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La dura realtà delle molestie sessuali negli ospedali

Dottoressa sembra stressata e stanca appoggiata a una parete
Una struttura gerarchica rigida, un ambiente dominato dagli uomini e un clima che tollera la cattiva condotta e promuove il silenzio creano un terreno fertile per le molestie. Westend61 / Oneinchpunch

Ospedali e scuole di medicina si stanno finalmente confrontando con il problema delle molestie sessuali, per cui hanno messo in atto delle contromisure. Ma per vedere dei cambiamenti servirà tempo. Due donne raccontano a SWI swissinfo.ch come le loro vite sono state sconvolte mentre studiavano medicina in Svizzera.

A 21 anni, Helena* stava svolgendo il suo primo tirocinio in un piccolo ospedale nella campagna svizzera. Tutto filò liscio durante il mese di stage… fino a quell’ultimo mercoledì, quando Helena terminò il suo turno più tardi del solito. Mentre si dirigeva verso gli spogliatoi, si accorse di essere seguita da un collega più anziano. L’uomo chiuse la donna in un angolo alla fine del corridoio, le mise una mano sul fianco e provò a impedirle di scappare, ma Helena fu abbastanza veloce da liberarsi e fuggire via.

“In quanto giovane donna in Svizzera, ti aspetti di essere molestata al pub o alle feste, ma quell’episodio mi ha scioccata e spaventata perché è accaduto sul posto di lavoro, dove pensi di essere al sicuro”, racconta a SWI swissinfo.ch.

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Molestate ancora prima che la carriera cominci

Le molestie sessuali non sono peculiarità di un Paese o di un luogo di lavoro, anche le istituzioni accademiche ne sono affette, anche in Svizzera. Le università hanno riconosciuto la problematica e la stanno affrontando, ma le statistiche mostrano che le facoltà di medicina e gli ospedali hanno un problema serio.

Secondo un sondaggio del 2018, negli Stati Uniti il 45% delle studentesse di medicina è vittime di molestie sessuali, quasi il doppio di altre facoltà. Tra i tirocinanti in chirurgia nel Regno Unito, il 48.8% delle donne e il 18.9% degli uomini dicono di aver subito una qualche forma di molestia.

Dati precisi al riguardo scarseggiano in Svizzera, ma quelli di cui disponiamo mostrano uno scenario simile. Secondo un’indagine del 2018 dell’associazione studentesca CLASH di Losanna (Collectif de Lutte contre les Attitudes Sexistes en milieu Hospitalier) più della metà degli studenti di medicina ha subito comportamenti sessisti durante un tirocinio.

Le vittime sono principalmente studentesse, mentre i responsabili delle molestie sono uomini in posizioni gerarchiche più elevate. Un nuovo sondaggio di CLASH del 2022, la cui pubblicazione era prevista per il 23 marzo, ha confermato i risultati del 2018.

La situazione per le giovani studentesse di medicina è stata descritta in modo schietto in un recente articoloCollegamento esterno apparso sul New England Journal of Medicine, attraverso le parole di un preside di una scuola di medicina: “Guardate la donna alla vostra sinistra e poi quella alla vostra destra: in media una delle due sarà molestata sessualmente nei prossimi quattro anni, ancora prima che cominci la sua carriera di medico”.

In pericolo

I tirocini nel quarto, quinto e sesto anno del corso di medicina sono i momenti più delicati per le studentesse, quando di solito vengono mandate in ospedali al di fuori dell’università e diventano completamente dipendenti dai loro supervisori.

Un articolo pubblicato recentemente sulla rivista studentesca dell’Università di BernaCollegamento esterno racconta vari episodi di molestie sessuali accaduti durante i tirocini, tra cui ci sono “messaggi ricorrenti attraverso i social media, toccamenti sgradevoli e non voluti, commenti allusivi e inviti non richiesti a cenare o passare la notte assieme nelle stanze del personale”

Anche quando non sono esposte direttamente a molestie sessuali, studentesse e dottoresse devono affrontare ogni giorno microaggressioni che sono il risultato di stereotipi e “unconscious bias” [pregiudizi inconsci]. Le donne contattate da SWI swissinfo.ch citano a proposito commenti del tipo “le donne sono troppo fragili, non sono abbastanza intelligenti per medicina”, oppure “le donne dovrebbero stare in pediatria o in cucina, non in chirurgia.”

