La flotta liberiana attraccata a Zurigo
Da un losco ufficio a Zurigo-Altstetten, il registro navale liberiano si dedica all'acquisizione di una nuova clientela in Svizzera. Non è un caso: le aziende locali gestiscono una delle maggiori flotte al mondo.
In questo grigio edificio ad uso commerciale non c’è alcun indizio che possa far pensare a una potenza marittima. Al piano terra si trova un negozio di una nota catena alimentare tedesca, mentre ai piani superiori ci sono due studi di architettura, un centro benessere tailandese e uno studio di podologia. L’ufficio della navigazione marittima sembra un miraggio, proprio come lo è il mare in questo ex quartiere operario.
Tuttavia, l’apparenza inganna. All’ingresso dell’edificio, una piccola e criptica etichetta con l’acronimo “LISCR” indica l’ufficio al secondo piano della Liberian Flag Registry, un peso massimo della navigazione internazionale. La bandiera rossa, bianca e blu del piccolo Stato dell’Africa occidentale sventola su migliaiaCollegamento esterno di navi mercantili e da crociera in tutto il mondo. Diverse centinaia di queste sono gestite da compagnie di navigazione o commerciali svizzere. Solo la compagnia di navigazione MSC, con sede a Ginevra, ha issatoCollegamento esterno la bandiera liberiana su oltre 300 delle sue circa 800 navi.
Anche se poco appariscente, questo ufficio a ovest di Zurigo è un nodo centrale dell’intrigata rete del trasporto marittimo: il più grande Stato di bandiera marittimo del mondo gestisce probabilmente alcuni dei suoi clienti più importanti da qui. Questa situazione solleva diverse domande. Perché proprio la Liberia? Cosa rende la bandiera di un Paese in via di sviluppo così attraente per le aziende svizzere? E quali possono essere le conseguenze?
Standard minimi e quasi nessuna tassa
Impossibile però trovare risposte ad Altstetten. La porta dell’ufficio del “Liberian Registry” è rimasta chiusa durante le nostre due visite e anche la richiesta di informazioni inviata via e-mail non ha ottenuta alcuna risposta. E al telefono – l’ufficio ha un numero locale – sono parchi di parole. “Non siamo autorizzati a rilasciare alcuna informazione”, ha detto la donna all’altro capo, “soprattutto non alla stampa”.
Per avere delle risposte è necessario rivolgersi altrove, ad esempio ad Alla Pozdnakova. Secondo la professoressa di diritto marittimo internazionale all’Università di Oslo, la bandiera liberiana è una delle cosiddette “bandiere di comodo” (in inglese, Flags of Convenience). Gli Stati che mettono a disposizione tali bandiere si sono specializzati nel proporre condizioni vantaggiose alle compagnie di navigazione internazionali. “Questo significa tasse basse, leggi sul lavoro poco rigorose, quasi nessuna protezione sociale, spesso pochi controlli e poca trasparenza”, spiega Pozdnakova.
Gli Stati che battono bandiera di comodo sfruttano il fatto che gli armatori sono liberi di scegliere la propria bandiera. Questi Paesi offrono loro una scappatoia legale per aggirare le leggi sul lavoro o le normative ambientali dello Stato in cui hanno la loro sede. Invece delle leggi svizzere o norvegesi, a bordo si applicano quindi le norme spesso molto più permissive dello Stato di bandiera, come quelle della Liberia. Non è necessario disporre di una filiale locale; la registrazione viene solitamente effettuata online o con il supporto di uffici di rappresentanza come quello di Altstetten. Lo slogan pubblicitarioCollegamento esterno dei liberiani riassume bene la logica discutibile di questo sistema: “Le bandiere non sono tutte uguali”.
Dagli anni Novanta si è assistito a un notevole aumentoCollegamento esterno del numero di navi che non operano sotto la bandiera del loro Paese d’origine. Attualmente, circa il 75% di tutte le navi che solcano gli oceani batte una bandiera di comodoCollegamento esterno. Oltre alla Liberia, Panama, le Bermuda e le Isole Marshall sono attori importantiCollegamento esterno in questo settore economico.
