“L’HSBC non è rappresentativa delle banche svizzere”
Aiutare ad evadere il fisco o a riciclare denaro sporco non è mai stata una strategia integrale della piazza finanziaria elvetica, afferma il direttore generale dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) Claude-Alain Margelisch, riferendosi alle rivelazioni dell'inchiesta giornalistica SwissLeaks, partita dai dati rubati alla HSBC.
Le attività losche di HSBC, UBS e altre banche, diventate di pubblico dominio in seguito alle rivelazioni del Consorzio internazionale di giornalisti investigativi, erano l’eccezione piuttosto che la regola, sostiene l’ASB. Dopo una serie di riforme, ancora in corso, il settore finanziario svizzero è oggi completamente trasformato rispetto ai tempi degli scandali di evasione fiscale, dice Margelisch.
swissinfo.ch: I recenti servizi dei media internazionali sulla presunta evasione fiscale e il riciclaggio di denaro hanno dato un quadro equo del settore bancario in Svizzera?
Claude-Alain Margelisch: L’HSBC è solo una delle oltre 280 banche in Svizzera. I presunti problemi non sono assolutamente rappresentativi della comunità bancaria svizzera. Si tratta di vecchi casi risalenti al periodo tra il 2002 e il 2007.
Prima del 2009 la Svizzera non collaborava a livello internazionale nel contesto dell’evasione fiscale, perché allora avevamo una legislazione che limitava la cooperazione giudiziaria ai casi di frode fiscale, non all’evasione fiscale. La situazione ora è completamente cambiata. Dal 2009, la Svizzera collabora a livello internazionale riguardo a tutti i reati fiscali. E nell’aprile 2013 la Svizzera ha accettato lo scambio automatico di informazioni fiscali.
Occorre tuttavia fare una netta distinzione tra evasione fiscale e riciclaggio di denaro. Nel 1977 la Svizzera è stata uno dei primi paesi a introdurre norme molto severe di “due diligence” per prevenire il riciclaggio di denaro.
Altri sviluppi
«Non è cambiato fondamentalmente nulla nelle banche svizzere»
La FINMA [l’Autorità federale di vigilanza della piazza finanziaria] ha dichiarato che, per il momento, non ritiene che l’HSBC abbia violato le normative antiriciclaggio svizzere. Adesso si deve attendere se le autorità giudiziarie ginevrine [che hanno perquisito la filiale di Ginevra dell’HSBC il 18 febbraio, Ndr.] trovare una manchevolezza da parte della banca.
swissinfo.ch: L’HSBC non è l’unica banca accusata di complicità nell’evasione fiscale. L’UBS e il Credit Suisse negli Stati Uniti e adesso La Coutts in Germania sono solo alcuni di altri esempi.
C.-A. M.: Vi sono anche altre banche estere sotto inchiesta negli Stati Uniti –non unicamente banche svizzere. La Germania sta cercando nel passato, quando c’era un quadro giuridico diverso. In questo modo si ha l’impressione che molte banche svizzere potrebbero essere state coinvolte. Ma posso chiaramente affermare che era una minoranza di banche svizzere.
Stiamo cercando nel passato per valutare e comprendere le condizioni odierne. Ma non si può giudicare il passato con il quadro normativo di oggi. Alcune persone pensano che il modello bancario svizzero fosse pensato solo per incentivare l’evasione fiscale. In alcuni casi poteva anche essere vero. Ma ora ci concentriamo sul futuro, che sarà completamente diverso.
swissinfo.ch: Quindi, se un ladro che viene catturato dice: ‘Mi dispiace, io sono cambiato, non lo rifarò’, non dovremmo condannarlo per ciò che ha fatto in passato?
C.-A. M.: Non stiamo dicendo che solo perché questi problemi hanno avuto luogo in passato non sono importanti. Se certe banche non hanno rispettato l’alto livello dei regolamenti che vigevano, allora devono assumersi la responsabilità.
