte pinete, la diga di Gebidem, nel canton Vallese, con i suoi 122 metri di lunghezza trattiene più di 9,2 milioni di metri cubi (pari a circa 4’000 piscine olimpioniche) di acqua azzurro ghiaccio, proveniente dallo scioglimento del ghiacciaio più esteso d’Europa: l’Aletsch.
Le ondate di calore di questa estate, però, hanno portato l’Aletsch a sciogliersi a una velocità mai registrata prima. Di conseguenza, la diga di Gebidem ha ricevuto così tanta acqua di disgelo che per diverse settimane, tra luglio e agosto, ettolitri del prezioso liquido sono andati sprecati, con un ritmo di ben 75’000 litri al secondo che strabordavano dalla diga e precipitavano nel vuoto senza passare per le turbine.
L’energia idroelettrica è uno dei fondamenti della politica energetica svizzera. Nel 2021, il Paese elvetico ha generato il 61,5% della propria elettricità da impianti idroelettrici, il 28,9% dall’energia nucleare, l’1,9% da combustibili fossili e il 7,7% da altre fonti rinnovabili. In genere, produce elettricità più che sufficiente nei mesi estivi, mentre con l’arrivo del freddo deve affidarsi alle importazioni dal resto d’Europa.
Di norma non sarebbe un problema, ma quest’anno la minaccia di carenze nella fornitura si fa sempre più pressante, tra la guerra in Ucraina, l’interruzione della fornitura del gas russo a gran parte d’Europa e la chiusura di metà delle centrali nucleari francesi per questioni di manutenzione e riparazioni.
Il clima caldo e secco non ha fatto che aggravare la crisi energetica. Al momento, quasi mezza Europa è colpita da una siccità estrema. Dopo un inverno secco, la Svizzera ha vissuto la seconda estate più caldaCollegamento esterno mai registrata da quando sono iniziate le misurazioni nel 1864, con ben tre ondate di calore. Laghi e fiumi, soprattutto nelle aree orientali, centrali e meridionali del Paese, si sono abbassati a livelli mai visti.
“Tutto sotto controllo”
Tuttavia, se pare che nella prima metà del 2022 la generazione di energia idroelettrica in Europa sia diminuita del 20%Collegamento esterno – con Italia, Portogallo e Spagna tra i Paesi più colpiti – la Svizzera sembra contrastare questa tendenza grazie all’acqua di disgelo dei ghiacciai.
Nei primi cinque mesi dell’anno, infatti, le aziende idroelettriche elvetiche hanno sperimentato un calo di appena il 12% nella produzione rispetto allo stesso periodo del 2021, spiega Jürg Rauchenstein, membro della Commissione federale dell’energia (EICom).
La prolungata assenza di precipitazioni, però, ha sollevato timori sulla possibilità di incamerare sufficienti riserve idriche per soddisfare le esigenze energetiche del Paese durante il prossimo inverno.
La percentuale di riempimento complessivo delle 200 dighe più estese della Svizzera al momento si aggira sull’80% (al 5 settembre 2022).
Alcuni osservatori e osservatrici, come Bettina Schaefli, professoressa di Idrologia all’Università di Berna, sono piuttosto ottimisti. Certo, la percentuale di riempimento degli invasi è sotto la media, ma sembra essere comunque “tutto sotto controllo”, dice.
“Lo scorso inverno ha nevicato pochissimo, per cui manca l’acqua di scioglimento della neve. Tuttavia, i ghiacciai nelle zone di captazione delle dighe hanno fornito moltissima acqua questa estate”, spiega Schaefli, che è anche presidentessa della Commissione svizzera d’idrologia. “I bacini idrici delle dighe non sono sufficientemente capienti da contenerla tutta, tanto che al momento ce ne arriva più di quanta se ne riesca a preservare per l’inverno”.
Metà dell’energia idroelettrica svizzera viene dalle dighe, mentre l’altra metà è generata da strutture di dimensioni più piccole, situate sui fiumi e chiamate centrali idroelettriche fluviali o ad acqua fluente, come quella sul Reno. Questi impianti sono tra i più colpiti dalla siccità, ma Schaefli è convinta che le loro perdite siano compensate dai grandi impianti alpini, che continuano con il loro normale funzionamento.
Alcune aziende elettriche e operatori di impianti idroelettrici svizzeri sembrano addirittura aver beneficiato dell’attuale carenza di energia e del conseguente aumento dei prezzi.
“È una situazione molto vantaggiosa”, ha spiegato Daniel Fishlin, amministratore delegato dell’impianto di Oberhasli, nel Canton Berna, alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF. Nelle ultime settimane, le turbine del suo impianto hanno continuato a girare a pieno ritmo. “La domanda di elettricità non è mai stata tanto elevata… ma abbiamo già cominciato ad accumulare delle riserve”.
Altri sviluppi
Come la Svizzera vuole evitare di rimanere al freddo e al buio
Possibili interruzioni del servizio
La crescente crisi energetica, tuttavia, sta innervosendo sempre di più le autorità svizzere, preoccupate di possibili interruzioni del servizio per il futuro. Ad agosto, il presidente della EICom, Werner Luginbühl, ha avvisato che bisognerà aspettarsi blackout di diverse ore. La sua collega, la vicepresidente dell’EICom Laurianne Altwegg, ha mantenuto una linea più prudente, dicendo che i blackout non sono dati per certi.
