“I nuovi edifici dovrebbero produrre l’elettricità che consumano”
L'energia solare è in forte crescita nel mondo e il 2020 è stato un anno record per il fotovoltaico in Svizzera. È però necessario intensificare gli sforzi se si vogliono raggiungere gli obiettivi energetici e climatici, afferma Markus Chrétien, direttore dell'associazione Solarspar, tra i pionieri dell'energia solare in Svizzera. Intervista.
Il prezzo dell’energia solare è sceso del 90% negli ultimi dieci anni e il solare “è la forma di elettricità più a buon mercato della storia”, ha indicato nell’ottobre 2020 l’Agenzia internazionale dell’energia. Un calo dei prezzi che ha favorito la progressione di questa forma di energia anche in Svizzera, dove il sole è all’origine di circa il 4% della produzione elettrica (la quota era dello 0,1% nel 2010).
Nel quadro della Strategia energetica 2050, la Svizzera si è impegnata a sostituire l’energia atomica con le rinnovabili, puntando in particolare sullo sviluppo del fotovoltaico. “Il futuro è nelle comunità di autoconsumo”, afferma* Markus Chrétien, direttore dell’associazione svizzera Solarspar, creata nel 1991.
SWI swissinfo.ch: Dal 2013, il mercato del fotovoltaico in Svizzera è rimasto stabile o ha addirittura registrato un declino. Il 2020 è invece stato un anno record, secondo i dati provvisori dell’associazione di categoria Swissolar. L’anno scorso è stata installata una potenza totale di 430-460 Megawatt, ciò che corrisponde a una crescita del 30-39% rispetto al 2019. La “svolta energetica delle rinnovabili” in Svizzera è finalmente iniziata?
Markus Chrétien: Solarspar lavora alla “svolta energetica delle rinnovabili” già da 30 anni. Le cifre del 2020 sono certamente incoraggianti, ma per ottenere una vera svolta ci vuole molto di più. Il consumo di elettricità aumenterà, basti pensare all’elettrificazione della mobilità e dei sistemi di riscaldamento. Per raggiungere questo obiettivo nel rispetto del clima, il tasso di incremento annuale dovrebbe quadruplicare nei prossimi anni.
Che cosa ha favorito la crescita nel 2020? Anche la pandemia ha avuto un ruolo?
La pianificazione di impianti fotovoltaici richiede molto tempo. Il fatto che i periodi di attesa per la rimunerazione unica [uno strumento della Confederazione per la promozione del fotovoltaico, ndr] siano stati notevolmente ridotti – da diversi anni a pochi mesi – ha certamente contribuito alla crescita. Anche la pandemia può aver giocato un ruolo: ci ha reso consapevoli di quanto sia insidiosa la dipendenza dai fornitori stranieri e di quanto velocemente queste catene di approvvigionamento possano interrompersi. C’erano anche meno possibilità di spendere soldi e quindi c’era più capitale a disposizione. Invece di spendere in viaggi aerei o shopping si è investito probabilmente in qualcosa di utile come un impianto fotovoltaico.
Nata come cooperativa nel 1991, l’associazione svizzera Solarspar conta circa 15’000 membri. Il suo scopo è di promuovere e realizzare una produzione energetica sostenibile. Finora ha investito circa 20 milioni di franchi e ha realizzato un centinaio di impianti fotovoltaici che forniscono elettricità a oltre 3’000 economie domestiche in Svizzera. Solarspar è attiva anche nel settore della ricerca e promuove il trasferimento di conoscenze e tecnologie solari verso Paesi in via di sviluppo.
In Svizzera, per raggiungere un saldo netto delle emissioni pari a zero entro il 2050, la potenza installata del fotovoltaico dovrebbe essere di circa 1’500 Megawatt all’anno. Cosa ci vuole per accelerare il ritmo?
Di sicuro bisogna rimuovere gli ostacoli burocratici e semplificare l’intero quadro normativo per le installazioni solari. Sarebbe anche auspicabile che i nuovi edifici vengano autorizzati solo se generano elettricità. A essere decisive sono le rimunerazioni per l’immissione di elettricità, ovvero i prezzi pagati dalle aziende elettriche per l’immissione di energia solare nella rete. Attualmente, ci sono enormi differenze che vanno da 5 a 13 centesimi per kilowattora. Se i grandi impianti con una potenza di almeno 200 kWp ottenessero una rimunerazione di 12 centesimi per chilowattora, potremmo equipaggiare con il fotovoltaico tutti i tetti idonei in Svizzera. Gli impianti sarebbero redditizi, indipendentemente dal consumo proprio.
