Nel selvaggio West di Internet, gli attacchi cibernetici sono all’ordine del giorno. La Svizzera rischia di rimanere indietro.
I cyberattacchi sono aumentati notevolmente, in Svizzera e nel mondo. Ciò sottolinea l’urgenza di creare infrastrutture digitali più solide e capaci di dare garanzie reali in termini di protezione dei dati e affidabilità.
Internet ha cambiato il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e abbiamo accesso alle informazioni; e ha influenzato persino le regole della guerra, che si è spostata online. La Russia ne sta dando prova proprio queste settimane, con attacchi cibernetici alle infrastrutture virtuali di istituzioni ucraineCollegamento esterno di primo piano, come il Ministero degli esteri e altre agenzie governative.
L’obiettivo è rubare informazioni importanti, disseminare false informazioni e rendere vulnerabili i sistemi di Paesi ostili. In fondo, chi controlla Intenet, non controlla anche il mondo? La verità è che nello spazio digitale vigono poche regole e quelle che ci sono possono essere aggirate, con danni a volte incalcolabili per governi e individui.
La Svizzera non è un Paese leader in materia di e-government. Basti vedere i ritardi in temi importanti come l’identità digitale e la cartella clinica elettronica, due progetti su cui si discute molto (sull’identità digitale il popolo elvetico ha persino votato), ma che sono ancora in alto mare.
Di recente, un attacco hacker ha colpito le ferrovie svizzere, facendo trapelare i dati personali di migliaia di passeggeri: nomi, classi di viaggio, partenze, destinazioni. L’hacker ha dichiarato di non avere un intento criminale ma solo di voler denunciare il problema della sicurezza dei dati in Svizzera.
Un problema piuttosto ingombrante in un Paese che ospita alcune tra le organizzazioni non governative più importanti al mondo e milioni di dati umanitari.
Ha fatto notizia la settimana scorsa un attacco sofisticato ai server del Comitato internazionale della Croce RossaCollegamento esterno. Il cyberattacco ha compromesso le informazioni confidenziali di più di mezzo milione di persone vulnerabili nel mondo – vittime di conflitti, disastri, migrazioni – e ha messo in luce la mancanza, in Svizzera, di un cloud sovrano elvetico, sicuro e neutrale.
Il governo elvetico, infatti, continua ad appoggiarsi ad aziende private come Amazon, IBM, Microsoft e Oracle per la gestione del proprio cloud di dati governativi. E ha suscitato molte critiche la decisione attuale di Berna di includere anche il maggiore sito di e-commerce cinese Alibaba in questa rosa di grandi attori privati.
La Svizzera è molto indietro nella trasformazione digitale? Avete qualche esperienza personale da condividere in merito a questa questione? Scrivetemi.
La sovranità sui dati
La sovranità digitale è un tema molto caldo al momento nell’Unione EuropeaCollegamento esterno. La discussione verte sulla costruzione di infrastrutture digitali che seguano i valori “europei” in materia di controllo, stoccaggio e utilizzo dei dati, per liberare il continente dalla dipendenza nei confronti delle grandi aziende tecnologiche americane, che hanno di fatto il monopolio sui dati europei.
Il principio è il seguente: se l’Europa può costruire delle strade che seguono le sue regole, perché deve continuare ad appoggiarsi a quelle degli altri, pagando il pedaggio con le informazioni personali dei suoi e delle sue utenti?
Gli esperti e le esperte ritengono che anche la Svizzera dovrebbe impegnarsi per mettere in sicurezza i dati sensibili di ONG, aziende, istituzioni e utenti privati. Soprattutto se pensiamo che negli ultimi anni gli attacchi informatici nella Confederazione sono raddoppiati, come ha segnalato il Centro nazionale per la cibersicurezzaCollegamento esterno.
“La Svizzera dovrebbe essere in grado di migliorare la sua immagine su questo tema strategico negli anni a venire”, ha dichiarato di recenteCollegamento esterno Jean-Pierre Hubaux, professore all’EPFL e direttore accademico del Center for Digital Trust.