Lo scorso anno la Svizzera ha consumato 58,1 terawattora (TWh) di elettricità. Circa l’80% derivava da fonti energetiche sostenibili (68% idroelettrico e 11% fotovoltaico, eolico e biomassa). Tre quarti sono stati generati in territorio elvetico, grazie ai 682 impianti idroelettrici svizzeri, mentre il resto era composto perlopiù da energia idroelettrica importata da Norvegia, Islanda e Francia e da energia eolica/solare dalla Spagna. Un 18,5%, infine, veniva dal nucleare (quasi tutto svizzero).
“Il rischio di possibili interruzioni del servizio è aumentato drasticamente. Non è detto che ci saranno davvero dei blackout, ma è bene prepararsi per l’evenienza”, ha detto alla Radiotelevisione svizzera di lingua francese, RTS.
Tra maggio e ottobre, grazie a centrali nucleari e impianti idroelettrici, in genere la Svizzera produce elettricità a sufficienza da soddisfare la domanda nazionale e da esportare quasi 30 miliardi di kWh. In inverno, invece, deve importare 5 TWh di elettricità extra. Per la stagione che verrà, l’EICom stima che dovrà importare 3 TWh (pari al 9% del consumo annuale) da fonti estere.
“Questa cifra corrisponde alla scarsa produzione idroelettrica dovuta all’assenza di neve e alla siccità”, ha spiegato Altwegg alla RTS. “La Svizzera è a corto di energia. Se sarà così anche in inverno, dovremo importarne di più dall’estero”.
Oltre che dalle importazioni dal resto d’Europa, Altwegg è convinta che la crisi possa essere mitigata dalle quattro centrali nucleari in territorio elvetico, oltre che dalla possibilità che la pioggia torni a riempire i bacini alpini nel corso dell’autunno.
Il risparmio energetico
Nel frattempo, il Governo ha avviato un programma di risparmio energetico mirato a evitare carenze nella fornitura. Inoltre, progetta di creare una riserva idroelettrica per far fronte a qualsiasi problema che possa insorgere nel periodo di domanda più elevata, verso la fine dell’inverno. Di norma, all’inizio della stagione fredda i bacini idrici sono pieni e si svuotano a poco a poco nei mesi invernali. Ora, dietro pagamento di una tariffa, l’EICom vorrebbe che le aziende idroelettriche trattenessero una parte di quest’acqua (fino a 666 GWh di elettricità all’ora, sufficienti ad alimentare 150’000 abitazioni per un anno), che in genere verrebbe venduta sul libero mercato.
“Così facendo, il Governo vuole garantirsi una scorta minima, perché quando i prezzi dell’energia schizzeranno alle stelle, i proprietari e proprietarie potrebbero essere tentati di vendere l’elettricità quando il prezzo è più alto, senza conservarne per la Svizzera”, spiega Schaefli.
Questa nuova riserva d’emergenza, considerata una sorta di polizza assicurativa, sarà sufficiente a prevenire le interruzioni del servizio e varrà il sacrificio economico imposto ai contribuenti svizzeri? Luginbühl avverte che servirà soltanto ad alleviare gli intoppi più gravi nella fornitura, per un periodo di 2-6 settimane alla fine dell’inverno, ma che non servirà a molto in caso di carenze di elettricità prolungate in tutta Europa.
Energia idroelettrica e cambiamento climatico: un rapporto complesso
La crisi climatica provoca eventi metereologici sempre più estremi, cambiamenti nel ciclo dell’acqua e il rapido ritiro dei ghiacciai. Daniel Farinotti, professore di Glaciologia presso il Politecnico federale di Zurigo, crede che il 2022 sia un anno che entrerà nei libri di storia. Di recente, ha dichiarato al quotidiano Luzerner Zeitung che quest’anno i ghiacciai svizzeri potrebbero ridursi del 4% o più, percentuale maggiore di quella raggiunta nel precedente anno da record, il 2003 (3,8%).
Schaefli, all’Università di Berna, prevede che nell’immediato futuro la produzione idroelettrica rimarrà stabile, nonostante il ritiro dei ghiacciai. Uno studio da lei condotto nel 2018Collegamento esterno, infatti, ha registrato variazioni minime nella produzione di energia elettrica, nonostante le previsioni relative alla scomparsa dei ghiacciai entro la fine del secolo.
“Guardando al futuro, mi aspetto che la quantità d’acqua media che riceveremo ogni anno si manterrà stabile e che rimarremo il castello d’acqua d’Europa, semplicemente perché la presenza delle montagne attirerà più pioggia”, spiega.
Gli scenari climatici ufficiali prevedono che, entro la fine del secolo, le precipitazioni in Svizzera aumentino di circa il 20% in inverno e diminuiscano più o meno altrettanto in estate.
Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), la produzione di energia idroelettrica annuale non varierà più molto già entro il 2050, con un aumento stimato da 37 a 45 TWh: il 10% in più in inverno e il 4-6% in meno in estate, grazie alle variazioni attese nelle precipitazioni.
“Si passerà naturalmente da una produzione più abbondante in estate a una più abbondante in inverno. Da un punto di vista di sfruttamento dell’energia è una buona notizia, perché la natura ci aiuterà ad avere più elettricità a disposizione in inverno”, conclude Schaefli.
Curato da Sabrina Weiss
Traduzione: Camilla Pieretti
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.