In un recente articoloCollegamento esterno, l’Associazione svizzera dei medici assistenti e capiclinica (sezione di Vaud) si chiede come sia possibile che gli ospedali, luoghi deputati alla cura degli altri, non siano capaci di proteggere il proprio personale.

“Abbiamo bisogno di una nuova cultura che metta al primo posto i concetti di consenso e di spazio sicuro [per le persone] già durante la formazione. I nostri insegnanti dovrebbero adoperarsi perché gli studenti di ogni genere si sentano a proprio agio durante un esame medico, ad esempio,” propone Bea Albermann, medico ed ex presidentessa dell’Associazione svizzera degli studenti e delle studentesse di medicina (SWIMSA).

“Abbiamo anche bisogno di formare il corpo studentesco e gli insegnanti contro l’unconscious bias, per evitare che questi incidenti si verifichino”.

Molestie sessuali e microaggressioni

L’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) riconosce tre forme di molestie sessuali: verbali, non verbali e fisiche. La forma verbale comprende osservazioni e commenti sessisti che sono socialmente e culturalmente inappropriati e indesiderati, proposte insistenti e richieste non gradite o inviti ripetuti a uscire. La forma non verbale comprende gesti indesiderati, linguaggio del corpo allusivo, atti osceni, ammiccamenti ripetuti, ostentazione indesiderata di contenuti pornografici. Infine, la forma fisica delle molestie include atti intenzionali come toccamenti, carezze, pizzicotti e abbracci fino all’aggressione sessuale o allo stupro. L’attenzione dell’opinione pubblica si concentra prevalentemente sull’aggressione sessuale o sullo stupro, ma la vasta maggioranza degli episodi rientra nelle prime due forme.

Le microaggressioni comprendono osservazioni legate all’appartenenza a gruppi, di solito minoranze (donne, persone di colore, LGBTQ+, ecc.). Si dividono in microattacchi (cioè commenti esplicitamente dispregiativi come insulti, accuse, ecc.), microinsulti (cioè sottili sberleffi e insulti come ad esempio dire a una donna “mi sorprende che guidi così bene” o dire a una persona gay “non sembri gay”) e microinvalidazioni (cioè messaggi che sminuiscono e annullano una persona e le sue capacità, come ad esempio dire “le donne non possono fare il chirurgo”).

Il silenzio delle innocenti

L’assistenza sanitaria è tradizionalmente un ambito dominato dagli uomini. Sebbene le donne costituiscano il 61% del corpo studentesco, quando diventano medici trovano ancora difficoltà a scalare le gerarchie: solo il 15,3% dei primari è donna, secondo una statisticaCollegamento esterno del 2021 dell’Associazione professionale dei medici svizzeri. Nel Regno Unito, le donne costituiscono solo il 13% dei consulenti chirurgici.

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Studi al riguardoCollegamento esterno dimostrano che fattori quali una struttura gerarchica rigida, un ambiente dominato dagli uomini e un clima che tollera la cattiva condotta e promuove il silenzio creano un terreno fertile per le molestie. L’ambiente medico, purtroppo, ha tutte queste caratteristiche.

Medici affermati hanno potere sia perché occupano posizioni di leadership sia per il valore monetario che rappresentano per i loro istituti – il turnover di questi medici comporta un costo enorme per un ospedale. Ciò potrebbe incoraggiare gli istituti ospedalieri Collegamento esternoa proteggere un medico accusato di cattiva condotta che a sua volta potrebbe pensare di essere al di sopra della legge.

E poi c’è la competizione, le persone che lavorano con orari lunghi e stressanti e che vivono praticamente insieme.

“L’ambiente di lavoro in ospedale è molto diverso che in altre facoltà”, conferma Britta Engelhardt, presidente della Commissione per l’uguaglianza della Facoltà di medicina all’Università di Berna. Un ospedale deve fornire servizi ai pazienti 24 ore su 24, inclusi ricerca e insegnamento.

In queste condizioni, l’omertà è ancora la regola. La carriera di giovani medici (ma anche dei più anziani) spesso dipende da una valutazione positiva da parte di un medico senior, di conseguenza le molestie sessuali da parte di questi ultimi passano spesso sotto silenzio o non vengono denunciate.

Anche Helena*, che ora ha 26 anni ed è specializzanda in un ospedale svizzero, ha studiato all’Università di Berna. Il suo aggressore era uno specializzando più in alto nella gerarchia.