Siamo sulla buona strada della soluzione dei problemi del passato. La Svizzera ha trovato soluzioni con la Gran Bretagna e l’Austria [imposta alla fonte]. Ogni contribuente britannico e austriaco è ora in conformità con le tassazioni, e lo scambio automatico di informazioni porterà piena trasparenza.
In Germania c’è una procedura di comunicazione volontaria e le banche svizzere hanno incoraggiato i loro clienti ad aderirvi. La Francia ha avviato un programma di autodenuncia e la Svizzera ha recentemente siglato un accordo con l’Italia per risolvere i problemi del passato.
Nell’Unione europea abbiamo intese su programmi di denuncia volontaria con Portogallo, Belgio, Spagna e Paesi Bassi.
swissinfo.ch: La Svizzera sta introducendo nuove leggi solo su pressioni esterne, dopo che ha cercato di resistere. Come possiamo essere certi che le banche elvetiche rispetteranno le nuove regole?
C.-A. M.: Dopo la crisi finanziaria del 2008 siamo finiti sotto pressione, come altri paesi, quali Lussemburgo, Liechtenstein, Austria, Hong Kong e Singapore, affinché accettassimo gli standard internazionali di cooperazione fiscale.
L’ASB ha deciso che non era più possibile andare avanti con la nostra interpretazione della punibilità dei reati fiscali, perché il mondo era cambiato e aveva preso la direzione della conformità fiscale e dello scambio automatico dei dati. Questa è stata la nostra chiara strategia dal 2009.
A volte c’è l’impressione che perché siamo stati costretti ad accettare il cambiamento, non saremmo molto proattivi, che saremmo molto riluttanti e ritarderemmo l’implementazione di nuovi sistemi di profitto. Non è mai stata questa l’idea. Le banche svizzere sapranno attuare pienamente le nuove norme.
Il cambiamento di mentalità della piazza finanziaria svizzera è stato riconosciuto in tutto il mondo. Non c’è dubbio che la Svizzera continuerà su questa strada.
swissinfo.ch: Gli scandali dell’evasione fiscale quanto hanno danneggiato la Svizzera come centro di gestione patrimoniale?
C.-A. M.: Informazioni dei media su qualsiasi operato sbagliato non sono mai un bene per l’immagine del settore finanziario svizzero. Buona reputazione e fiducia sono le due condizioni principali per avere successo nel mondo bancario.
Ma in Svizzera abbiamo ancora buone condizioni per la gestione patrimoniale. Abbiamo una lunga tradizione nel private banking e le nostre banche hanno una portata globale. Vi è stabilità politica. Grazie al nostro sistema di democrazia diretta, c’è la certezza che le regole non cambieranno da un giorno all’altro. E i clienti sanno di avere la avere garanzia di un sistema giuridico solido.
swissinfo.ch: Ha la sensazione che la Svizzera venga additata ingiustamente?
C.-A. M.: Nel caso HSBC l’attenzione si è focalizzata sulla Svizzera, ma questo istituto è un vero attore mondiale, non è solo una banca svizzera. Stiamo per risolvere i problemi del passato e stiamo lavorando su soluzioni per il futuro.
Accettando lo scambio automatico di informazioni, la Svizzera ha mostrato che sta andando in una nuova direzione. È importante che ci sia una parità di condizioni e che ogni centro finanziario applichi gli stessi standard per lo scambio di informazioni.
swissinfo.ch: Gli ‘informatori’, come Bradley Birkenfeld o Hervé Falciani, dovrebbero essere lodati per aver attirato l’attenzione internazionale sull’evasione fiscale, nonostante che abbiano infranto le leggi svizzere sul segreto?
C.-A. M.: Ogni caso è unico, ma abbiamo delle regole per questo genere di cose. Falciani, comunque, non era un informatore, ma un ladro di dati. In futuro, con la trasparenza in materia fiscale e lo scambio automatico di informazioni, non vedo alcuna ragione per cui qualcuno continuerebbe a rubare dati.
(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)
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