“Il sistema sanitario ucraino resiste, ma non so ancora per quanto”
La Svizzera sostiene, da molti anni, la riforma del settore sanitario in Ucraina. Importanti misure sono state introdotte per migliorare un sistema costoso, inefficace e corrotto. Malgrado la guerra, il progetto continua ad avere senso, spiega Priska Depnering, vicedirettrice della cooperazione presso l'ambasciata di Svizzera in Ucraina.
“Lo scopo è ormai quello di preservare i risultati raggiunti con la riforma del sistema sanitario nonostante la guerra”, spiega Priksa Depnering. La Svizzera sostiene il Governo ucraino in questa importante trasformazione dal 2017. Lo fa tramite un progetto della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) in partenariato con la Banca Mondiale e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
L’impegno della Confederazione in questa grande riforma è nato da una constatazione: i contributi della DSC nel settore della sanità in Ucraina non garantivano risultati sul lungo termine perché si dovevano confrontare con l’inefficacia del sistema. “Abbiamo quindi deciso di impegnarci a fondo nella riforma per rendere il sistema sanitario e i nostri progetti più sostenibili”, indica la vicedirettrice della cooperazione presso l’ambasciata svizzera in Ucraina.
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Un sistema inefficace e corrotto
Il settore sanitario ucraino è confrontato con i problemi tipici dell’ex sistema sovietico. “Era fondato principalmente su una vasta rete di cliniche specializzate, ma l’approccio globale ai e alle pazienti era praticamente assente”, spiega l’esperta della DSC. La corruzione era pratica comune. “Per farsi curare il proprio caso, bisognava mettere mano al portafoglio. Molte persone, quindi, rinunciavano a recarsi in ospedale poiché non avevano denaro”, spiega Depnering.
Queste disfunzioni rendono il sistema non solo costoso e poco efficace, ma hanno anche gravi conseguenze sulla salute della popolazione. “Un sistema sanitario molto specializzato non permette di fare prevenzione e di sensibilizzare la gente a uno stile di vita sano”, precisa. Conseguenza: le malattie non trasmissibili aumentano. Il numero di patologie cardiovascolari, per esempio, è due volte più alto in Ucraina rispetto alla Svizzera. Donne e uomini in Ucraina hanno un’aspettativa di vita di 15 anni più breve, ed era il caso già prima della guerra.
Progressi importanti
Per rimediare a questi mali, la riforma del sistema sanitario aveva permesso di introdurre importanti provvedimenti prima che la Russia invadesse l’Ucraina in febbraio. “Stava nascendo una rete di medici di famiglia. Circa il 70% della popolazione aveva ormai il proprio medico di famiglia. Questo sistema permette di prendere in considerazione ogni paziente nella sua interezza, di risolvere molti problemi senza passare da un ospedale e di ridurre drasticamente i costi della salute”, indica Dapnering.
È stata istituita anche un’agenzia centralizzata per l’approvvigionamento dei farmaci, controllata dal ministero della sanità. “La struttura ha permesso di rendere le procedure d’acquisto più trasparenti e di lottare contro la corruzione che colpiva il mercato dei farmaci”, constata la specialista.
Anche il metodo di finanziamento degli ospedali è stato riformato. “Nel sistema sovietico, a ogni istituto veniva attribuito un budget indipendentemente dalla richiesta o dal numero di pazienti. Abbiamo contribuito all’instaurazione di un sistema di finanziamento che tiene conto del tasso d’occupazione delle strutture, il che rende il sistema più efficace e meno costoso”.
La misura più delicata, ovvero la chiusura di alcuni ospedali, era in corso nel momento in cui è iniziata la guerra. Siccome il sistema sovietico si basava essenzialmente su strutture ospedaliere onerose, il potenziamento delle cure ambulatoriali implicava la chiusura di alcuni istituti. “Il ministero della sanità stava discutendo per determinare quali sarebbero stati gli ospedali a cui rinunciare e quali, invece, avrebbero dovuto essere preservati. Era un dibattito che provocava molte reticenze e scetticismo”, commenta Depnering.
La riforma sopravvive
Durante lo sviluppo del progetto, l’implementazione è stata ostacolata dall’instabilità politica. “Collaboriamo strettamente con il Governo per trovare soluzioni e accompagnare questa trasformazione del settore sanitario”, spiega la specialista della DSC. “Tuttavia, dall’inizio della riforma, l’Ucraina ha avuto undici ministri della sanità, ovvero due o tre all’anno. Ad ogni cambiamento, il processo rallentava o si fermava”, si rammarica.
Poi, è arrivata anche la guerra a sconvolgere ulteriormente la situazione. Il conflitto armato ha creato nuovi bisogni, sono necessari farmaci differenti, vanno praticati altri tipi di operazioni chirurgiche e delle infrastrutture sono state distrutte. “In questa situazione, l’obiettivo è salvaguardare i risultati finora raggiunti grazie alla riforma per evitare di ritornare al vecchio sistema”, spiega Depnering, la quale però si rallegra del fatto che l’agenzia per l’approvvigionamento di medicamenti continua a funzionare. “È un ottimo segno che dimostra che la nostra riforma era sulla strada giusta”.
Uno sguardo verso il futuro
Gli organismi coinvolti nel progetto sostengono il Governo ucraino anche nell’elaborazione del suo piano di ripresa post-bellico. “La Conferenza di Lugano sulla ricostruzione ha promosso l’idea che l’approccio alla ricostruzione del Paese deve tener conto delle riforme messe in atto prima della guerra e dei progressi realizzati”, afferma l’esperta.
Nell’ambito della sanità si tratta di non ricostruire tutti gli ospedali, ma solo quelli che la riforma intendeva preservare. Un esercizio difficile poiché il primo riflesso sarebbe quello di voler ricostruire tutto.
Più la guerra si trascina, più il sistema è messo a dura prova. “Per il momento, non vedo nessun ritorno al passato. Il sistema sanitario resiste anche se era già stato duramente colpito dalla pandemia di coronavirus. Non so però quanto tempo ancora potrà reggere”.
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Traduzione: Zeno Zoccatelli
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