La mutazione del mondo del lavoro è già iniziata
Con la quarta rivoluzione industriale, circa la metà dei posti di lavoro dovrebbe scomparire o subire una trasformazione radicale nei paesi industrializzati. La digitalizzazione dell’economia e la conseguente perdita di molti impieghi nel settore terziario non è solo un’ipotesi: in Svizzera questa tendenza ha già ampiamente rimodellato il panorama professionale negli ultimi 15 anni.
Dopo la meccanizzazione, l’elettrizzazione e l’automatizzazione, la digitalizzazione rappresenta il prossimo grande passo tecnologico che rivoluzionerà il mondo del lavoro. Nelle economie più avanzate, dal 40 al 50% degli impieghi saranno trasformati o scompariranno, secondo uno studioCollegamento esterno realizzato da Carl Benedikt Frey e Michael Osborne, economisti all’Università di Oxford. Il Forum economico mondiale (WEF) prevede che due terzi dei bambini che iniziano oggi la scuola elementare, faranno un mestiere che attualmente non esiste ancora.
La digitalizzazione dei servizi (e-banking, sportelli online, posta elettronica, ecc.) e la gestione tramite dei programmi informatici hanno già causato la perdita di oltre 180’000 posti amministrativi in Svizzera negli ultimi 15 anni, secondo i dati dell’Ufficio federale della statistica. Per contro, le cosiddette professioni intellettuali e scientifiche sono più che raddoppiate durante lo stesso lasso di tempo (+614’000 impieghi su un totale di 1’013’000 posti creati durante questo periodo). Oggi rappresentano oltre un quarto del totale degli impieghi.
Questo fenomeno non è una specificità svizzera. Si osserva la stessa tendenza in tutti i paesi industrializzati. Il seguente grafico illustra l’aumento in Europa degli impieghi altamente qualificati e tecnici a scapito dell’agricoltura, dell’industria e degli impieghi mediamente o poco qualificati.
La scomparsa di molti posti di lavoro a causa dell’automatizzazione – dalla cassiera al traduttore, passando dall’impiegato dello sportello in stazione – è uno dei principali argomenti messi in avanti dai sostenitori dell’iniziativa per un reddito di base incondizionato, su cui il popolo svizzero dovrà pronunciarsi il 5 giugno. I favorevoli a questa iniziativa si basano in particolare su un rapporto presentato in occasione dell’ultimo WEF di Davos, secondo cui 7,1 milioni di impieghi potranno scomparire nel mondo nei prossimi cinque anni, due terzi dei quali nel settore amministrativo.
I mestieri dell’intermediazione (banchiere, assicuratore, agente immobiliare, ecc.) potrebbero pure essere fortemente toccati da questa tendenza. Malgrado lo sviluppo della “fintech” (tecnologia finanziaria) e di robot-consulenti per automatizzare la gestione patrimoniale, il rapporto del WEF prevede però un aumento degli impieghi nella finanza, così come in altri settori in espansione, quali l’informatica, l’ingegneria e il management.
Se alcuni accolgono positivamente una rivoluzione digitale che aumenta la produttività e facilita la vita dei consumatori, altri fanno un’analisi molto più critica di questa mutazione in corso nel mondo del lavoro. È il caso di David Graeber, antropologo alla London School fo Economics, che ha fatto parlare molto di lui con il suo pamphletCollegamento esterno sui “bullshit jobs”, ovvero i “lavori di m…”.
Secondo Graeber, sempre più persone, spesso molto qualificate, sono impiegate dalle aziende per compiti inutili, astrusi e privi di senso. Risorse umane, management, diritto, qualità, finanza, comunicazione, consulenza: è soprattutto in questi settori che David Graeber osserva un’inflazione di “bullshit jobs”. Impieghi paradossalmente molto meglio retribuiti rispetto a quelli secondo lui veramente utili (infermiere, professore, meccanico, agricoltore, netturbino, ecc.).
Infine vi è un altro fenomeno che non va sottovalutato: la forte progressione degli impieghi nei settori della sanità e del sociale (+354’000 posti). Le cause principali sono da collegare all’invecchiamento della popolazione, alla crescente domanda per le cure in generale e per i servizi di custodia extra-famigliare. Ciò si è tradotto in particolare in un dislocamento della manodopera dal settore privato verso quello pubblico. Un’evoluzione che non si fermerà così presto.
Contattate gli autori via Twitter @duc_qnCollegamento esterno e @samueljabergCollegamento esterno
Traduzione di Daniele Mariani
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