“Partecipavamo entrambi ai briefing mattutini e abbiamo forse parlato un paio di volte, niente di più”, ricorda. Anche se è cosciente che l’incidente nello spogliatoio poteva finire diversamente, Helena sottolinea che il seguito è stato peggio dell’esperienza stessa.

Nei giorni seguenti si è sentita colpevole e impotente, arrabbiata perché la sua università l’aveva spedita in un posto con bassi standard di sicurezza — un ospedale con gli spogliatoi non completamente separati tra uomini e donne — e soprattutto era molto confusa sul da farsi: “Non volevo fare la spia di nascosto o rovinargli la carriera, ma non volevo nemmeno che lo stesso accadesse a qualcun’altra”.

La parte più difficile è stata proprio non avere qualcuno con cui parlarne.” All’epoca, l’ospedale non aveva un ufficio dedicato per i casi come il suo e lei non voleva andare dai responsabili del reparto di chirurgia perché “erano tutti uomini e non pensi siano dalla tua parte: avrebbero mai creduto alla mia storia?”.

Helena* ha quindi riferito l’incidente a una dottoressa senior nello stesso ospedale, ma ha deciso di non procedere oltre visto che il suo tirocinio sarebbe comunque finito due giorni dopo l’accaduto.

Altri sviluppi

Piccoli passi

Una volta tornata a Berna, Helena* si è confidata con un’amica che stava raccogliendo testimonianze in forma anonima da parte di vittime di molestie sessuali per presentarle alla facoltà di medicina.

L’indagine interna che ne è scaturita ha affrontato alcune delle problematiche emerse.

“Siamo consapevoli dei problemi e abbiamo messo in atto delle misure specifiche,” afferma Engelhard. A partire dal 2020, studenti e studentesse che iniziano il quarto anno di medicina devono seguire una lezione sulle molestie sessuali e le azioni da intraprendere nel caso le subiscano. L’università fornisce ai partecipanti al corso anche una lista di persone di riferimento per ogni ospedale affiliato così che sappiano dove andare e che procedura seguire. Simili iniziative sono state adottate da altre università svizzere.

Le nuove misure sono state accolte con favore, ma la mancanza di fiducia è tale che alcuni/e dubitano che una loro eventuale testimonianza possa effettivamente rimanere anonima o ricevere una risposta adeguata.

Inoltre, alcune domande rimangono senza risposta: quanto potere può esercitare un’università su un ospedale esterno nel caso sia coinvolto uno studente/una studentessa?

Può l’università escludere l’ospedale dalla lista di quelli che accettano tirocinanti? E a quale prezzo?

Più problemi con l’avanzare della carriera

Il rischio di subire molestie sessuali non cessa con gli studi di medicina. Una recente indagineCollegamento esterno della British Medical Association ha rilevato che il 91% delle donne medico ha dovuto confrontarsi con il sessismo sul posto di lavoro. In Germania, il 70% dei medici dell’ospedale Charité di Berlino hanno raccontato di aver subito una qualche forma di molestia durante la propria carriera.

Un sondaggioCollegamento esterno del 2019 tra 1,071 medici della Svizzera francese ha messo in evidenza come le molestie sessuali aumentino con l’avanzare della carriera — i medici senior sono i più colpiti. Nel 2022, il quotidiano svizzero Tages-Anzeiger ha condotto un sondaggio e ricevuto più di 250 risposte da vittime di molestie sessuali. Nell’articolo principale, dal titolo esplicito “Ti intubo in tutti i buchi”, si descrivono le principali forme di molestie che si verificano negli ospedali svizzeri: commenti, atti osceni e toccamenti da parte di medici uomini e persino di pazienti.

I reparti di chirurgia sembrano essere quelli dove accadono le cose peggiori, come confermato dai dottori contattati da SWI swissinfo.ch. “È incredibile la quantità di commenti e stereotipi che si incontrano là”, ha dichiarato una dottoressa.

Conseguenze

Le molestie sessuali hanno conseguenze significative sulla salute mentale delle vittime, che possono soffrire di ansia crescente, depressione, disturbo da stress post-traumatico e burnout, fino ad arrivare all’abuso di droghe e alcol. Ovviamente, le molestie hanno un effetto negativo anche sulle prestazioni di chi studia e sulla capacità dei medici di fare il proprio lavoro e di prendersi cura dei pazienti.