Come valuta lo sviluppo del mercato fotovoltaico in Svizzera rispetto a quanto avviene nei Paesi vicini ed europei?
Trent’anni fa, la Svizzera era ancora un Paese pioniere nel campo delle energie rinnovabili. Nel frattempo, la situazione è cambiata drasticamente. Germania, Italia, Gran Bretagna e Francia sono per certi aspetti molto più avanti della Svizzera. Persino la Turchia e il Belgio ci hanno superato. Ciò significa che il potenziale di espansione del fotovoltaico in Svizzera è ancora molto grande.
Tetti, facciate, dighe, laghi artificiali e autostrade: ci sono molti luoghi dove si possono installare dei pannelli solari. Dove vede il maggior potenziale in Svizzera?
In Svizzera, un gran numero di tetti piani e inclinati nelle città e nelle aree urbane può essere equipaggiato con un sistema fotovoltaico. Il vantaggio di sfruttare innanzitutto questo potenziale è che l’infrastruttura elettrica è già presente nelle aree urbane. Nel caso di dighe, di opere di prevenzione delle valanghe, ecc., questa infrastruttura deve essere costruita, ciò che fa aumentare notevolmente i costi. Come detto in precedenza, anche l’obbligo di produrre la propria elettricità nei nuovi edifici darebbe un grande impulso.
Solarspar costruisce e finanzia le cosiddette “comunità di autoconsumo”, piccole comunità che producono e consumano la propria elettricità. Come funzionano e quali sono i vantaggi?
Consumare l’elettricità laddove viene prodotta è il modo più economico di fornire la corrente elettrica. Nei cosiddetti sistemi di autoconsumo, l’elettricità prodotta sul tetto viene utilizzata direttamente in casa. Questo preserva la linea di alimentazione elettrica e riduce le perdite. Nelle comunità di autoconsumo, ci sono semplicemente diversi vicini che si riforniscono dalla stessa fonte. Affinché tali sistemi riescano ad imporsi, il prezzo dell’elettricità prodotta sul tetto deve essere inferiore a quello chiesto dall’azienda elettrica.
Con il cambiamento climatico, gli eventi meteorologici estremi saranno sempre più frequenti. Questi possono anche causare interruzioni di corrente, come è successo di recente in Texas. Come può l’energia solare garantire la sicurezza dell’approvvigionamento?
Quando c’è un collasso della rete elettrica, nemmeno l’energia solare può garantire l’approvvigionamento. In caso di blackout, gli inverter si spengono automaticamente e non viene più immessa elettricità nella rete. Questo succede per ragioni di sicurezza, per esempio per prevenire il pericolo di incendio. Solo dei sistemi di alimentazione autonomi indipendenti dalla rete possono garantire l’approvvigionamento. Per questo ci vogliono però un proprio sistema di immagazzinamento dell’energia o una batteria. A loro volta, sistemi del genere hanno senso solo dove non c’è una rete elettrica, ad esempio nei rifugi alpini.
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Insieme all’azienda Meyer Burger, il Centro svizzero di elettronica e di microtecnica di Neuchâtel ha sviluppato una cella solare al silicio con un rendimento superiore al 25%. Queste innovazioni possono contribuire alla rinascita della produzione solare in Europa? E quali sono le nuove applicazioni del fotovoltaico?
Con Solarspar stiamo cercando nuove applicazioni per e con il fotovoltaico. Per esempio, abbiamo fatto dei test sui tetti vegetali per studiare come questi influenzano il rendimento dei pannelli solari. Stiamo anche studiando il comportamento del fotovoltaico su prati verdi e in condizioni invernali in montagna.
Un miglioramento del rendimento delle celle solari è senza dubbio positivo. Migliore è l’efficienza, minore è il consumo di risorse. Anche lo sviluppo del fotovoltaico per le facciate è un approccio molto promettente. Tuttavia, nel contesto dell’energia solare, non parlerei di una rinascita, ma di una necessità assoluta e urgente, considerati l’aumento delle emissioni di CO2 e i loro effetti devastanti sul clima globale.
*L’intervista è stata realizzata per iscritto
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