“Sebbene anche loro siano tenuti a rispettare gli standard minimi internazionali come sono definiti in varie convenzioni, questi ultimi sono spesso incompleti e non considerano aspetti importanti”, afferma Alla Pozdnakova. Che cosa significa concretamente: sulle navi battenti bandiere di comodo non ci si deve quasi preoccupareCollegamento esterno dei contributi previdenziali, non si rispettano gli standard ambientali o le restrizioni sull’orario di lavoro. A seconda del loro Paese di provenienza, le compagnie di navigazione possono anche beneficiare di agevolazioni fiscali e così, nonostante un fatturato miliardario, alcuni armatori versanoCollegamento esterno spesso solo poche migliaia di dollari alle autorità fiscali degli Stati di bandiera di comodo.
Nave svizzera, bandiera liberiana
Negli ultimi anni, la Liberia ha condotto un’ottima campagna di acquisizione di clienti per la sua bandiera d’alto mare, riuscendo l’estate scorsa a superareCollegamento esterno il suo principale Paese concorrente, Panama, diventando la numero uno nel competitivo mercato delle bandiere.
Secondo esperti ed esperte, la Liberia offre un ottimo servizio a chi è proprietario di navi, distinguendosi per l’avanzata digitalizzazione. Secondo le classifiche internazionaliCollegamento esterno, le navi “liberiane” hanno prestazioni leggermente migliori rispetto a quelle di alcuni concorrenti low-cost per quanto riguarda il rispetto dei requisiti minimi internazionali. Questa offerta ha destato interesse anche nella Confederazione, dove negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento del numero di navi controllate dalla Svizzera che battono bandiera liberiana. È quando indicano i dati della piattaforma di tracciamento navale vesselfinder.comCollegamento esterno.
Lo stesso sito internet evidenzia che nel 2023, la MSC, la più grande compagnia di navigazione svizzera, ha messo in servizio 41 nuove navi transoceaniche, di cui 38 battono bandiera liberiana. Una di queste è la nave da carico più grande del mondo, la MSC Cappellini, battezzata a luglio. È un colosso di 400 metri che può trasportare 24’000 container. Sulla poppa non c’è il nome di una città svizzera, ma quello della capitale della Liberia: MonroviaCollegamento esterno.
Le imprese svizzere attive nel settore del commercio delle materie prime, insieme alle compagnie di navigazione che gestiscono una delle flotte mercantili più grandi al mondo, sono verosimilmente alcuni dei clienti principali per la bandiera liberiana. Tuttavia, a causa della mancanza di trasparenza che caratterizza il settore navale, è difficile determinare il loro numero esatto.
È difficile sapere quanto sia importante la bandiera liberiana per le compagnie svizzere. Si possono solo fare delle stime. Il motivo: non c’è alcuna trasparenza su chi controlla quante navi nel trasporto marittimo internazionale. Una nave può appartenere a una compagnia del Paese A, essere noleggiata da una compagnia del Paese B e navigare sotto la bandiera del Paese C. Il Consiglio federale ipotizza che le società svizzere di trasporto marittimo e logistica controllino “circa 900 navi”. È una delle flotte mercantili più grandi al mondoCollegamento esterno.
Tuttavia, la flotta dell’azienda MSC da sola comprende 760 navi da caricoCollegamento esterno e 23 navi da crociera.Collegamento esterno Quindi il numero indicato dal Governo svizzero sembra piuttosto al ribasso. Nel loro libro “Seefahrtsnation Schweiz”, l’avvocata Kathrin Betz e l’esperto di lotta alla corruzione Mark Pieth stimano che la flotta svizzera comprenda dalle 2’000 alle 2’600 navi d’alto mare. Florence Schurch, segretaria generale di Suissenégoce, l’associazione dell’industria svizzera delle merci e dei trasporti, ha dichiarato alla televisione svizzero tedesca SRF che la Svizzera controllaCollegamento esterno 3’700 navi. Alla richiesta di fornire maggiori informazioni, Schurch non ha saputo spiegare con esattezza come si sia arrivati a questa cifra.
L’organizzazione non governativa Public Eye ha condotto uno studio sulle aziende commercianti di materie prime con sede in Svizzera e stima che la loro flotta globale ammonti a più di 2’600 navi. Non è chiaro quante di queste siano effettivamente gestite dalla Svizzera. Tuttavia, si sa che solo 14 navi oceaniche battono bandiera rossocrociata e che sono quindi soggette alla legislazione elvetica. Alla fine del 2016 erano ancora una cinquantina. Negli ultimi anni, il numero di navi di proprietà di compagnie svizzere è aumentato in modo considerevole: all’inizio del 2021 erano 420, attualmente sono più di 600Collegamento esterno, di cui circa un terzo battono bandiera liberiana e un terzo bandiera panamense.
