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“I bonus UBS sono un segnale sbagliato”

I bonus miliardari distribuiti dall'UBS ai dipendenti, nonostante le colossali perdite e il ricorso ad aiuti statali per 6 miliardi di franchi, continuano a tener banco. Le reazioni indignate si accavallano e la fiducia dell'opinione pubblica nell'autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) vacilla.

Un esperto dell’università di San Gallo traccia un quadro molto critico della situazione. Ulrich Thielemann, vicedirettore dell’Istituto di etica economica, non usa mezzi termini: a suo avviso, occorrerebbe un’autorità di vigilanza indipendente, l’abolizione dei bonus, una fiducia più limitata nei mercati e bancari meno vanitosi.

swissinfo: L’UBS versa nuovamente gratifiche al personale per un totale di due miliardi di franchi. Opinione pubblica, politici e media sono indignati. Anche lei?

Ulrich Thielemann: La mia prima reazione è stata quella di pensare che così viene manifestamente lanciato un segnale sbagliato. Si potrebbe naturalmente argomentare, come fa la FINMA, che è difficile sopprimere i bonus perché altrimenti, in linea di principio, i dipendenti sbattono la porta.

swissinfo: Per andare dove?

U.Th.:È quello che si chiede la gente. Perciò anch’io dico “in linea di principio”. Il personale passerebbe davvero alla concorrenza? La questione è discutibile. Si continua a ripetere che i migliori se ne andrebbero se non ricevessero gratifiche milionarie. Ma coloro che s’impegnano per l’azienda solo se retribuiti a suon di milioni non sono certamente i migliori. Non importa se si tratti di top manager o di investitori bancari: chi s’impegna soltanto in cambio di bonus esorbitanti si squalifica automaticamente.

Il fatto che apparentemente la banca avrebbe chiesto l’accordo dell’autorità di vigilanza per gratifiche nettamente superiori, mette in cattiva luce l’integrità dei vertici dirigenziali dell’UBS.

swissinfo: Com è la situazione in altri paesi?

U.Th.: Altrove apparentemente funziona senza bonus. In tutti gli altri paesi vige la regola secondo cui, se si beneficia di misure di salvataggio, non ci sono gratifiche: basta.

La quota variabile delle rimunerazioni dovrebbe essere ridotta, forse persino azzerata. Ma ciò non può essere fatto a livello di singole aziende, nemmeno da quelle di grandi dimensioni come l’UBS, e neppure da un paese. Si deve agire a livello globale. Altrimenti gli investitori danno i capitali a quelle imprese che applicano il sistema salariale con una componente variabile.

Il problema dei bonus è che corrompono. In fondo denotano una mancanza di professionalità. Perciò sono per l’abolizione o almeno una netta riduzione della componente variabile della retribuzione, che funge da incentivo. Ciò distrugge l’integrità dell’impresa.

swissinfo: Nel mirino delle critiche c’è in particolare il presidente della FINMA Eugen Haltiner, che è un ex dirigente dell’UBS. Cosa ne pensa di questo organo di vigilanza?

U.Th.: Nell’autorità di sorveglianza dovrebbero esserci anche rappresentanti di enti che tutelano gli interessi dei clienti, come per esempio le organizzazioni dei consumatori.

Questo è il problema principale: l’altro sguardo sulla sana economia. Se in una simile autorità siedono dei bancari, molto probabilmente non hanno questa visione. Dal loro punto di vista, l’economia deve essere diretta secondo i propri interessi. La loro parola d’ordine è: shareholder value (valore per l’azionista). Ciò vale sia per i detentori del capitale sia per i dipendenti, che fanno un affare reciproco.

swissinfo: Cosa rende i dirigenti bancari così incuranti della sensibilità popolare? Sono assolutamente indifferenti alle critiche dell’opinione pubblica, dei politici e dei media?

U.Th.: Non credo che a loro non importi nulla. Quando ci si interroga sulle cause della crisi finanziaria, dico sempre che all’origine c’è la fiducia cieca nei mercati. Anche da parte delle autorità di regolamentazione, delle banche centrali. Costoro dicono che più profitti vengono realizzati, meglio è per tutti. È la giustificazione implicita del loro operato.

E cosa motiva i bancari? La vanità. Perché vogliono queste laute gratifiche? Non tanto per il valore utilitario del denaro, con il quale ci si può comperare tante belle cose. Considerano i bonus come uno “status symbol”, un simbolo di elevata posizione sociale. E quest’ottica, nella maggior parte dei casi, questa vanità permette ai bancari di compensare la cattiva reputazione che hanno fra l’opinione pubblica.

Del resto i bancari hanno la conferma della loro posizione sociale ogni giorno visto che possono permettersi di buttar via milioni senza problemi. Per loro è estremamente difficile staccarsi da questa logica di pensiero.

Intervista swissinfo, Jean-Michel Berthoud
(Traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)

Il Consiglio federale (governo svizzero) capisce le reazioni emotive, ma precisa che occorre parlare di “componenti salariali variabili” e non di bonus, ha dichiarato il portavoce governativo Oswald Sigg, il 28 gennaio, nella conferenza stampa al termine la seduta settimanale dell’esecutivo.

Il portavoce ha aggiunto che il governo ha fiducia nella capacità della FINMA e dell’UBS di trovare una soluzione adeguata. Ha quindi precisato che il versamento di 1,3 miliardi di franchi è vincolato a disposizioni contrattuali. “L’UBS e la FINMA informeranno in merito”, ha promesso il ministro Pascal Couchepin.

Barack Obama si è scagliato contro i bonus miliardari distribuiti ai manager della finanza americana. Sono “vergognosi” e il “culmine dell’irresponsabilità” ha dichiarato giovedì il presidente americano.

Nel 2008 i manager della finanza americana hanno incassato una somma pari a 18,4 miliardi di dollari, cioé il 44% in meno rispetto all’anno precedente ma pur sempre il sesto ammontare in termini assoluti distribuito nella storia.

“Chi chiede aiuto allo stato dia prova di disciplina a si assuma le proprie responsabilità”, ha aggiunto il presidente americano.

Ulrich Thielemann è nato nel 1961 a Remscheid, in Germania. Ha studiato economia all’università di Wuppertal. Nel 1989 ha iniziato a lavorare come ricercatore all’università di San Gallo.

Dal 1990 al 1996 è stato assistente personale del professor Peter Ulrich. Nel 1996 ha presentato la tesi di dottorato. Dal settembre 1996 al dicembre 1997 è stato ricercatore all’American University di Washington.

Attualmente è vicedirettore dell’Istituto di etica economica all’Università di San Gallo.

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