L’intelligenza economica sotto i riflettori
Le rivelazioni circa presunti casi di spionaggio che coinvolgono il colosso nucleare francese Areva e una società d’investigazione svizzera ha attirato l’attenzione sulle attività di “intelligenza economica”. Attività che si trovano in forte crescita, soprattutto a Ginevra.
In Svizzera, il piccolo, ma discreto, mondo delle agenzie specializzate nell’investigazione e nell’intelligenza economica si concentra principalmente a Ginevra. Nella città sul Lemano ha sede anche la società Alp Services, accusata di essere al centro di un’intricata vicenda di spionaggio aziendale, che vede coinvolto in primo piano anche il gruppo nucleare Areva, detenuto all’80% dallo Stato francese.
Secondo la stampa francese, l’agenzia d’investigazioni ginevrina è stata incaricata da alcuni dirigenti di Areva di condurre un inchiesta nei confronti di Anne Lauvergeon, presidente del gruppo nucleare fino al giugno dell’anno scorso, e suo marito, Olivier Fric, consulente nel settore energetico.
L’inchiesta era stata commissionata per appurare il ruolo svolto da Olivier Fric nel quadro dell’acquisizione di Uramin, un’impresa che gestisce una mina di uranio in Namibia. Per rilevare la società mineraria, Areva aveva sborsato 2,5 miliardi di euro nel 2007, una somma che si è rivelata in seguito sproporzionata.
Olivier Fric, sospettato di aver contribuito a gonfiare il valore di Uramin, era stato posto sotto sorveglianza dagli investigatori di Alp Services, i quali avrebbero utilizzati metodi illegali per condurre la loro inchiesta. Nel gennaio scorso, Anne Lauvergeon e suo marito hanno quindi sporto denuncia nei confronti della società d’investigazioni ginevrina.
Atomic Anne
L’ex presidente di Areva accusa ora alcuni suoi ex quadri dirigenti di spionaggio nei suoi confronti e afferma di essere stata vittima di un complotto, volto a farle perdere il suo incarico. Anne Lauvergeon, soprannominata “Atomic Anne”, era stata licenziata nel giugno 2011 dal governo francese.
Recentemente il capo della divisione mineraria di Areva, Sébastian de Montessus, ha confermato di aver ingaggiato Alp Services per indagare sull’esorbitante acquisizione di Uranim. Il dirigente del gruppo nulcleare ha tuttavia dichiarato di non aver concordato l’impiego di metodi illegali, quali le intercettazioni telefoniche.
Secondo il Journal du Dimance, Alp Services è inoltre sospettata di aver proposto ad Areva di infiltrare Greenpeace, Transparency International e Worldwatch, tre organizzazioni non governative (ong), che si battono in favore dell’ambiente e contro gli abusi sociali. Le ong hanno sporto a loro volta denuncia contro ignoti al procuratore di Parigi per far luce su questa vicenda.
Nel frattempo, l’avvocato di Alp Services, David Bitton, ha respinto le accuse, affermando che l’agenzia non ha pedinato nessuno e non ha eseguito intercettazioni telefoniche illegali.
Settore in crescita
Il caso Areva ha attirato l’attenzione sulle attività svolte dalle agenzie attive nel settore dell’investigazione e dell’intelligenza economica. Sempre più diffusa in Francia, Germania e nei paesi anglosassoni, l’intelligenza economica serve in particolare a tutelare le conoscenze tecnologiche della propria azienda o ad ottenere informazioni sulla concorrenza e sui mercati.
Sul territorio svizzero, in particolare nella regione ginevrina, vi sono attualmente una dozzina di agenzie che offrono servizi di questo tipo. “Sono piuttosto discrete, ma si tratta di un settore in crescita”, osserva Hélène Madinier, professore presso l’Alta scuola di gestione a Ginevra, che ha avviato un corso sull’intelligenza economica, o competitiva, nel 2010.
Secondo lo specialista Stéphane Koch, la concentrazione di queste agenzie a Ginevra è legata allo statuto internazionale della città sul Lemano, e alla folta presenza di ong e multinazionali. Ma anche ad una legislazione meno restrittiva. “Rispetto alla vicina Francia, in Svizzera vi è un quadro giuridico meno restrittivo per regolare questa professione. Gli attori del settore sono quindi più liberi di agire”.
