I Paesi ricchi e le grandi aziende farmaceutiche ostacolano il diritto umano alla scienza
Sapevate che tutti noi abbiamo diritto alla scienza? Lo sancisce la Dichiarazione universale dei diritti umani - che quest'anno compie 75 anni. Ma i Paesi ricchi come la Svizzera e le aziende farmaceutiche impediscono l’accesso equo ai vaccini e ad altri trattamenti.
La pandemia di Covid-19 ha messo in luce l’incapacità dei Paesi ricchi e delle grandi aziende farmaceutiche di distribuire equamente i vaccini e gli altri strumenti per combattere il coronavirus in tutto il mondo.
Ora che la pandemia non è più al centro dell’attenzione, Gavi, l’organizzazione internazionale con sede a Ginevra che coordina l’accesso ai vaccini per i Paesi bisognosi, ha cercato senza successo di negoziare una via d’uscita dall’accordo con diverse aziende farmaceutiche, come Moderna e Johnson & Johnson. Gavi ha infatti sborsato 1,4 miliardi di dollari per il pagamento anticipato di dosi che ora non sono più necessarie, essendo la domanda di vaccini in declino.
Non appena i vaccini sono entrati in commercio, questi produttori hanno dato la priorità ai Paesi ricchi disposti a pagare di più, escludendo Gavi dal mercato. Ora si rifiutano di rimborsare la somma che l’organizzazione ha anticipato, come ha recentemente riportatoCollegamento esterno il New York Times. Gli esperti e le esperte di salute pubblica hanno criticato questo rifiuto, affermando che le aziende produttrici di vaccini contro il Covid-19 stanno privando una ONG di denaro che potrebbe utilizzare per “fare del bene”.
Il protezionismo svizzero
Tutto questo si sarebbe potuto evitare, se l’accesso ai brevetti dei vaccini fosse stato liberalizzato nel momento in cui questi sono arrivati sul mercato. Ciò però non è avvenuto soprattutto per l’opposizione dei Paesi ricchi. Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Svizzera hanno usato l’argomentazione della “protezione dell’innovazione” per giustificare tali resistenze.
La Svizzera, in particolare, è stata tra i Paesi che più si sono opposti ad abbattere la barriera dei brevetti per permettere agli Stati a basso reddito di accedere ai vaccini e ad altri strumenti di lotta contro il Covid-19. Allo stesso tempo, la Confederazione butterà viaCollegamento esterno 14 milioni di dosi inutilizzate e scadute entro fine febbraio.
Un diritto non riconosciuto
La scienza non è ancora considerata un diritto universale e le grandi aziende e i Paesi ricchi ne sono parzialmente responsabili. Durante una tavola rotondaCollegamento esterno tenutasi lo scorso ottobre al Summit di anticipazione della diplomazia scientifica e tecnologica di Ginevra (GESDA), Thomas Zeltner, presidente della Commissione svizzera per l’UNESCO, ha affermato che il Governo svizzero probabilmente non è nemmeno consapevole dell’esistenza di tale diritto. Il diritto alla scienza è definito nella Dichiarazione universale dei diritti umani (articolo 27Collegamento esterno) come il diritto di partecipare al progresso scientifico e condividerne i benefici.
In che modo il diritto alla scienza è violato o rispettato nella vostra esperienza? Fatemi sapere le vostre opinioni! Vi invito a leggere il mio articolo di approfondimento sull’argomento:
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