Il caso di Rachel* dimostra quanto le molestie sessuali, anche nelle loro forme più lievi, e le microagressioni possano danneggiare la carriera e la vita di una persona. “Mi aspettavo il sessismo, ma i miei anni in Svizzera sono stati i peggiori della mia vita,” confessa.

Rachel* era specializzanda in chirurgia in un ospedale universitario svizzero. Gli specializzandi in medicina intraprendono una formazione specialistica che dura dai quattro ai sette anni, un periodo di tempo in cui sono seguiti da medici certificati e alla fine del quale devono superare un esame federale per diventare essi stessi dottori abilitati.

Fin dal suo primo giorno da specializzanda, Rachel è stata additata dai colleghi uomini:

“Ah, tu sei la bionda di cui parlava il capo”, ricorda che le dicevano.

“Hanno cominciato a chiamarmi Marilyn per il mio aspetto. Ogni mattina facevano commenti sul mio makeup, sui miei vestiti e sul mio seno. Dopo un mese ho completamente cambiato il mio modo di vestire, mettendo in discussione il mio aspetto.”

I colleghi hanno cominciato a condividere foto di lei su un gruppo WhatsApp. “Un’umiliazione enorme. E poi c’erano le proposte a scopo sessuale ovviamente: vuoi venire a casa con me? Ti interessa tradire il tuo ragazzo?”.

All’inizio Rachel accettava le battute e rifiutava le proposte, ma i commenti continui e le microaggressioni hanno cominciato a pesare. “Ho perso me stessa e la mia personalità. Ho accettato troppe cose,” afferma. Nel frattempo, si è anche resa conto di quello che accadeva durante i ritiri aziendali invernali e i party, dove il consumo di alcol e sesso erano richiesti per far parte del gruppo.

Gradualmente, Rachel ha cominciato a cambiare comportamento. “Ho smesso di ridere alle loro battute e gli ho chiesto di smetterla. E le cose sono cominciate a cambiare, ma in peggio” ricorda. “Mi hanno assegnato turni di notte in continuazione, con soli tre giorni liberi al mese, ed ero reperibile quasi ogni domenica.”

Quando ha cercato aiuto e parlato del suo caso con il direttore dell’ospedale, questo le ha suggerito di parlare direttamente con il suo capo o di abbandonare la formazione.

Cinque anni dopo, Rachel ha lasciato l’ospedale e il Paese, vivendo lontano dalla famiglia che si era costruita nel frattempo in Svizzera — ora prosegue la sua carriera medica altrove in Europa.

Rachel sta ancora pagando il prezzo per aver osato parlare. “Sono lontana dalla mia famiglia,

mi sento in colpa perché non sono riuscita a cambiare le cose e non so cosa ne sarà della mia carriera. Nel mio campo la comunità è piccola e il mio ex capo può ancora danneggiarmi.”

Al momento della pubblicazione di questo articolo, il suo ex capo occupa ancora una posizione di leadership in un ospedale svizzero.

Soluzioni drastiche

Chi fa ricerca nel campo delle molestie propone delle soluzioni che includono il monitoraggio continuo per valutare la portata del fenomeno, l’attuazione di politiche mirate e la punizione dei responsabili.

Ma la mancanza di risorse è un grosso ostacolo. “Nelle università scarseggiano i fondi per la prevenzione. Inoltre, quasi l’80% di coloro che stanziano il budget sono uomini bianchi, che sono statisticamente i meno esposti alle molestie sessuali,” puntualizza Albermann.

Nel suo position paper, l’associazione SWIMSA chiede più iniziative e impegno a livello nazionale e cantonale. Esperti ed esperte contattati da SWI swissinfo.ch concordano nel dire che se c’è qualche progresso, questo è dovuto alle nuove generazioni, perché le studentesse di oggi, ma anche gli studenti, “sono più impegnati [su questi temi], più sagaci e sanno pensare in modo più strategico rispetto alle generazioni precedenti”.

Helena non si scoraggia: “Le cose stanno cambiando, noi [donne] non siamo più una minoranza in medicina. Stiamo vivendo le stesse esperienze di altre donne prima di noi, ma siamo state educate a batterci per i nostri diritti. E non rimarremo in silenzio,” conclude.

*identità nota alla redazione

Articolo a cura di Virginie Mangin

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