“Le peggiori scelgono i Paesi con meno regole”
Una cosa è chiara: le bandiere di comodo offrono vantaggi economici significativi per le compagnie di navigazione. Tali benefici si trovano in netto contrasto rispetto agli obiettivi di rendere il trasporto marittimo più sicuro, ecologico e socialmente responsabile.
“Il costo umano di questo sistema è inaccettabile”, scriveCollegamento esterno l’esperta britannica di trasporti marittimi Rose George. Chi permette agli armatori di scegliere la propria bandiera non dovrebbe sorprendersi del fatto che “i peggiori scelgono i Paesi con meno regole”. Ciò produce un sistema di sfruttamento, in cui molti marinai e marinaie sono privati dei loro diritti.
Le bandiere di comodo sono anche un ostacolo al rafforzamento della protezione ambientale in alto mare. Uno studioCollegamento esterno delle Nazioni Unite rivela che le navi “liberiane” sono quelle che emettono più CO2 al mondo. Pertanto, la collaborazione del Paese dell’Africa occidentale è cruciale per affrontare e risolvere i problemi ambientali negli oceani del mondo.
Sebbene a livello nazionale si siano intensificati gli sforzi per introdurre regole più severe per il trasporto marittimo, a livello globale non si registrano progressi. L’Organizzazione marittima internazionale (IMO) delle Nazioni Unite, a cui appartengono anche i Paesi con bandiere di comodo, si è posta obiettivi ambiziosi per tutelare meglio l’ambiente (“ridurre e, dove possibile, eliminareCollegamento esterno l’inquinamento marino causato dalle navi”). Nonostante la buona volontà, l’organizzazione fatica a raggiungere questi obiettivi.
È una situazione che non sorprende se si esamina il modello di finanziamento dell’IMO. Gran parte del bilancio dell’organizzazione provieneCollegamento esterno da Stati che offrono bandiere di comodo, come Liberia e Panama. Ciò suggerisce che l’impasse normativa sia una caratteristica intrinseca del sistema dell’IMO.
Solo briciole per la Liberia
E come vede la Liberia il fatto che negli ultimi anni la sua bandiera ha conquistato gli oceani del mondo? La risposta è sorprendente: nel Paese di cinque milioni di persone sembra che quasi nessuno abbia notato questa evoluzione. “Nei dibattiti politici non se ne parla mai”, afferma Ibrahim Al-bakri Nyei, un politologo liberiano che sostiene che questa attività avviene soprattutto nell’ombra, lontana dall’attenzione pubblica.
Anche altre voci da Monrovia confermano che non c’è quasi nessuna prova del fatto la Liberia sia diventata una sorta di grande potenza marittima. Ad esempio, le migliaia di grandi navi cisterna e portacontainer che navigano sotto la bandiera rossa, bianca e blu della Liberia raramente attraccano al porto di Monrovia, dove viene gestito un numero di container all’anno paragonabile a quello dello scalo renano di BasileaCollegamento esterno.
Anche le attività con bandiera liberiana non vengono gestite a Monrovia. Il Governo ha affidato la gestioneCollegamento esterno del registro di bandiera alla società Liberian International Ship & Corporate Registry LISCR, un’azienda con sede nel paradiso fiscale del Delaware (USA) e con più di venti filiali in tutto il mondo, compreso l’ufficio di Alstetten.
L’ONG liberiana BudgIT ha stimato che la Liberia guadagnaCollegamento esterno circa undici milioni di dollari all’anno dal commercio delle bandiere. È sicuramente un’entrata importante per un Paese poco ricco, ma risulta modestaCollegamento esterno se confrontata con il business miliardario del trasporto marittimo. “La popolazione degli Stati con bandiere di comodo raramente traggono vantaggio dal sistema”, afferma Alla Pozdnakova dell’Università di Oslo. “I principali beneficiari sono le compagnie di navigazione internazionali”.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il team di ricerca investigativa ReflektCollegamento esterno
La Svizzera è un importante centro per le compagnie marittime ed è quindi una grande potenza marittima. Mark Pieth e Kathrin Betz spiegano come si è arrivati a questa situazione:
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