Temete per la sicurezza dei dati che condividete online? Pensate che ogni stato dovrebbe essere “sovrano” sui dati dei propri cittadini e delle proprie cittadine? Fatemi sapere cosa ne pensate.
La controffensiva digitale in azione
Ma dalla Svizzera stanno anche arrivando delle iniziative interessanti. Di recente, la fondazione non profit con sede a Ginevra Swiss Digital Initiative (SDI) ha lanciato un’etichetta svizzera di fiducia digitaleCollegamento esterno (Digital Trust Label) per identificare i servizi digitali affidabili dal punto di vista della trasparenza, della sicurezza e della protezione dei dati. Ne avevo già parlato qualche tempo fai in un articolo, in cui affrontavo il tema della fiducia nelle nuove tecnologie.
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Come accrescere la fiducia nelle nuove tecnologie?
“Proprio come l’etichetta bio o la tabella nutrizionale, la Digital Trust Label agisce come un sigillo di fiducia nel mondo digitale”, ha spiegato Doris Leuthard, presidente della SDI.
L’iniziativa è certamente lodevole, poiché mira ad accrescere l’etica nello spazio digitale e a fornire delle garanzie ai consumatori e alle consumatrici. Anche altri Paesi in Europa hanno lanciato progetti simili, come la Danimarca, la Germania e la Francia.
La vera sfida, tuttavia, consiste nel riuscire a sviluppare un’etichetta che sia valida a livello internazionale e, questo, al momento, sembra molto complicato. Inoltre, i processi di assegnazione delle etichette devono essere trasparenti e garantire l’indipendenza degli organi di revisione. Questi punti dovrebbero essere chiariti meglio dalla SDI e dai partner pubblici e privati che hanno collaborato al progetto dell’etichetta svizzera (come AXA, Credit Suisse e Swisscom).
Il lato positivo è che la consapevolezza su questi temi sta aumentando: la società civile si sta muovendo per influenzare la trasformazione digitale. La comunità di attivisti e attiviste per i diritti digitali è composta da cittadine e cittadini impegnati nella sensibilizzazione del pubblico riguardo all’importanza dei dati personali, che spesso vengono “regalati” a grandi aziende senza sapere nemmeno cosa ne faranno e come li custodiranno.
Tra le militanti più attive in questo senso in Svizzera c’è Nikki Böhler, che occupa il primo episodio della nuova serie della televisione pubblica svizzera SRF “Offensive digitali”, riproposta da SWI swissinfo.ch. Il mio collega Michele Andina ci dice di più:
La trasformazione digitale sta plasmando nuovi movimenti, nuove sottoculture, nuovi modi di pensare. Dai e dalle nomadi digitali, che lavorano mentre viaggiano per il mondo, agli artisti e alle artiste del nuovo millennio, che vendono i loro lavori in forma di Token non fungibili (NFT), fino agli attivisti e alle attiviste che lottano per creare consapevolezza sul valore dei nostri dati: sono tutti ritratti nella serie “Offensive digitali”. La serie racconta il lavoro e la vita di cinque giovani che cercano di fare la differenza nel mondo digitale.
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Date da ricordare: 11 e 13 febbraio
L’11 febbraio si festeggia la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienzaCollegamento esterno. SWI swissinfo.ch celebrerà questa ricorrenza con una serie di articoli, video e ritratti di donne che hanno plasmato e stanno plasmando il panorama scientifico e tecnologico in Svizzera e nel mondo. Da non perdere!
Il 13 febbraio, l’elettorato svizzero voterà sul divieto della sperimentazione animale. Oltre a ciò, l’iniziativa popolare, oggetto di scrutinio, chiede di vietare tutti gli esperimenti sugli esseri umani, così come l’importazione di nuovi prodotti sviluppati utilizzando tali metodi. SWI swissinfo.ch seguirà da vicino i risultati del voto e le possibili implicazioni per il mondo della scienza.
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