Kosovo: l’impatto delle recenti tensioni sulle forze di mantenimento della pace svizzere
Circa 200 soldati svizzeri (donne e uomini) aiutano al mantenimento della pace in Kosovo in seno alla missione KFOR, guidata dalla NATO. Hanno vissuto di prima mano l'aumento delle tensioni legate alla violenza etnica nella regione.
Le tensioni nella regione si sono accentuate negli ultimi mesi. La Serbia ha dispiegato truppe lungo il confine con il Kosovo. A maggio, manifestanti serbi nel nord del Kosovo si sono scontrati con le truppe di pace della NATO. A settembre, un agente di polizia del Kosovo e tre uomini armati serbi sono stati uccisi in una sparatoria dopo che circa 30 uomini mascherati avevano aperto il fuoco contro una pattuglia di polizia vicino al villaggio kosovaro di Banjska.
Il giornalista della Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF Matthias Strasser, che ha recentemente incontrato le truppe svizzere della missione Swisscoy in Kosovo, descrive la situazione attuale e il punto di vista delle truppe sulla loro missione.
In che modo le attuali tensioni politiche influenzano la vita quotidiana delle truppe svizzere?
Matthias Strasser: Di norma le truppe vivono giornate tranquille e di routine, ma le tensioni stanno aumentando. Il comandante delle forze svizzere in Kosovo ha spiegato che, sebbene facciano valutazioni quotidiane della situazione, ogni mattina non sanno davvero cosa riserverà la giornata.
I soldati di stanza nella regione di Mitrovica, al confine con il Kosovo settentrionale, avvertono le tensioni nelle loro operazioni quotidiane, ad esempio quando sono di pattuglia. Parlano di un peggioramento della situazione e sottolineano che le questioni legate alla loro sicurezza sono di nuovo molto più importanti di prima.
In che modo il recente incidente di Banjska ha cambiato la missione della KFOR?
M.S.: La KFOR non era direttamente coinvolta a Banjska quando la situazione è degenerata. Sono state soprattutto le forze di sicurezza kosovare a reagire. Ma queste escalation sono incluse nella valutazione della situazione. I soldati svizzeri hanno dovuto improvvisamente svolgere le operazioni di pattugliamento indossando giubbotti protettivi e portando fucili invece di pistole. Naturalmente, ciò rende molto più difficile per queste forze entrare in contatto con la popolazione.
Si può immaginare che quando un soldato in tenuta da combattimento vuole parlare con una scolaresca, sorgano alcuni ostacoli. La missione è quindi diventata più pericolosa, almeno sotto alcuni aspetti, ed è più difficile portare a termine i compiti.
I soldati svizzeri devono mantenere i contatti con la popolazione e individuare tempestivamente le tensioni. Se ci sono ancora attacchi di questo tipo, che senso ha la presenza della Swisscoy?
M.S.: Questa è la grande domanda. Chi è a favore dice che questa presenza è necessaria perché fa parte del quadro di sicurezza internazionale e occidentale nei Balcani. Considerando i compiti che la Svizzera si sta assumendo a livello locale, direi che si tratta di una componente molto piccola, ma complessivamente non trascurabile.
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Voci critiche affermano che anche il Kosovo deve diventare indipendente in termini di sicurezza e che le truppe devono ritirarsi. Una cosa è chiara: la Swisscoy non può evitare le tensioni nella regione, ma fa parte degli sforzi per garantire la sicurezza dello Stato del Kosovo.
La Swisscoy è dispiegata in Kosovo dal 1999. Cosa succederà in futuro?
M.S.: Per molto tempo sembrava che il numero di soldati svizzeri sarebbe stato gradualmente ridotto. Oggi non è più così. La pace in Kosovo ha di nuovo bisogno di un maggiore sostegno internazionale. La KFOR e Swisscoy, il contingente svizzero, hanno quindi di nuovo più persone sul terreno, come autorizzato dal Parlamento svizzero.
E gli ultimi sviluppi sembrano giustificare questa scelta. Un ritiro è piuttosto improbabile nei prossimi anni, finché la maggioranza del Parlamento sarà favorevole al prolungamento della missione.
[A fine novembre, il Consiglio federale ha deciso di aumentare il contingente Swisscoy di 20 membri a partire dall’aprile 2024. Ndr]
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