Quadro legale ed etico
Per Marie-Laure Ingouf, avvocata a Ginevra e consulente di Transparency Internationa nella vicenda Areva, l’impiego delle agenzie di intelligenza economica non è di per sé un problema. “Occorre però rispettare il quadro giuridico, che a volte è un po’ vago”. Ad esempio , è piuttosto difficile stabilire a partire da che punto l’intelligenza economica diventa spionaggio aziendale, quasi sempre vietato.
Mentre alcune attività, come le intercettazioni telefoniche, sono chiaramente illegali in Svizzera ed eventuali infrazioni rientrano nel Codice penale, l’usurpazione di identità non è un reato, a differenza di quanto si registra in Francia.
Il mese scorso si è tenuto a Losanna un processo che vedeva opposta la multinazionale Nestlé a militanti dell’organizzazione Attac. Gli attivisti antiglobalizzazione accusano i dirigenti del gigante dell’alimentazione di aver incaricato un agente della società Securitas di infiltrarsi nella loro organizzazione per sorvegliare le loro attività. Il verdetto non è ancora stato reso noto.
Benché rappresenti una pratica comune, l’infiltrazione “oltrepassa il quadro legale ed etico”, ritiene Stéphane Koch. Oggigiorno, fa notare l’esperto, “è diventato alquanto facile assumere un ‘hacker’ per infiltrarsi nel sistema operativo di un’azienda o un’organizzazione e per estrarvi le informazioni desiderate”.
Margine di manovra
La sorveglianza preventiva – ad esempio partecipando a conferenze pubbliche delle ong o discutendo con i membri – non è considerata illegale o spionaggio, sottolinea Koch.
Benché il diritto svizzero protegga la privacy individuale, anche sul posto di lavoro le imprese dispongono di un certo margine di manovra se desiderano sorvegliare il loro personale, ha dichiarato recentemente l’avvocato Marc Henzelin alla rivista Hebdo.
Anche per Hélène Madinier esiste un notevole margine di manovra legale in Svizzera. A suo avviso bisogna però distinguere tra le agenzie specializzate in intelligenza economica e quelle che offrono servizi di investigazione, utilizzando a volte metodi dubbi, quali infiltrazioni sotto falsa identità.
“La vicenda Areva ha aumentato la confusione del pubblico nel settore dell’intelligenza economica, che dovrebbe piuttosto servire ad ottenere informazioni per permettere alla propria azienda di crescere e rafforzare la propria competitività”.
Con il termine “intelligenza economica” o “intelligenza competitiva” si designano generalmente delle attività destinate a proteggere le conoscenze e le tecnologie di un’azienda, come pure ad ottenere informazioni sul mercato e le aziende concorrenti.
L’intelligenza economica viene vista normalmente come un’attività legale ed etica, in opposizione allo spionaggio aziendale che rientra invece in un ambito illegale.
Scopo dell’intelligenza economica è tra l’altro di anticipare le tendenze e i cambiamenti dei mercati in un’economia sempre più globalizzata, in cui la pressione della concorrenza, anche da paesi lontani, è diventata particolarmente forte.
Le informazioni ottenute ed elaborate dai servizi di intelligenza economica dovrebbero contribuire migliorare la strategia dell’azienda e a renderla più competitiva.
Secondo la Centrale d’annuncio e di analisi per la sicurezza dell’informazione (Melani), un numero sempre maggiore di imprese è confrontato con lo spionaggio aziendale.
Scopo di questi attacchi – condotti non solo da imprese concorrenti, ma anche da Stati – è generalmente di appropriarsi di informazioni confidenziali e trarne benefici finanziari.
Spionaggio ai danni di aziende pubbliche e private, ma anche di amministrazioni, viene sempre più praticato anche da organizzazioni di hacker, che operano per motivi politici, economici o sociali.
Nel 2011 si sono verificati diversi attacchi di spionaggio spettacolari, come quelli contro la Borsa americana Nasdaq, contro il Ministero delle finanze francese o contro l’industria statunitense di armamenti e di tecnologia Lockheed Martin.
Traduzione e adattamento di Armando Mombelli
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