“Il mercato dell’elettricità non è svizzero, ma europeo”
Negli ultimi mesi, il Consiglio federale ha lanciato numerosi avvertimenti e adottato misure per evitare una penuria di elettricità. In questo contesto, Monika Krüsi, presidente di Repower, deplora la mancata integrazione della Svizzera nel mercato elettrico europeo.
Repower è un’azienda specializzata nel settore dell’energia attiva nell’intera catena del valore dell’elettricità, dalla produzione alla vendita passando dal trading e dalla distribuzione. Repower opera anche nel settore del gas.
Repower, con sede a Poschiavo, nel Cantone dei Grigioni, impiega più di 600 persone ed è attiva principalmente in Svizzera e in Italia. Il suo fatturato annuo supera i 3 miliardi di franchi.
L’azienda fondata nel 1904 come Kraftwerke Brusio AG ha costruito la sua prima centrale elettrica nella parte meridionale dei Grigioni, al confine con l’Italia. All’epoca era il più grande impianto del genere in Europa.
SWI swissinfo.ch: Le autorità svizzere hanno adottato misure senza precedenti per evitare una penuria energetica quest’inverno. È preoccupata per quello che potrebbe succedere?
Monika Krüsi: Non sono preoccupata per questo inverno perché le riserve di gas e i laghi artificiali in Svizzera sono pieni. Inoltre, alcune centrali nucleari in Francia sono di nuovo in funzione. Tuttavia, la situazione a medio termine è più incerta. Resta il fatto che questa sfida energetica non è affatto nuova, anche se il conflitto in Ucraina complica le cose.
Quali cambiamenti vorrebbe vedere nel mercato elettrico svizzero, in particolare per garantire l’approvvigionamento nazionale a lungo termine, compreso in inverno?
È essenziale affrontare la questione a livello europeo. Poiché le nostre reti sono fisicamente interconnesse, il mercato dell’elettricità non è svizzero, ma europeo. Pertanto, per ottimizzare la nostra stabilità energetica, è importante essere pienamente integrati nell’Europa. A causa delle relazioni tese con l’Unione Europea, al momento non è però così e me ne rammarico.
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L’energia di Repower proviene in gran parte da centrali idroelettriche. È possibile aumentare ulteriormente la capacità di questi impianti?
Ciò è possibile in due modi. Da un lato, l’innalzamento di una diga è spesso fattibile, ma ha conseguenze nefaste sull’ambiente. È quindi difficile ottenere i permessi.
D’altro lato, è possibile ottimizzare il funzionamento delle centrali elettriche esistenti. Ciò richiede tempo e investimenti consistenti, ma riteniamo che questo secondo metodo sia preferibile. Attualmente stiamo ottimizzando la nostra centrale di Robbia, nei Grigioni, con un investimento di oltre 100 milioni di franchi.
Repower vende energia elettrica a clienti grandi e piccoli. I prezzi sono aumentati?
I nostri prezzi per l’approvvigionamento di base [soggetti a tariffe regolamentate] rimangono molto stabili. Fortunatamente, le nostre capacità produttive sono chiaramente superiori alle esigenze dei nostri clienti regolamentati.
Per quanto riguarda il mercato libero, la risposta dipende dalla strategia energetica di ciascun cliente e quindi dalle sue condizioni contrattuali. Una parte della nostra clientela ha sottoscritto contratti con prezzi fissi a lungo termine. Al contrario, altri clienti si sono assunti il rischio di acquistare il proprio fabbisogno energetico su base giornaliera e, per questi ultimi, i prezzi sono effettivamente esplosi: in media, il chilowattora è salito in un anno da 20 a 460 centesimi, con picchi di oltre 1’000 centesimi nelle ore di forte richiesta. Questo mercato libero è europeo ed è quindi soggetto alle perturbazioni che colpiscono il continente.
Alcune aziende e collettività si trovano in una situazione critica a causa dell’esplosione dei prezzi sul mercato libero. Questo non depone a favore di tariffe regolamentate?
In Svizzera, il mercato è in parte libero e in parte regolamentato, con un confine artificiale tra i due. Sono convinta che sarebbe preferibile una completa liberalizzazione, come avviene nell’Unione Europea. Tale liberalizzazione porterebbe diversi vantaggi, tra cui un trattamento equo dell’insieme della clientela. Inoltre, ci sarebbe rapidamente una moltitudine di offerte, come avviene nella telefonia mobile.
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Repower gestisce 17 centrali idroelettriche con potenze comprese tra gli 0,1 e i 45 megawatt. Dal punto di vista economico, ha senso costruire impianti così piccoli?
Queste piccole centrali funzionano con costi operativi ragionevoli perché Repower è proprietaria di questi siti da decenni e gli investimenti sono già stati ammortizzati. Tuttavia, se dovessimo costruire nuove centrali idroelettriche, preferiremmo una dimensione critica in nome dell’efficienza. Ad ogni modo, ogni progetto per un nuovo impianto deve essere valutato singolarmente.
Le attività di Repower sono molto differenziate, anche se sempre legate all’energia. Non sarebbe più razionale e redditizio concentrarsi su una gamma più ristretta di attività?
Storicamente, Repower ha costruito la prima centrale elettrica per le ferrovie del Bernina e del Nord Italia. In seguito, abbiamo gestito e mantenuto questa e molte altre centrali. La gestione delle relative reti elettriche, così come di altre strutture, è stato un passo successivo logico, così come la nostra espansione in Lombardia.
La nostra gamma di servizi può sembrare eccessivamente ampia, ma questo è possibile perché lavoriamo in partenariato con altri attori. Inoltre, il fatto di focalizzarsi sulla Svizzera e sull’Italia, con modelli commerciali diversi, consente di diversificare i rischi.
Repower ha dieci parchi eolici in Italia e tre in Germania. Perché nessuno in Svizzera?
L’installazione di un parco eolico deve affrontare tre sfide. In primo luogo, è necessario disporre di grandi superfici di terreno, perché solo il funzionamento di diverse turbine eoliche è economicamente interessante; trovare questi grandi terreni in Svizzera non è facile. Secondariamente, l’ottenimento dei permessi richiede tempo (da cinque a dieci anni o più) e i ricorsi sono sempre possibili. In terzo luogo, l’intensità del vento è una condizione importante che è più facile da soddisfare in Italia (ad esempio nelle zone costiere) che in Svizzera.
Repower possiede quasi mille stazioni di ricarica per auto elettriche in Svizzera e in Italia. Tuttavia, chi possiede un veicolo del genere si lamenta della scarsa densità di queste stazioni…
Ma continuiamo a investire in questo settore! Inoltre, il problema principale non è la bassa densità di stazioni di ricarica, ma la mancanza di standardizzazione. Questo costringe chi conduce un’auto elettrica a scaricare una moltitudine di applicazioni. Questa mancanza di standardizzazione dovrebbe comunque essere risolta col tempo.
Come vede il futuro della sua azienda?
Continueremo a concentrarci sul Cantone dei Grigioni e sul Nord Italia. Inoltre, continueremo a investire nell’energia eolica e solare in Italia e nell’energia solare nelle Alpi. Il mio obiettivo personale è costruire una nuova centrale idroelettrica altamente redditizia.
Articolo a cura di Samuel Jaberg
Traduzione dal francese di Luigi Jorio
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