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Ferrovie svizzere abbattono 1’400 posti di lavoro

Diminuire i costi dell'amministrazione e aumentare la produttività nell'esercizio ferroviario e nella manutenzione: sono le linee guida del piano di ristrutturazione delle FFS, che prevede di tagliare 1'400 posti di lavoro entro 4 anni. Keystone

Drastica riduzione degli effettivi delle Ferrovie federali svizzere (FFS), che sopprimeranno 1'400 posti di lavoro nei prossimi quattro anni. Denominato RailFit20/30, il piano di ristrutturazione sarà attuato nella misura del possibile senza licenziamenti, promette la società ferroviaria, che parallelamente prevede la creazione i 200 nuovi impieghi per il personale dei treni e di pulizia.

Le FFS motivano la misura con la necessità migliorare la competitività di modo che il trasporto pubblico rimanga a un costo sopportabile per i clienti. Puntano inoltre a stabilizzare le tariffe nel settore viaggiatori e ad avere maggiore margine d’azione per investire nell’innovazione e nelle nuove offerte.

Il piano mira a ridurre gli oneri di 1,2 miliardi entro il 2020, con tagli nell’amministrazione, ma anche nel traffico ferroviario. Entro il 2020 l’organico sarà di circa 32’100 posti equivalenti a tempo pieno (fine 2016: circa 33’200). L’azienda assicura che non saranno pregiudicate né la sicurezza né la qualità.

RailFit20/30 prevede anche “adattamenti” delle prestazioni sociali. Finora i contributi di rischio della cassa pensione erano sostenuti esclusivamente dall’azienda. A partire dal gennaio 2017, le FFS ripartiranno pariteticamente tali contributi tra datore di lavoro e dipendenti: le deduzioni di salario di tutti i dipendenti aumenteranno perciò dello 0,8%.

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I sindacati non ci stanno

Le organizzazioni dei lavoratori insorgono. Secondo il Sindacato del personale dei trasporti SEV, “si tratta di un puro e semplice programma di smantellamento”. “Le esperienze degli ultimi mesi hanno confermato come la disumanizzazione delle ferrovie sia stato l’errore principale commesso dalle FFS”, afferma il presidente del SEV, Giorgio Tuti, citato in un comunicato. Il programma di tagli – continua il SEV – riguarda tutti i settori dell’azienda. Mancano però le indicazioni sul contributo che saranno chiamati a prestare i circa 100 top manager aziendali.

Critico anche il sindacato cristiano sociale Transfair, secondo il quale “devono essere avanzate riserve nei confronti di soppressioni di posti, in parte dovuti unicamente a motivi finanziari, e rispetto ad altri risparmi sulle spalle del personale”. Transfair teme che il programma RailFit 20/30 possa condurre a carenze nell’organico e a una perdita di conoscenze.

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