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I viticoltori hanno bisogno di lezioni di marketing

I vini svizzeri ricevono spesso dei premi nei concorsi internazionali, ma rimangono poco conosciuti Keystone

I tempi sono duri per i viticoltori svizzeri, confrontati con la forza del franco, la concorrenza dei vini esteri e le nuove tendenze in materia di bibite. Se vogliono sopravvivere dovranno imparare una seconda professione, il marketing, sostengono alcuni specialisti.

Tra il 24 e il 27 gennaio, produttori, enologi e altri professionisti del settore si sono dati appuntamento alla fiera Agrovina di Martigny, in Vallese, per discutere degli ultimi sviluppi in materia di equipaggiamenti, tecniche di piantagione, varietà dei vitigni e anche dello stato di salute di questo ramo dell’agricoltura.

Il 2011 è stato un’annata eccezionale per i viticoltori, che hanno prodotto più di 110 milioni di litri di vino, il 4,3% in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

«L’annata 2011 è veramente eccellente. Un po’ come quella del 2003, ma con vini più bilanciati e con una migliore acidità», spiega a swissinfo.ch Claude Bocquet-Thonney, presidente dell’Associazione svizzera dei viticoltori-vinificatori (ASVEI).

Il vino che fermenta in molte cantine svizzere ha un grande potenziale e negli ultimi anni diversi produttori si sono distinti a livello nazionale e internazionale. Malgrado questi riconoscimenti, i membri dell’ASVEI sono preoccupati.

 

Settore in difficoltà 

In dicembre hanno scritto al ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann, chiedendogli l’applicazione della clausola di salvaguardia contemplata dagli accordi dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

«La crescita delle importazioni di vini a basso costo (un euro al litro in media) ha ulteriormente danneggiato un mercato già in difficoltà», indica l’ASVEI.

Visto il livello dei salari nella Confederazione, i produttori svizzeri non possono assolutamente competere con questi vini importati. Quest’anno molti viticoltori hanno vendemmiato quando nelle cantine vi erano ancora stock invenduti degli anni precedenti e nelle casse poche liquidità per iniziare il 2012, aggiunge l’ASVEI.

La richiesta dell’associazione è stata respinta dalle autorità federali, poiché le importazioni di vino nel 2011 – 162,5 milioni di litri – sono state al di sotto della quota limite di 170 milioni.

L’ASVEI non si dà però per vinta e intende continuare la sua lotta, sottolineando che la quota era stata fissata 20-30 anni fa, quando il consumo di vino era molto più elevato.

Reinventarsi

Bere vino è diventato meno popolare in Svizzera. Il consumo è in costante calo e tra i giovani sono altre le bevande che fanno furore.

Nel 2010, in Svizzera sono stati consumati 280 milioni di litri di vino. Le importazioni rappresentano il 62%, mentre solo l’1% del vino svizzero è esportato.

«Il vino svizzero si beve solo in Svizzera», riassume l’esperto di enologia Pierre Thomas. «Non possiamo esportare le eccedenze di vino a buon mercato e neanche certi vini eccellenti a prezzi elevati, semplicemente perché non sono conosciuti».

Il problema è che la Svizzera non ha un immagine di paese produttore di vini, osserva.

«Se si chiede a uno svedese, un danese, un inglese o un cinese se in Svizzera si produce vino, scoppieranno a ridere e risponderanno ‘no, ci sono montagne, neve, banche, cioccolato e orologi’», afferma Pierre Thomas.

Offerta frammentata

Jacques Perrin, direttore della società di importazione e distribuzione Cave SA, osserva che oggi i consumatori «bevono vino svizzero di qualità migliore, ma in quantità minori».

«I vini svizzeri sono poco conosciuti all’estero, poiché i migliori non sono esportati. L’offerta è troppo frammentata. Non è semplice esportare piccole quantità perché ci sono diversi ostacoli al commercio; non facciamo parte dell’UE», sottolinea.

«I produttori dovrebbero mettersi assieme e creare delle piattaforme comuni. Dobbiamo presentare i nostri migliori vini nelle fiere organizzate all’estero, proporli nel quadro delle promozioni turistiche, ma per questo ci vogliono molte risorse».

Luzius Wasescha, ambasciatore svizzero all’OMC, intervenuto con una presentazione nel quadro di Agrovina, condivide l’opinione secondo cui l’approccio individualista dei viticoltori-vinificatori svizzeri rappresenta un ostacolo. «La gente di Epesses (nella regione del Lavaux) dice che il suo vino è il migliore perché non ne conosce altri, è questo il problema».

Promozione

La promozione dei vini svizzeri nella Confederazione e all’estero è un tema ricorrente. Tre quarti sono prodotti nella Svizzera francese. Due terzi dei consumatori si trovano però nella Svizzera tedesca.

«I romandi devono conquistare il mercato della Svizzera tedesca. Non basta rimanere seduti nella propria cantina e aspettare che i consumatori svizzeri tedeschi arrivino. Bisogna fare dei grandi sforzi per andare verso i clienti e convincere le persone in quella parte del paese», sottolinea Thomas.

Alcuni attori del settore sottolineano anche il ruolo svolto dalle due principali catene di supermercati svizzeri – Migros (attraverso Denner) e Coop – che avrebbero un controllo troppo importante sulle vendite e le importazioni. «I viticoltori hanno un po’ troppa tendenza a lamentarsi», osserva sarcastico Thomas.

In dicembre, il parlamento ha accolto una mozione che esorta le rappresentanze diplomatiche della Confederazione a servire vini svizzeri in occasione di ricevimenti e altri festeggiamenti.

In ottobre, la Società degli esportatori di vini svizzeri ha chiesto al Dipartimento dell’economia di raddoppiare i fondi a disposizione per la promozione del vino, portandoli a 4 milioni di franchi fino al 2014. La proposta è però stata respinta, poiché i crediti destinati all’agricoltura sono poco «flessibili».

Imparare una nuova professione

Per Simone de Montmollin, presidente dell’Unione degli enologi svizzeri, che ha organizzato un seminario a Agrovina, il settore ha bisogno di una strategia chiara e globale.

«Negli ultimi 20 anni il settore è stato ristrutturato, ha adattato la sua offerta ed è diventato più autentico e moderno. Dobbiamo tuttavia fare di più e scrutare il mercato in modo più pro-attivo», afferma.

«Ci siamo focalizzati sulla creatività e abbiamo cercato di definire l’identità e l’immagine dei prodotti, ma il tutto manca di coerenza».

I produttori di vino devono imparare una nuova professione, ovvero il marketing, aggiunge Simone de Montmollin.

«La loro responsabilità non si esaurisce nel momento in cui il prodotto è finito. Devono pensare di più al posizionamento e all’identità del loro vino. Questi aspetti sono conosciuti, ma poco integrati».

Nel 2010 in Svizzera sono stati consumati 275,7 milioni di litri di vino, lo 0,9% in meno rispetto all’anno prima.

Il vino svizzero ha coperto un terzo del consumo (-4,5%). Le importazioni sono cresciute dell’1,3%, in particolare quelle di vino rosso. I principali fornitori sono l’Italia, la Francia e la Spagna.

La superficie viticola svizzera si estende su circa 14’800 ettari. I principali vitigni sono il Pinot Nero, lo Chasselas e il Gamay. Negli ultimi anni è aumentata la superficie coltivata a Merlot, Gamaret e Garanoir. I rossi rappresentano il 53% della produzione.

La vendemmia 2011 ha permesso di produrre oltre 110 milioni di litri, il 4,3% in più della media degli ultimi cinque anni.

Traduzione di Daniele Mariani

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